TIRRENO – ADRIATICO. TRA I DUE MARI SGUAZZERA’ ANCORA LO SQUALO?
La Sanremo si fa sempre più vicina e ora il calendario proporrà un’edizione grandi firme della Tirreno – Adriatico. Al via si schiereranno il vincitore uscente Nibali, il britannico Froome, l’australiano Evans e gli spagnoli Contador e Rodriguez. Tutti hanno pari chance di vittoria su di un tracciato che segue la falsariga delle Tirreno delle ultime stagioni, composto di due cronometro, tappe per velocisti, tre grandi salite e tanti, tanti muri. C’è n’è per tutti i gusti… ma il sapore della vittoria sarà per uno solo.
Foto copertina: il Gran Sasso d’Italia visto dai Prati di Tivo, approdo della quarta tappa della “Tirreno – Adriatico” (www.camperlife.it)
Due tappe a cronometro, due per velocisti, due di montagna e una di collina. Si può dirlo ben forte: gli uomini di RCS, ereditata la “Corsa dei due mari” da Franco Mealli nel 1996, hanno pian piano trasformato la Tirreno – Adriatico in una versione “tascabile” del Giro d’Italia, concentrata in una settimana e destinata a fine nel carniere di un corridore di primissimo piano, a un corridore in grado di puntare, due mesi più tardi, anche al successo nella corsa rosa. E allora che fine ha fatto la corsa che era stata concepita nel 1966 come gara di preparazione alla Sanremo, alternativa alla vetusta Parigi – Nizza? È apparentemente scomparsa come tale ma in realtà nulla è cambiato perché, mentre davanti i grandi nomi della starting list si “scanneranno” per la maglia azzurra, nelle retrovie chi punta alla classicissima avrà il tempo di allenarsi in sordina, senza darlo troppo e a vedere e senza aver più ambizioni di classifica, disperdendo energie preziose. È così che la Tirreno si è costruita, in questi ultimi anni, la fama d’ideale “palestra” della Sanremo, forte di un palmares che parla – per limitarsi all’ultimo decennio – di otto vincitori della classicissima usciti dalla corsa che, quest’anno, si disputerà dal 6 al 12 marzo, come sempre in contemporanea alla concorrente corsa francese.
L’atto inaugurale sarà lo stesso dello scorso anno, una cronometro a squadre tracciata per 16,9 Km lungo la Costa degli Etruschi, tra San Vincenzo e Donoratico, percorso sul quale sfrecciò più veloce di tutte la formazione australiana GreenEdge Cycling Team, che impiegò 18’41” per compiere il tragitto, a una media di 54,273 Km/h. Le uniche insidie, in questa tappa, verranno dal meteo: per il 6 marzo in questo scampolo di Toscana è prevista pioggia e vento moderato, con folate che potranno raggiungere i 31 Km/h e che, fortunatamente, spireranno da sud est e, dunque, le squadre se lo troveranno prevalentemente alle spalle.
Identico sarò anche l’approdo della seconda giornata di gara, che terminerà nella frazione aretina di Indicatore a capo della tappa più lunga di quest’edizione (232 Km). Dodici mesi fa vi s’impose il britannico Cavendish e anche stavolta sarà volata perché il tracciato, altimetricamente movimentato nei primi 85 Km (caratterizzati dai GPM di Massa Marittima e Cantoniera Montebello), non presenterà ostacoli nel finale, dove si dovrà affrontare un facile circuito di 12,4 Km, da inanellare cinque volte.
Leggermente più intricato sarà il percorso della successiva tappa di Narni, che finirà con un doppio circuito attorno alla cittadina umbra. Prima di arrivarci il gruppo dovrà affrontare un lungo tratto a saliscendi, comprensivo dell’impervio muro di Todi (1,5 Km al 12,2%, max 20%), per poi infilarsi nel primo vallonato anello di 22 Km. Più lineare il circuitino finale di 7,7 Km, nel quale la pianura sarà spezzata da uno zampellotto di 2 Km al 4,8%: stavolta per i velocisti sarà un pochino più dura, anche se rimarranno loro i naturali favoriti per il successo, alla vigilia della frazione più dura.
