LONGARONE – TREVISO: IL RICHIAMO DELLA FORESTA
Si ritorna in pianura, i velocisti scalpitano. Ma la marcia d’avvicinamento allo sprint non sarà facile perché di difficoltà pullula anche il tracciato di questa tappa, movimentata da tre brevi ascese che, però, metteranno a dura prova i treni, a causa della presenza di pendenze importanti, coniugate a strade strette. Non è detto che si riesca ad arrivare tutti assieme sul traguardo di casa Pinarello!
Le montagne sono alle spalle. Se ne riparlerà fra tre giorni e ora davanti ai “girini” si socchiuderà la pianura. Non sarà, però, una porta spalancata alla volata quella che si troveranno di fronte i corridori al via da Longarone perché la marcia verso Treviso, agevole nel chilometraggio (127 Km, è la più breve tra le diciotto frazioni in linea), vivrà con ben chiaro il richiamo della “foresta” del Giro d’Italia, le salite. Strada facendo Mauro Vegni ne ha piazzate tre e saranno un bel banco di prova per le formazioni degli sprinter che, uscite dal “bosco”, avranno appena 25 Km di strada per organizzare al meglio i treni e rientrare sui fuggitivi. Generalmente il loro ingresso in scena avviene attorno ai -50 dall’arrivo, ma a quel punto si sarà da poco superato l’ostacolo più duro di giornata, il muro di Ca’ del Poggio, e qualche elemento utile potrebbe essere rimasto appiedato da quelle pendenze. Più avanti ci si troverà a fare i conti con il Montello, meno duro dell’ascesa precedente ma comunque in grado di dare un’altra bella frustata al gruppo.
Di strada piatta non ci saranno solo quei 25 Km finali e, infatti, i corridori ne assaggeranno anche in partenza, con uno start vellutato da Longarone che si protrarrà nei primi 16 Km, prevalentemente tracciati nella valle del Piave. Lasciato il corso del fiume sacro alla Patria il tracciato della 12a tappa proporrà la prima delle tre salite in programma effettuando una breve escursione sulle prime pendici dell’Alpago, la regione storico-geografica del bellunese nella quale si trova la foresta del Cansiglio, estesa sull’omonimo altopiano, conosciuto anche per essere stato, per alcuni anni, meta delle vacanze estive dell’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga. La meta del Giro sarà il centro di Pieve d’Alpago, dove si giungerà dopo aver affrontato una salita corta (3,6 Km) ma intensa (7,8% la media, 13% la massima), che non sarà valida per la classifica del GPM. La discesa porterà prima verso le rive del lago di Santa Croce, bacino d’origine naturale ma esteso nella superficie dall’uomo che l’ha sbarrato con una diga e l’ha trasformato nel più vasto dei laghi veneti (escluso il Garda che, però, è in “comproprietà” con Trentino e Lombardia), e poi, superata la Sella di Fadalto, in direzione di Vittorio Veneto, la città simbolo del successo italiano nella prima guerra mondiale. È presso questo centro che, tra il 23 ottobre e il 3 novembre del 1918, fu combattuta la battaglia che decise le sorti del conflitto e che terminò con la fatale sconfitta dell’esercito austro-ungarico, sancita ufficialmente la sera stessa del 3 dall’armistizio firmato a Villa Giusti (Padova). Siamo alle soglie della pianura ma non sarà ancora l’ora di riprenderne il discorso poiché, di lì a breve, si dovrà fare i conti con le arcigne rampe di Ca’ del Poggio, verticale di mille metri al 12,3% sulla quale potremmo attenderci qualche sorpresa, soprattutto da parte di qualche corridore che non la conosce bene. Non si tratta, infatti, di una novità poiché il Giro ci si è già arrampicato nel 2009 (era la tappa di Valdobbiadene vinta da Petacchi) mentre l’anno successivo ha costituito il “clou” del circuito dei campionati italiani, il secondo dei tre “tricolori” conquistati da Giovanni Visconti.
