STRADE BIANCHE TUTTE VERDI: DOPPIETTA CANNONDALE

marzo 3, 2013
Categoria: News

Attaccando in solitaria a 18 km dal traguardo, Moreno Moser scavalca i fuggitivi della prima ora e resiste al ritorno degli altri favoriti sullo strappo finale. Il trionfo della Cannondale viene completato dal secondo posto di Peter Sagan, capace di distanziare Cancellara, Pozzato e tutti gli altri big nelle ultime centinaia di metri. Completa il podio un brillante Rinaldo Nocentini.

Foto copertina: l’arrivo di Moser nella spettacolare Piazza del Campo (foto De Socio)

È Moreno Moser il primo italiano a scrivere il proprio nome nell’albo d’oro della Strade Bianche, dopo un successo russo, uno belga, uno svedese, uno kazako e due svizzeri, colti da quel Fabian Cancellara che stamani condivideva con Peter Sagan i galloni di uomo da battere. Pronostico non rispettato, ma giustificato da quanto visto in gara, dove a fare la differenza tra i due è stata la diversa caratura delle squadre a loro disposizione: impeccabile quella dello sloveno, non all’altezza quella dell’elvetico, dissoltasi nelle fasi calde, sia pur dopo aver a lungo condotto l’inseguimento ai fuggitivi della prima ora.

A beneficiare della supremazia Cannondale non è stato però il baby-prodigio di Zilina, bensì l’ancor più giovane compagno, nato il giorno di Natale dello stesso 1990, capace di sfruttare la marcatura fin troppo stretta da tutti operata sui due nomi più caldi. Il trentino ha prodotto l’azione decisiva a 18 km dal traguardo, quando ai quattro battistrada evasi dopo 25 km – Schar, Ermeti, Saramotins e Belkov – restavano ancora quasi tre dei dieci minuti accumulati come vantaggio massimo, sufficienti ad alimentare ancora speranze di colpaccio. Sospeso fra i due gruppi, a 1’50’’ circa dalla testa, pedalava Juan Antonio Flecha, partito in solitaria sulla salita di Monte Sante Marie, a 57 km dall’arrivo, probabilmente nella speranza di trovare un po’ più di intraprendenza in altri outsider, andando a formare un drappello.

Nessuno – malgrado il nome di Moser fosse fra i più gettonati all’infuori del solito duo – ha anche solo provato a replicare, né una delle formazioni con più di un uomo nel gruppo buono (Astana, BMC, Lampre) ha pensato valesse la pena di organizzare celermente un inseguimento. Moser si è così ritrovato in breve a poter gestire un tesoretto di una quarantina di secondi, prima che finalmente comparissero quattro maglie Astana a capo dell’inseguimento, peraltro senza dare alcuna continuità alla loro azione.

Reda, Nocentini, Amador, Slagter, Caruso e Iglinskiy hanno alternativamente lanciato contrattacchi che hanno sortito il solo effetto di frammentare ancor di più l’inseguimento, lasciando inalterato il vantaggio di Moser finché il trentino, distanziato Flecha nell’ultimo settore sterrato, non ha raggiunto Schar, Belkov e Saramotins, sbarazzatisi intanto della compagnia di Ermeti, incappato anche in una foratura.

Trovati tre compagni d’avventura, il nipote del grande Francesco ha scelto di non continuare a fare da sé, ma di cercare la collaborazione degli ex fuggitivi, sperando di conservare un barlume di energia per affrontare lo strappo conclusivo. Una decisione rivelatasi quasi fatale, allorché, ad un paio di chilometri dal traguardo, gli inseguitori, più volte spaccatisi e ricompostisi, sono giunti ad un centinaio di metri dal quartetto di testa; l’ennesima esitazione alle loro spalle ha però consentito ai battistrada di rimpinguare leggermente il loro margine negli ultimi istanti prima della salita, dove Moser ha riversato in strada le forze risparmiate nei cinque chilometri precedenti.

Nessuno dei coraggiosi della prima ora ha ovviamente avuto la forza di reggere il ritmo del trentino, e sono bastate poche pedalate per capire che neppure l’accelerazione di Kolobnev sarebbe bastata al gruppo dei big per annullare il divario. L’unico in grado di farlo sarebbe forse stato Peter Sagan, che ha però onorato le logiche di scuderia attendendo che Moser fosse ormai al sicuro prima di produrre un allungo, con il quale ha passato di slancio quel che restava della fuga e ha staccato nettamente Rinaldo Nocentini, più reattivo degli avversari e terzo al traguardo, alle spalle del duo Cannondale.

Cancellara si è dovuto alla fine accontentare della medaglia di legno, frutto di una condizione inferiore a quella dello scorso anno, pensata verosimilmente per giungere all’apice in corrispondenza della campagna delle pietre. Saramotins e Belkov, 5° e 10°, hanno difeso il piazzamento in una top ten completata da Van Avermaet, Kolobnev, Reda e Caruso.

Presenti fino alle battute conclusive, ma venuti meno nella fase chiave, Damiano Cunego e Filippo Pozzato, che autorizzano tuttavia la Lampre a pensare in grande in ottica Sanremo. Meno pimpanti Alejandro Valverde, costretto a spendere più del dovuto per recuperare da una foratura, e soprattutto Cadel Evans. Sfortunati e costretti ad uscire di scena prima di entrare nel vivo della gara Vanmarcke e Boom, acciaccati, e Luca Paolini, costretto a rallentare la sua marcia di avvicinamento alle grandi classiche dopo il trionfo dell’Omloop Het Nieuwsblad.

Il calendario italiano proseguirà già domani con la Roma Maxima, ex Giro del Lazio. La gara cui guardano i protagonisti della Strade Bianche odierna è però la Classicissima del prossimo 17 marzo. In contumacia Alessandro Ballan, al tramonto dell’era Petacchi e nell’ormai probabilmente vana attesa che Bennati ne raccolga l’eredità, il ciclismo italiano potrebbe aver trovato proprio in Moreno Moser il nome su cui puntare fra quindici giorni.

Matteo Novarini

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