L’indomani sarà, infatti, previsto l’arrivo in salita ai Prati di Tivo, riproposto dopo il successo della tappa vinta da Vincenzo Nibali, che poi s’imporrà anche nella classifica finale, nella scorsa edizione della corsa. Quest’anno la frazione si annuncia più dura perché la marcia d’avvicinamento all’ascesa finale (1450m, 14,6 Km al 7,1%) proporrà altre salite, sulle quali spiccano i 1299 metri del Passo delle Capannelle (13,8 Km al 4,5%). Percorso misto, collina e montagna, presenterà la non meno impegnativa tappa successiva, che si snoderà per 230 Km tra Ortona e Chieti, sede di tappa per il quarto anno consecutivo. Per arrivarci bisognerà superare prima i 1260 metri della Forchetta di Palena e poi i 1306 metri del più rilevante Passo Lanciano, affrontato dallo stesso versante (11,3 Km all’8,5%) che fu teatro di un arrivo in salita al Giro d’Italia del 2006, quando lassù s’impose Ivan Basso. Scavalcato quest’ultimo a 40 Km dall’arrivo, inizierà la fase collinare, costituita dai due secchi muri (1 Km al 12,1% sulla “Salita del Gas”) che precederanno l’ingresso nel centro storico di Chieti e che saranno anche un interessante test per il Giro d’Italia, essendo previsti nel tratto conclusivo della tappa di Pescara.
Lasciatisi le grandi montagne alle spalle, non si potrà certo dormire sonni tranquilli nelle ultime due frazioni, ottime per ribaltare la classifica pur non presentando grandissime ascese. La penultima giornata di gara si disputerà in tondo attorno alla località marchigiana di Porto Sant’Elpidio, dove ha fatto scalo l’ultimo Giro d’Italia in occasione della tappa vinta dal colombiano Miguel Ángel Rubiano e che proponeva nel finale il duro muro di Montegranaro. Anche in questa frazione ci sarà da fare i conti con questa ripidissima verticale di 1,1 Km (media del 14,4%, massima del 18%), che dovrà essere ripetuta due volte e che, però, sarà “soffocata” dalla presenza di un altro muro che debutterà nel ciclismo professionistico: è l’ascesa verso Sant’Elpidio a Mare, da prendere di petto ben tre volte e che presenterà una rasoiata fino al 27% (ultimi 400 metri al 20% di media), con l’ultimo passaggio piazzato a 17,5 Km dall’arrivo. La penuria di tratti pianeggianti e il chilometraggio ancora superiore ai 200 Km costituiranno due handicap che contribuiranno a elevare il grado di difficoltà e “pericolosità” di questa frazione.
Se, passate le “randellate” di Porto Sant’Elpidio, la classifica sarà ancora aperta toccherà alla crono dell’ultimo giorno il compito di decretare il vincitore, come accaduto lo scorso anno quando Nibali, dopo aver vinto la tappa di montagna ai Prati di Tivo, balzò in testa alla classifica solo grazie alla tappa di San Benedetto del Tronto, tradizionale punto d’approdo della “Corsa dei due mari”. Il tracciato non è stato toccato e sarà il solito andirivieni sul lungomare, affrontato in linea fino al 2010 e poi trasformato in una breve ma intensa frazione contro il tempo di 9,2 Km. La pianura qui sarà totale, con l’andata sul lato a mare e il ritorno a San Benedetto dopo il giro di boa a Porto d’Ascoli, per portare a termine un tracciato dalle rare curve (7 al massimo), sul quale l’anno scorso lo specialista del tic-tac Fabian Cancellara, che sarà della partita anche quest’anno, volò a oltre 52 Km/h, mentre lo “Squalo dello Stretto” riusciva a sopravanzare in extremis l’allora maglia azzurra in carica, lo statunitense Chris Horner, che perse la Tirreno per soli 14”.
Anche il messinese in maglia Astana si schiererà al via da San Vincenzo e sin dalla prima tappa dovrà tenere a bada gli avversari più pericolosi, a partire dal britannico Froome, fresco vincitore del Giro dell’Oman. Ma anche l’australiano Evans e gli spagnoli Contador e Rodriguez, che va a nozze sui muri di cui è infarcito il finale, saranno elementi dai quali Nibali dovrà guardarsi.
Mauro Facoltosi