VROOM, VROOM… FROOME
Il 27enne di Nairobi, supportato in precedenza da un formidabile Team Sky, sprigiona tutti i cavalli del suo potente motore nell’ultimo km di Prati di Tivo e trionfa con 6” su un ottimo Mauro Santambrogio, 11” su Vincenzo Nibali e 13” sul sempre più sorprendente Michal Kwiatkowski, nuovo leader della Tirreno-Adriatico. Solo 6° a 15” dopo aver tentato due scatti sulla salita finale Alberto Contador, più indietro Joaquin RodrÃguez e Cadel Evans, crollano Samuel Sánchez, Damiano Cunego e Moreno Moser.
Foto copertina: Froome all’attacco sulla salita dei Prati di Tivo (foto Bettini)
Dopo la cronosquadre di Donoratico e le frazioni interlocutorie di Indicatore e Narni Scalo la Tirreno-Adriatico è entrata nella fase calda, in tutti i sensi dal momento che i corridori hanno finalmente gareggiato con il sole e temperature primaverili, con la 4a tappa, 165 km da Narni a Prati di Tivo con le ascese non troppo impegnative di Forca di Arrone, Sella di Corno e Passo delle Capannelle e soprattutto la scalata finale di 14,5 km al 7,1% di pendenza media lungo la quale un anno fa Vincenzo Nibali (Astana), allora in forza alla Liquigas, ha fatto il vuoto ponendo le basi per il successo finale nella Corsa dei Due Mari. Nei primi 150 km non è accaduto granchè con la fuga di Francesco Failli (Vini Fantini), a caccia di punti per la maglia verde di miglior scalatore indossata da Cesare Benedetti (NetApp), in compagnia del forte cronoman svedese Fredrik Kessiakoff (Astana), del polacco già 13° nella generale dell’ultima Vuelta Tomasz Marczynski (Vacansoleil) e di un habituè delle azioni da lontano come il francese Anthony Roux (Fdj), che hanno acquisito fino a 6′40” su un gruppo nel quale il Team Sky ha presto preso il comando delle operazioni, chiaro segnale di un Chris Froome intenzionato a fare la differenza come avvenuto al recente Giro dell’Oman da lui vinto.
In ogni caso il ritmo, pur sufficiente a mettere nel mirino i quattro fuggitivi, non è stato particolarmente sostenuto nelle prime salite in cui hanno perso contatto dal gruppo solo una trentina di atleti tra cui il leader della generale Marc Cavendish (Omega-QuickStep), Roberto Ferrari (Lampre-Merida) e Francesco Chicchi (Vini Fantini) ma la musica è cambiata sulle rampe che portavano a Prati di Tivo, in cui il Team Sky, nell’ordine con Peter Kennaugh, un Dario Cataldo ingaggiato dalla formazione di Brailsford per fare da spalla a Bradley Wiggins al Giro d’Italia, Sergio Henao e Rigoberto Urán ha prodotto un forcing spietato che ha messo fine alle speranze di Marczynski, ultimo ad arrendersi tra i battistrada, e ha stroncato dapprima Stefano Garzelli (Vini Fantini), quindi in rapida successione Bauke Mollema (Blanco), Damiano Cunego (Lampre-Merida), Moreno Moser (Cannondale), Tony Martin (Omega-QuickStep) e Samuel Sánchez (Euskaltel) e a 7 km dal traguardo anche Joaquin RodrÃguez (Katusha), spalleggiato dal fedelissimo Daniel Moreno, Cadel Evans (Bmc), Rinaldo Nocentini e Domenico Pozzovivo (Ag2r), Roman Kreuziger (Saxo-Tinkoff) e Jonathan Castroviejo (Movistar), unico della compagine di Unzue a rimanere nelle prime posizioni a differenza dei più quotati Benat Intxausti, Juan Josè Cobo ed Eros Capecchi, che comunque si sono mantenuti a un centinaio di metri dal gruppetto di testa comprendente a quel punto Henao, Urán, Froome, Nibali, il secondo della generale Michal Kwiatkowski (Omega-QuickStep), mai così competitivo nelle salite lunghe in precedenza, un ritrovato dopo il grave incidente subito all’ultimo Tour de France Wouter Poels (Vacansoleil), un brillantissimo Mauro Santambrogio (Vini Fantini), il 41enne Chris Horner (RadioShack), già 3° un anno fa a Prati di Tivo e naturalmente Alberto Contador (Saxo-Tinkoff), che ai -6 ha tentato uno scatto dei suoi immediatamente rintuzzato dagli uomini del Team Sky.
Approfittando di un leggero rallentamento RodrÃguez e Kreuziger sono riusciti a rientrare, mentre non hanno retto il loro ritmo i compagni di inseguimento a cominciare da Evans che dice così addio alle speranze di ripetere il successo del 2011, ma al pari di Poels hanno nuovamente perso contatto a 2,5 km dal traguardo quando Contador è scattato nuovamente seguito da Nibali che ha rilanciato l’azione e da Santambrogio mentre Froome non si è fatto prendere dalla foga, lasciando che lo straordinario Urán tenesse a pochi metri il terzetto di testa, fino al triangolo rosso dell’ultimo km quando ha operato una violenta accelerazione con cui si è riportato sotto e ha proseguito nell’azione lasciando tutti sul posto: il solo Santambrogio aveva probabilmente le forze per replicare ma ha atteso per un attimo di troppo che fossero Nibali e Contador a farlo e Froome ne ha approfittato per involarsi fino al traguardo che ha tagliato con 6” sul comasco della Vini-Fantini, 11” sul messinese, 13” su uno Kwiatkowski rinvenuto fortissimo nelle ultime centinaia di metri, 15” su Horner e su un Contador che come spesso gli accade non ha avuto il cambio di ritmo nel finale e 19” su un Urán che se avesse corso per sè sarebbe stato forse l’unico a contrastare il compagno di squadra; decisamente più staccati gli altri con Poels e RodrÃguez, che in ogni caso non aveva brillato neppure un anno fa alla Tirreno-Adriatico, 8° e 9° a 43”, Kreuziger e Moreno 10° e 11° a 58”, Castroviejo 12° a 1′04”, Evans 14° a 1′13”, un Pozzovivo da cui ci si attendeva decisamente di più 16° a 1′18” e Capecchi 20° a 1′45” mentre ben più pesanti sono stati i distacchi di Sánchez, Cunego, Tony Martin e Moser. Grazie al successo dell’Omega-QuickStep nella cronosquadre Kwiatkowski è la nuova maglia azzurra con 4” su Froome, 16” su Nibali, 30” su Contador, 33” su Urán, 40” su Horner e 55” su Santambrogio e non sarà facile strappargli il primato nella crono conclusiva di San Benedetto del Tronto: presumibile pertanto un nuovo attacco di Froome e del Team Sky nella 5a tappa, 230 km da Ortona a Chieti con la dura ascesa di Passo Lanciano, saltata un anno fa a causa della neve e teatro nel Giro 2006 di uno splendido duello tra Ivan Basso e Damiano Cunego vinto dal varesino, a 40 km dal traguardo e da due strappi con pendenze fino al 15° negli ultimi 5 km, lungo i quali a fare la differenza un anno fa fu Peter Sagan.
Marco Salonna