VALLOIRE – IVREA: LA POZZANGHERA DOPO LA TEMPESTA

maggio 21, 2013
Categoria: News

Al rientro in Italia, dopo aver archiviato due intese giornate alpine, non aspettiamoci una tappa tranquilla. Forse lo sarà sino a una ventina di chilometri dall’arrivo, poi la lunga fase pianeggiante finale sarà spezzata dall’improvvisa ascesa verso Andrate. Le pendenze e il chilometraggio della tappa, una delle più lunghe di questa edizione, potrebbero collaborare a far di questo finale un epilogo di sofferenza per chi non avrà ancora smaltito lo Jafferau e il Galibier.

I due tapponi alpini non sono stati proprio una tempesta di salite, ma avranno avuto la violenza d’un prepotente acquazzone sulla classifica che, all’inizio della terza settimana di gara, avrà già una fisionomia ben delineata. A questo punto ci si attenderebbe, dopo i finali verso il cielo dello Jafferau e del Galibier e la giornata di riposo (notoriamente indigesta a diversi corridori), una tranquilla tappa di alleggerimento per dar modo ai velocisti di sfogare le velleità represse nelle giornate precedenti e per concedere ai big una giornata di relativa pace. Ma non sarà così, invece, perché gli organizzatori hanno pensato bene di piazzare, al termine di una frazione lunga quasi 240 Km, e per questo già dispendiosa di suo, un’ascesa breve ma secca che svetterà all’improvviso in mezzo alla pianura che caratterizzerà gli ultimi 140 Km di gara.
Il tracciato lo si conosce da mesi e, dunque, questo finale non sarà una novità, ma, piazzata a pochi chilometri dal traguardo, quest’asperità potrebbe cogliere di sorpresa chi non avrà ancora smaltito le fatiche delle tappe precedenti e tra questi potrebbe anche esserci qualche uomo ancora in alta classifica. In pratica, dopo l’acquazzone franco-piemontese, ecco una vera e propria pozzanghera nella quale sprofondare senza rimedio.
Per arrivare a questo finale i “girini” dovranno riscavalcare la catena alpina e lo faranno ripercorrendo a ritroso gran parte del tracciato della tappa precedente. Dunque, subito dopo la partenza da Valloire, uno dei due poli del comprensorio sciistico Galibier-Thabor, si dovrà tornare sul Télégraphe senza fare, stavolta, il traguardo della montagna (anche perché sono soli 3,7 Km al 3,2%, superati proprio a 3,7 Km dal via). Ripresa la Val Moriana, si andrà poi a ripetere l’ascesa al Moncenisio dal versante francese, svettando a 2081 metri di quota quando saranno trascorsi 66 Km dalla partenza e ne mancheranno 170 alla conclusione. Rientrati in Italia, a Susa si lasceranno le strade percorse due giorni prima volgendo le spalle alla montagna e puntando con decisione verso la pianura, in direzione di Torino. Sfiorata la cittadina di Avigliana, il cui interessante centro storico medioevale è dominato dalla millenaria Sacra di San Michele, costruita all’inizio del X secolo sulla vetta del Monte Pirchiriano, il gruppo cambierà direzione lasciando la direttrice per la prima capitale d’Italia e procedendo in direzione del Canavese, la regione storico-geografica del Piemonte che corrisponde con l’intera porzione della provincia di Torino posta a nord del capoluogo, tra questo e il confine con la Valle d’Aosta, e sulle cui strade si dipanerà tutta la parte finale di questa sedicesima giornata di gara. Il tratto successivo si snoderà al piede delle prime pendici delle Alpi Graie e sarà movimentato da leggerissimi saliscendi e da qualche curva mentre si costeggeranno i confini del Parco Naturale la Mandria, istituito nel 1978 per proteggere il più grande parco recintato d’Europa, un tempo riserva di caccia della famiglia reale e al cui interno si trova un castello, dimora prediletta di Vittorio Emanuele II e della sua amante Rosa Vercellana, che il sovrano sposerà con rito morganatico. L’ingresso nel Canavese avverrà da Ciriè, centro che può essere definito la capitale ciclistica di questa terra perché vi hanno vissuto o ve ne erano originari ben tre vincitori del Giro d’Italia, Giovanni Brunero (1921, 1922, 1926), Giuseppe Enrici (1924, nato a Pittsburgh da genitori ciriacesi) e, il più conosciuto, Franco Balmamion (1962, 1963), che ancora risiede in questo comune, dove si sarebbe potuto far filotto con Secondo Martinetto, che arrivò quarto nel 1924.
Superati i “mangi e bevi” il gruppo si porterà in piano a Ozegna, centro che ritroverà la corsa rosa 37 anni dopo l’arrivo della 15a tappa dell’edizione 1976, terminata con una volata a gruppo compatto vinta dal belga Rik Van Linden davanti al connazionale Patrick Sercu che, tagliato il traguardo, incappò in una rovinosa caduta travolgendo un operatore della tv tedesca che stava riprendendo lo sprint troppo in mezzo alla strada. Subito dopo un facile zampellotto, penultima difficoltà del tracciato, condurrà al traguardo volante ad abbuoni di Agliè, dove si sprinterà all’ombra del Castello Ducale, la più settentrionale delle residenze sabaude “griffate” UNESCO, conosciuto agli appassionati di fiction per essere stato il set di “Elisa di Rivombrosa”. Altro interessante richiamo di questo centro è la Villa Il Meleto, che fu residenza estiva della famiglia del poeta Guido Gozzano, nella quale è stato ricostruito il famoso salotto di Nonna Speranza, descritto in un suo celebre componimento.
Tornato scorrevole, il tracciato transiterà ai piedi del colle sul quale sorge Parella, centro impreziosito da un castello del XIII secolo che sarà prossimamente restaurato, e poi raggiungerà l’antico centro salasso di Eporédia, l’odierna Ivrea, conosciuta per la “battaglia delle arance”, principale evento dello Storico Carnevale di Ivrea, manifestazione svoltasi per la prima volta nel 1808, esattamente cent’anni prima della nascita della Olivetti, la celebre azienda informatica che oggi costituisce anche una meta turistica, sia per la trasformazione degli stabili industriali nel Museo all’aperto di architettura moderna, sia per la presenza, all’interno del complesso, della quattrocentesca chiesa di San Bernardino.
Pur non essendoci passaggio dal traguardo inizierà ora l’anello di 35 Km che rappresenterà la parte più succulenta della tappa, tracciato sulle pendici occidentali della Serra, la vasta collina d’origine morenica che funge da confine naturale tra la provincia di Torino e il Biellese e ai cui piedi si adagiano cinque piccoli e deliziosi specchi d’acqua, il più grande dei quali, il Lago Sirio, è considerato il più pulito d’Italia. La strada che percorreranno i “girini” costeggerà, invece, le rive del Lago Campagna (detto anche “di Cascinette”) subito prima d’intraprendere l’attesa ascesa verso Andrate, piccolo centro posto al margine settentrionale della Serra, dove questa si salda alla catena alpina. Per arrivarci si dovrà penare per poco meno di 6 Km, su di una strada inclinata all’8,3% medio, con un picco del 16,6% raggiunto nei pressi del portale occidentale della Galleria della Serra, sfiorato a circa metà ascesa. Giunti sotto lo striscione del GPM mancheranno 18 chilometri e mezzo al traguardo, parte in discesa su Borgofranco d’Ivrea e poi nuovamente in pianura, per un finale da percorrere con il cuore in gola se qualche grosso nome si staccherà e il gruppo si trasformerà in un branco di lupi famelici. Ma stavolta non sarà la preda a fuggire!

