TARVISIO – VAJONT: IL GIORNO DELLA MEMORIA
Il Giro è una festa che dura ininterrottamente per tre settimane. Ma, ogni tanto, la corsa rosa si sofferma nei luoghi nei quali la storia della nostra nazione è stata profondamente incisa da eventi tristi e il lago del Vajont è uno di questi. Nel cinquantenario del disastro che spazzò via Longarone la “corsa rosa” vi porrà il traguardo della seconda frazione alpina, sulla carta una giornata che non dovrebbe provocare particolari scossoni alla classifica. Ma sarà pur sempre un arrivo in salita e, con la precedente e interminabile ascesa verso la Sella Ciampigotto, potrebbe esserci sorprese in agguato dietro l’ultima curva.
Non sempre la musica del Giro è risuonata alta e lieta. Ci sono stati momenti, nei suoi 103 anni di vita, nei quali la corsa ha smorzato i toni della festa per un triste evento che era andato a intersecare le vicissitudini della corsa (la scomparsa di Papa Giovanni XXIII il 3 giugno del 1963, il ritrovamento del cadavere di Aldo Moro il 9 maggio del 1978) o che sulle stesse strade si era consumato, come l’ancora vivo ricordo del mortale incidente accorso a Wouter Weylandt nel 2011. In altre occasioni si è scelto, invece, d’interrompere per un momento il “baillame” e fermarsi a far memoria di un fatto che, anni prima, aveva profondamente lasciato un segno nella storia della nostra nazione, come la strage di Marcinelle e il terremoto del Friuli del 1976, entrambi rievocati nell’edizione del 2006. Quest’anno sarà ancora il Friuli il luogo della memoria perché il 15 maggio del 2013 il Giro renderà omaggio alle quasi 1900 vittime del disastro avvenuto il 9 ottobre del 1963 quando una frana, caduta dal Monte Toc nel lago artificiale del Vajont, provocò una gigantesca ondata che si abbatté sulla sottostante valle del Piave e sulla città di Longarone, che fu quasi totalmente distrutta, provocando allagamenti fino alla lontana Belluno. Il ricordo avrà la forma di una tappa di montagna senza troppe pretese che si concluderà proprio a breve distanza dal lago e che rappresenterà il secondo arrivo in salita del Giro 2013. Oggi non s’incontreranno pendenze significative e, di conseguenza, non si dovrebbe vedere grossa selezione nel gruppo dei migliori, sempre che qualcuno non abbia ancora smaltito le fatiche della tappa del giorno precedente, certamente più impegnativa. In tal caso c’è il rischio che rimanga nelle gambe l’odierna ascesa alla Sella Ciampigotto, inedito valico che non farà certo male per le sue tenere inclinazioni, ma che non va comunque sottovalutato poiché impegnerà il gruppo per parecchio tempo, trattandosi di una salita lunga quasi 30 Km. A questo punto anche la salita verso il traguardo, anch’essa non particolarmente dura, rischierebbe di trasformarsi in un calvario per chi sarà in debito d’energie, senza possibilità di purgatorio perché l’arrivo sarà in cima e non ci sarà una discesa per tentare di recuperare.
L’undicesima tappa, siamo arrivati al “giro di boa” della corsa rosa, prenderà il via da Cave del Predil, piccola frazione di Tarvisio posta ai piedi dell’omonimo valico verso la Slovenia. I primi 50 Km sarà tutti una dolcissima planata, interrotta solo dalla modestissima Sella di Camporosso, il meno elevato tra i grandi valichi alpini, spartiacque tra il bacino del Mediterraneo e quello del Mar Nero. Transitato ai piedi del Monte Santo Lussari – frequentato sia come stazione sciistica (è stato sede di diverse gare della Coppa del Mondo di sci femminile), sia come luogo di pellegrinaggi al santuario detto “dei tre popoli” perché non lontano da qui s’incontrano i confini di Italia, Austria e Slovenia – il tracciato della frazione toccherà nuovamente Pontebba e poi farà ritorno in Carnia. Riattraversata Tolmezzo si proseguirà ancora per qualche chilometro paralleli al corso del Tagliamento per poi, una volta raggiunta Villa Santina (interessante la pieve romanica di Santa Maria Maddalena), infilarsi nel Canale di Gorto, nome con il quale è conosciuta la Val Degano, una delle sette della Carnia, percorsa dall’omonimo torrente. L’unico centro della valle a essere attraversato dai “girini” sarà Ovaro, comune iscritto al BAI (il club dei “borghi autentici d’Italia”) e impreziosito dalla presenza del principale edificio religioso della valle (la Pieve di Gorto, situato presso la frazione Agrons) ma noto ai più per essere la base d’attacco del versante più duro del Monte Zoncolan, sul quale si sono finora concluse quattro frazioni della corsa rosa. Poco dopo si passerà nella bucolica Val Pesarina, una delle meno conosciute del Friuli, risalendo la quale ci si porterà in 29 chilometri spaccati ai 1790 metri della Sella Ciampigotto, primo GPM giornaliero, dove si giungerà dopo aver superato un dislivello di 1277 metri e una pendenza media del 4,4%, con rarissimi ma incisivi picchi a due cifre, come il 17,4% raggiunto nella seconda meta dell’ascesa. La prima metà, la più dolce della salita, si snoda attraverso le piccole frazioncine che costituiscono il comune sparso di Prato Carnico, sulle quali spicca per importanza Pesariis, abitata da appena 178 persone ma conosciuta per essere uno dei principali centri italiani per la produzione di orologi, attività praticata fin dal XVIII secolo e alla quale è dedicata un interessante museo. Questo piccolo centro divenne per qualche ora anche un set cinematografico nel 1982, quando vi furono girate alcune movimentate scene di “Porca vacca”, film con Renato Pozzetto ambientato nei difficili anni della prima guerra mondiale.
