BUSSETO – CHERASCO: ALLEGRISSIMO CON BRIO
Seconda tappa di trasferimento consecutiva alla corsa rosa, che attende di tornare sulle montagne con una lunga frazione aperta a diverse soluzioni. In gran parte pianeggiante, l’altimetria si ravviverà nel finale, con quattro ascese consecutive che ispireranno attacchi a iosa tra i cacciatori di tappe, anche se non andrà esclusa del tutto la possibilità di un arrivo allo sprint, seppure con un gruppo decisamente setacciato dalle difficoltà del finale. Possibilità, dunque, per un velocista ben equipaggiato, per un finisseur o per un uomo da fuga, mentre i big si riposeranno per altre ventiquattrore.
Se volessimo abbinare a ciascuna frazione del 96° Giro d’Italia una colonna sonora, per la tappa numero 13 il gioco è presto fatto: dovrà obbligatoriamente essere un sottofondo verdiano ad accompagnare i “girini” lungo i 242 Km che condurranno il gruppo fin a Cherasco. Si partirà, infatti, da quella Busseto – dove il Giro aveva già reso omaggio a Giuseppe Verdi nel 2001, in occasione del centenario della morte – universalmente nota per aver dato i natali al celebre compositore. Anche stavolta la sosta della carovana rosa sarà legata a un anniversario, poiché saranno trascorsi 200 anni dal 10 ottobre del 1863, il giorno nel quale i bussetani udirono, provenenti dalla modesta casetta in frazione Roncole, i primi vagiti di “Beppino”, strepitii destinati col tempo a tradursi nelle note che composero i celebri melodrammi messi in musica dal Maestro. Quando il sindaco darà il “la” alla quotidiana fatica, davanti ai corridori si leverà il sipario su di una atto che, per continuare a ricorrere alla terminologia musicale, si può definire “allegrissimo con brio”. Allegrissimo significa molto rapido, proprio come dovrebbe essere lo svolgimento di questa frazione, tracciata in gran parte tenendo il righello in posizione orizzontale: per 189 Km non s’incontrerà nemmeno l’ombra di un cavalcavia e il gruppo premerà lesto sui pedali senza troppa difficoltà, magari con una partenza “razzo”, come quelle divenute abitudinali in questi ultimi anni. Il “brio” lo daranno le colline che punteggeranno gli ultimi 50 Km, nei quali non si troverà più la strada piana, se non negli ultimi 6000 metri. A differenza della precedente tappa di Treviso, stavolta per le operazioni dei “treni” non ci sarà praticamente spazio e il governo della corsa sarà più complicato, pur non potendosi scartare a priori l’ipotesi di un arrivo allo sprint. Una parte dei velocisti ha, infatti, imparato a districarsi nei finali più complicati, arrivando a imporsi su traguardi che, fino a una ventina di anni fa, erano considerati per loro proibitivi. La vicinanza delle quattro salite previste al traguardo moltiplicherà, comunque, i tentativi di chi cercherà la gloria – sia nel gruppo, sia nell’eventuale plotoncino di uomini in fuga – e, senza il “catenaccio” imposto dai treni, aumenteranno anche la possibilità di condurli a buon fine, in una delle ultime giornate interlocutorie di questa edizione della corsa rosa.