Subito dopo inizierà la seconda porzione di pianura, lunga poco meno di 25 Km, durante la quale il gruppo sfreccerà veloce ai piedi dei colli che danno il celebre Prosecco. L’ultimo tratto si snoderà tra il corso del Piave e le pendici del Montello, la modesta ma vasta collina originata dallo “scontro” geologico tra il contenente europeo e l’Asia e che costituisce un vero e proprio paradiso per il cicloturista. La rete di stradine che lo solcano, localmente dette “prese”, permette, infatti, di pedalare costantemente nel verde, senza l’assillo del traffico, e consente di combinare e variare gli itinerari, a seconda del mezzo e del grado d’allenamento: le ventuno prese, tutte numerate in numeri romani, offrono un numero doppio di versanti, collegati tra loro da una strada dorsale, una vasta gamma di pendenze – da quelle più tenere fino al picco del 17% della “presa XVI sud” – e anche la possibilità di cimentarsi su qualche tratto sterrato. Per il passaggio del Giro gli organizzatori hanno scelto la Presa XIV (versante nord), detta “Via della Vittoria”, che punta dritta al culmine della collina, il Colesel Val dell’Acqua (371 metri), con un andamento bifronte. L’ascesa, lunga 3,3 Km, si presenta con il suo volto più cattivo, poiché nei primi 1400 metri la strada sale al 10,2% medio, con un massimo del 13%. Nel restante tratto di 2 Km la pendenza scivola al 3,7%, anche se si alternano con frequenza monconi pedalabili ad altri decisamente più impegnativi, mentre la strada non larghissima metterà in fila il gruppo. Inclinazioni più gradevoli presenta la successiva discesa che, lasciata la strada per Nervesa e il Sacrario del Montello (vi riposano le salme di oltre 9000 soldati italiani deceduti durante la prima guerra mondiale), confluirà contromano su quello che fu il circuito dei campionati del mondo del 1985, conquistati dall’olandese Zoetemelk, la più “anziana” maglia iridata della storia dall’alto dei suoi 38 anni. Si finirà di scendere a Giavera, dove ci fu il rettilineo d’arrivo del ricordato mondiale, quando inizieranno gli ultimi, scorrevoli chilometri di questa tappa. Con un tracciato fattosi ora snello i “girini” punteranno velocemente su Arcade e Spresiano, dove imboccheranno la veloce SS 13 dirigendosi di gran carriera verso Treviso. Qui i velocisti avranno la possibilità di interrompere il loro digiuno – perdurante d’oramai una settimana – su di un rettilineo permeato di storia ciclistica perché, per la prima volta nella storia, una tappa arriverà a pochi passa dallo storico negozio della Pinarello. Una finale ad alta gradazione ciclistica per una tappa interlocutoria… ma non troppo!
MODIFICHE AL PERCORSO
Modificato il versante d’ascesa a Pieve d’Alpago (5,8 Km al 5,7%, max 17,2%), nel finale si affronterà un circuito di 7,5 Km da ripetere una volta.
Mauro Facoltosi
I VALICHI DELLA TAPPA
Sella di Fadalto (489m). Separa il Col Visentin dal Cansiglio ed è valicata dalla SS 51 “di Alemagna”, tra il lago di Santa Croce e Negrisiola (Vittorio Veneto). È quotata 488 sull’atlante stradale del TCI e 487 sulle cartine del Giro 2013. Il Giro vi è transitato spesso, senza mai effettuare traguardi GPM: l’ultimo passaggio è avvenuto nel 2006, nel corso della tappa Pordenone – Passo San Pellegrino, vinta dallo spagnolo Juan Manuel Gárate.
Sella di Mire (220m). Vi transita la SP 86, tra Corbanese e Refrontolo. Il giro vi transiterà in discesa, provenendo da San Pietro di Feletto, dopo aver affrontato il GPM del muro di Ca’ del Poggio. Il Giro vi è transitato nel 2009, nel corso della citata tappa di Valdobbiadene.
FOTOGALLERY
Foto copertina: Treviso come Venezia… si va per rii (playerdue.com)