Seguendo un versante più “deciso” rispetto a quello appena percorso (la discesa dalla Ciampigotto misura 17 Km è ha una pendenza del 6,2%, massima del 24,2% subito dopo lo scollinamento), il gruppo lascerà il Friuli per planare nel veneto Cadore toccando l’interessante centro di Vigo di Cadore, dove merita una sosta la chiesa di Sant’Orsola, adorna di un ciclo d’affreschi trecenteschi.
Raggiunta la valle del Piave, la discesa s’interromperà per qualche chilometro e inizierà un tratto a saliscendi che si concluderà con la facile salita (2 Km al 5%) verso Pieve di Cadore, il capoluogo storico di questa regione, conosciuto per aver dato i natali al celebre pittore Tiziano Vecellio. Ripresa la discesa all’uscita da Pieve, raggiunta Perarolo – un tempo punto di partenza delle zattere che, navigando sul Piave, trasportavano il legname dei boschi della zona a Venezia – questa lascerà il passo alla pianura, nei quasi 20 sinuosi chilometri che si percorreranno sul vecchio tracciato della “Strada di Alemagna”, antico tratturo d’epoca romana divenuto nel medioevo un’importante via di comunicazione tra Venezia e l’Europa centrale, ricostruita nell’800 dall’arciduca Ranieri d’Austria, terzo viceré del Regno Lombardo-Veneto.
Attraversato il centro, forzatamente moderno, di Longarone, il passaggio sul Piave rappresenterà il punto d’attacco dell’ascesa finale, che terminerà circa sei chilometri e mezzo più in alto, presso il bivio per Casso, dopo aver affrontato una pendenza media del 5,4%, assolutamente non temibile, ma con un “guizzo” finale di quasi mille metri al 7% che inizierà proprio accanto alla diga del Vajont, rimasta indenne nel disastro di 50 anni fa. L’arrivo non sarà proprio a portata di mano, dovendosi percorrere altri 3 Km per andare al traguardo, tutti in quota e privi di tratti di reale salita, ma quell’ultima impennata potrebbe sorprendere i corridori che avranno ancora in corpo le tossine del Montasio e quel tratto successivo, che non consente recuperi, potrebbe contribuire a complicare lo stato di crisi. Insomma, una tappa della memoria…. che qualcuno potrebbe non scordarsi facilmente!
MODIFICHE AL PERCORSO
Accorciata la salita finale. Di fatto si arriverà al termine reale della salita, all’altezza del bivio per Casso, senza affrontare gli ultimi 3 Km in quota e privi di pendenza.
Mauro Facoltosi
I VALICHI DELLA TAPPA
Sella di Camporosso (811m). Valicata dalla SS 13 “Pontebbana” tra Camporosso in Val Canale e Ugovizza, è quotata 816 sull’atlante stradale del TCI. Il Giro d’Italia non vi è mai transitato; era previsto il passaggio (senza GPM) nel 1994, durante la tappa Kranj-Lienz, ma il tracciato fu modificato all’ultimo momento a causa di una frana caduta lungo l’ascesa al Passo di Pramollo, che dirottò la carovana sul valico doganale di Coccau.
Forcella Lavardet (1531m). Larga insellatura attraversata dalla SS 465 “della Forcella Lavardet e di Valle San Casciano”, che mette in comunicazione Campolongo (Santo Stefano di Cadore) con Prato Carnico. Dalla sella si stacca la SS 619 “di Vigo di Cadore”, che raggiunge questo centro salendo fino alla Sella di Ciampigotto. Il Giro salirà a quest’ultima proprio passando per la Forcella Lavardet (da Prato Carnico).
Sella di Ciampigotto (1790m). Valicata dalla SS 619 “di Vigo di Cadore”, mette in comunicazione questo centro con Prato Carnico, passando per la Forcella Lavardet. Per la prima volta nella storia sarà GPM al Giro d’Italia.
Sella Laggio di Cadore (944m). Attraversata dalla SS 619 “di Vigo di Cadore”, poco prima di giungere a Vigo (provenendo dalla Ciampigotto), coincide con l’omonimo abitato.
Sella Vigo di Cadore (951m). Coincide con l’omonimo abitato
Sella Pieve di Cadore (858m). Coincide con l’omonimo centro abitato, situato nell’insellatura che separa il Col di Contras dal Montericco. A Pieve si sono concluse tre tappe del Giro: vincitori sono stati Mario Vicini nel 1940, Gino Bartali nel 1947 e Roberto Ceruti nel 1979.
RINGRAZIAMENTI
Segnaliamo che le citazioni cinematografiche (nel testo e nella fotogallery) sono frutto della collaborazione con il sito www.davinotti.com, che ringraziamo per la disponibilità.
FOTOGALLERY
Foto copertina: la copertina del “Corriere della Sera” che annunciava il disastro del Vajont (www.bottaonline.net)