Lasciata subito la provincia di Parma, il gruppo transiterà dopo una decina di chilometri da Cortemaggiore (paese natale dell’ex ciclista Ellis Rastelli, vincitore della prima tappa in linea del citato Giro del 2001, Giulianova – Francavilla al Mare), centro conosciuto per l’unica benzina italiana “D.O.C.”, estratta da un piccolo giacimento petrolifero scoperto nelle campagne dall’AGIP, e che merita una fermata per aggirarsi nelle strade del suo nucleo antico rinascimentale, tra le quali spiccano le chiese di Santa Maria delle Grazie e dell’Annunziata, conservante un interessante ciclo d’affreschi di Giovanni Antonio de’ Sacchis, noto come “Il Pordenone”. Si giungerà in seguito nella “Primogenita”, la città di Piacenza, così soprannominata perché nel 1848 fu la prima città italiana a decretare, in seguito ad un plebiscito, l’annessione al Regno di Sardegna, primo tassello della completa Unità che si compirà ufficialmente il 17 marzo del 1861 e che si completerà con la sconfitta dell’impero austro-ungarico nella prima guerra mondiale (1918). Un vanto per questa cittadina che offre al turista diverse attrattive, a partire dalla centralissima Piazza dei Cavalli, l’inevitabile punto di partenza di una visita che deve contemplare, per concentrarci solo sui principali monumenti, i palazzi Comunale (detto “Il Gotico”) e Farnese, il duomo, le basiliche di Sant’Antonino, San Savino e San Sisto mentre chi predilige l’arte moderna non dovrà farsi mancare un giro nelle sale della Galleria Ricci-Oddi.
Dopo Piacenza si proseguirà sulla SS 10 “Padana Inferiore” e con lunghi rettifili pianeggianti si sfiorerà il centro di Sarmato, dove un santuario dedicato a San Rocco fu costruito nel XVI secolo sulla grotta nella quale, secondo la tradizione, si trascinò il santo pellegrino francese (era originario di Montpellier) dopo aver contratto la peste assistendo gli ammalati della città e nella quale fu visitato dal cane del signore del luogo, che giornalmente gli recava un tozzo di pane sottratto dalla mensa del suo padrone.
Dopo Castel San Giovanni il gruppo farà il suo ingresso in Lombardia, che sarà attraversata per una quarantina di chilometri sfiorando al piedi le prime colline dell’Oltrepò Pavese e toccando centri come Stradella, noto per la produzione di fisarmoniche, e Broni, piccola località termale nella quale da diversi anni si è stabilito Evgenij Berzin, l’ex corridore russo che vinse il Giro nel 1994. Alle porte di Casteggio si confluirà sul tracciato della Milano – Sanremo, che sarà ricalcato fedelmente per circa 30 Km. Sono le fasi iniziali della “classicissima” che, dopo il via dal capoluogo lombardo, si accinge a entrare in Piemonte mentre prende velocemente corpo la classifica “fuga della prima ora”, solitamente destinata a esaurirsi tra i Capi e il Poggio. Qualunque sia la corsa, agonistica, amatoriale ma anche una semplice sgambata, si avverte sempre un sottile brivido a percorrere queste strade, poste a diretto contatto con i colli del tortonese, le terre della vita e degli allenamenti di Girardengo e dei fratelli Coppi, ai quali si eleverà il ricordo. In particolare, impossibile sarà non pensare a Fausto mentre la carovana attraverserà Tortona, nel cui ospedale l’Airone dischiuse le ali alle 8.45 del 2 gennaio 1960 e dove il Giro si “dissocerà” dalla Sanremo e proseguirà la sua rotta tagliando nel mezzo la piana di Marengo, nel cui cuore sorge il centro, piccolo ma carico di storia, di Bosco Marengo. Qui nacque Antonio Ghislieri, il cardinale che fu eletto papa nel 1566 e che fu il primo pontefice ad adottare il tradizionale abito bianco; suo concittadino, decisamente meno illustre, fu Luigi Giacobbe, corridore che gareggiò tra i professionisti dal 1926 al 1936 e che portò a casa, entrambe conseguite nel 1931, la tappa di Cuneo del Giro (il primo che prevedeva l’assegnazione della maglia rosa) e la Tre Valli Varesine. Qui, soprattutto, il 14 giugno 1800 fu combattuta una storica battaglia tra le truppe della Seconda Coalizione e Grande Armata di Napoleone, che ne fu la vincitrice, in occasione della quale il cuoco di campo dell’imperatore francese creò un piatto divenuto in seguito uno dei capisaldi della gastronomia piemontese, il pollo alla Marengo, cucinato con funghi e gamberi di fiume, ingredienti che il cuciniere andò a raccattare nei dintorni del campo di battaglia.