Mauro Facoltosi

I VALICHI DELLA TAPPA

Col du Télégraph (1566m). Attraversato dalla Route départementale 902 (“Route des Grandes Alpes”) tra Saint-Michel-de-Maurienne e Valloire, non è mai stato affrontato dal Giro. Il Tour l’ha affrontato 28 volte come GPM. Il primo a transitare sotto lo striscione è stato il francese Émile Georget nel 1911, che poi scollinò in testa anche sul vicino Galibier e s’impose nella Chamonix – Grenoble; ultima gloria per lo spagnolo Gorka Izagirre nella tappa Modane – Alpe d’Huez, conquistata dal francese Pier Rolland. Gli italiani che sono transitati in testa sul Télégraph sono stati sette (contando anche Camellini, che prenderà la cittadinanza francese l’anno successivo): Bartolomeo Aymo nel 1924, Francesco Camusso nel 1935, Fermo Camellini nel 1947, Gastone Nencini nel 1957, Pietro Campagnari nel 1972, Giovanni Battaglin nel 1979 e Rodolfo Massi nel 1998.

Col du Mont Cenis (2081m). Costituito dalla Punta di Ronce e dalla Punta Clairy, è attraversato dalla “Route départementale 1006” (fino al 2006 classificata come Route nationale 6) tra Lanslebourg-Mont-Cenis e il confine con l’Italia. Separa le Alpi Graie dalle Cozie. Mai scalato al Giro, dal Moncenisio è transitato 5 volte il Tour de France: l’unico italiano a conquistarlo è stato Claudio Chiappucci, durante la storica tappa Saint-Gervais – Sestriere del 1992, il primo a scollinarvi in testa fu il francese Pierre Tacca nel 1949 (tappa Briançon – Aosta vinta da Coppi), l’ultimo il russo Konyshev nel 1999 (tappa Sestriere – Alpe d’Huez vinta da Guerini)

RINGRAZIAMENTI

Segnaliamo che le citazioni cinematografiche (nel testo e nella fotogallery) sono frutto della collaborazione con il sito www.davinotti.com, che ringraziamo per la disponibilità.

FOTOGALLERY

Foto copertina: Ivrea, un momento della battaglia delle arance (apollodoro.it)

Sculture di neve a Valloire (www.tripadvisor.com)

Sculture di neve a Valloire (www.tripadvisor.com)

Il centro storico di Avigliana (www.tripadvisor.com)

Il centro storico di Avigliana (www.tripadvisor.com)

Sacra di San Michele (www.arengario.net)

Sacra di San Michele (www.arengario.net)

Castello della Mandria (www.atlanteparchi.it)

Castello della Mandria (www.atlanteparchi.it)

Castello di Ozegna (www.claudiocolombo.net)

Castello di Ozegna (www.claudiocolombo.net)

Il castello ducale di Agliè come appare in Elisa di Rivombrosa (www.davinotti.com)

Il castello ducale di Agliè come appare in <<Elisa di Rivombrosa>> (www.davinotti.com)

Castello di Parella (www.provincia.torino.gov.it)

Castello di Parella (www.provincia.torino.gov.it)

La Serra di Ivrea vista dal lago di Viverone (panoramio)

La Serra di Ivrea vista dal lago di Viverone (panoramio)

Lago Sirio (www.trivago.com)

Lago Sirio (www.trivago.com)

Ivrea, chiesa di San Bernardino (flickr)

Ivrea, chiesa di San Bernardino (flickr)

Commenta la notizia