Sfiorata la grandiosa cittadella militare di Alessandria, fortificazione del XVIII secolo candidata all’ingresso nella lista dei Patrimoni mondiali dell’UNESCO e sulla quale il 10 marzo 1821 si vede per la prima volta nella storia dell’Italia risorgimentale sventolare il tricolore, si lascerà la pianura padana per inoltrarsi tra le colline – sono quelle del Monferrato queste, poi nel finale si arriverà sulle Langhe – lasciandole, però, ancora per molto ai margini del tracciato. Infatti, dinanzi ai corridori ci saranno ancora una settantina circa di chilometri assolutamente pianeggianti da percorrere, mentre si passerà dall’alessandrino all’astigiano e da questo alla “Provincia Granda”, quella di Cuneo, così chiamata perché è quella più estesa del Piemonte mentre è la terza in Italia dopo quelle di Bolzano e Foggia. Raggiunta Alba, città di croccanti nocciole, odorosi tartufi e inebrianti vini, finirà la “pacchia” e si accederà al gran finale di questa frazione, disegnato sulle strade delle Langhe e introdotto dalla salita verso il centro collinare di Diano d’Alba, la più impegnativa delle quattro in programma. Non si salirà, infatti, dalla provinciale ma da una strada secondaria, più stretta e diretta, che supera i 250 metri di dislivello previsti in 2,8 Km, affrontando una pendenza media del 9,4% e incontrando un picco massimo del 16,7%. Superato l’unico GPM di giornata e terminata la discesa, si riprenderà subito a salire verso Roddino, in vista del quale si scollinerà dopo aver affrontato altri 5,7 Km all’insù, più pedalabili dei precedenti essendo la media del 5,7%. Sinuosamente si planerà poi sulla località di villeggiatura di Monforte d’Alba e successivamente su Barolo, uno dei capoluoghi enologici d’Italia, dominato dal castello dei Marchesi Falletti, nelle cui stanze fu ospite Silvio Pellico dopo la prigionia allo Spielberg e odierna sede dell’Enoteca Regionale del Barolo. All’uscita da questo centro avrà inizio l’ascesa di Vergne, penultima difficoltà di giornata, la più semplice con i suoi 2 Km al 5,1%, seguita dalla planata nella valle del Tanaro. Subito se ne risalirà la riva opposta per affrontare gli ultimi momenti difficili della tappa, poco più di duemila metri al 5,4% (strappi fino all’11,7%) per arrivare nel centro storico di Narzole, presso il quale nel 1943 fu scoperta una necropoli risalente all’età del ferro, ritrovamento che ampliò il panorama archeologico della zona, che offre anche gli scavi dell’antica città romana di Julia Augusta Bagiennorum , la capitale della popolazione ligure dei Bagienni , situati non lontani dall’odierno centro di Bene Vagienna.
Dai tempi dell’impero romano rientriamo adesso precipitosamente al 17 maggio 2013 del Giro che ora volgerà al termine con gli ultimi 6 Km, dritti e pianeggianti, verso Cherasco. Questa città, fondata nel 1243 e che festeggerà con l’approdo della corsa rosa i suoi 770 anni di vita, sarà il terminal di una delle ultime giornate di vero trasferimento del Giro, una tappa che i “big” della classifica trascorreranno con controllata tranquillità nella pancia del gruppo, attenti a non spendere più energie di quelle che costerà l’elevato chilometraggio previsto dalla seconda tappa più lunga del Giro. Da domani si riprenderà a salire per davvero, con prepotenza.
MODIFICHE AL PERCORSO
Modificato il finale, sostituendo le salite di Diano d’Alba e Roddino con quella di Tre Cuni (10,1 Km al 4,8% max 11%). Rimangono, invece, le due successive di Vergne e Narzole. Il chilometraggio passa da 242 a 254 Km, facendo di questa frazione la più lunga del Giro.
Mauro Facoltosi
FOTOGALLERY
Foto copertina: Cherasco, arco del Belvedere (www.bandierearancioni.it)