CORDENONS – ALTOPIANO DEL MONTASIO: ALLA SCOPERTA D’UN PICCANTE SAPORE INEDITO
Arrivano le Alpi e debuttano con una doppia novità. In un solo giorno il Giro andrà, infatti, a proporre due ascese inedite, che daranno una decisa “sterzata” alla classifica. Entrambe sono dotate di pendenze importanti e la seconda sarà anche il primo dei sette arrivi in quota. Il giorno di riposo vissuto ventiquattrore prima, infine, offrirà un’incognita in più alla prima grande tappa di montagna del Giro 2013. Una giornata tutta da gustare.
Il Giro d’Italia è un’autentica fucina di sapori, tre settimane di “delizie” a far da companatico alle pagine di sport scritte sulle strade dello stivale. La corsa rosa cambia ogni anno il suo menù, andando sempre a toccare luoghi celebri non solo per trascorsi storici o “mirabilia” artistiche, ma anche per le gioie che offrono al palato, sotto forma di prodotti tipici e piatti tradizionali. È una manna per i “suiveurs” che, mentre attendono l’arrivo della tappa, si distraggono infilando le gambe sotto il tavolo e godendo dei piaceri della tavola, talvolta arrivando poi a decantare quel particolare piatto a chi segue le avventure del Giro da casa. Di “gourmet” nel gruppo ce ne sono e ce ne sono sempre stati, dai “Gianni” Brera e Mura sino al caporedattore centrale della Gazzetta Pier Bergonzi che, a dire il vero, più che ai cibi è interessato alle bevande, appassionato com’è di vini (al pari di Diego Ulissi che, però, essendo impegnato in corsa, almeno ora non può certo alzare troppo il gomito). E per tutti, anche per chi correrà, quest’anno il Giro ha in serbo un sapore inedito, quello del Montasio, il formaggio prodotto sugli alpeggi che accoglieranno l’epilogo della prima frazione alpina. Il sapore che riserverà avrà, però, diverse sfaccettature e, se sarà dolce per la maggior parte dei “mortali”, diventerà via via più piccante, una qualità che acquista con la stagionatura, ma che apprezzeranno appieno i “girini” perché il loro Montasio sarà la salita finale, che proprio a ridosso del traguardo raggiunge i suoi picchi più elevati, con pendenze fino al 20%.
Questa sarà, infatti, la prima grande giornata di vera, autentica montagna, delicatissima anche perché proposta subito dopo il giorno di riposo, notoriamente “indigesto” a molti (per rimanere su tematiche gastronomiche). L’effetto “sorpresa” poi sarà garantito dalla doppia novità del finale perché, oltre all’ascesa al Montasio, in questa tappa debutterà nel percorso del Giro un altro colle inedito, il Cason di Lanza, pure dotato d’inclinazioni importanti. In “soldoni” giungere al termine di questa tappa vorrà dire aver affrontato quasi 23 Km di salita che, abbinati a una pendenza media globale dell’8,3%, potrebbero causare un terremoto, neanche troppo piccolo, in classifica generale.
Per un centinaio di chilometri, però, di salita non se ne parlerà nemmeno, se non in occasione di qualche rara intrusione. Il via sarà dato da Cordenons, cittadina situata nel punto della pianura veneto-friulana dove si “incontrano” gli ecosistemi delle risorgive e dei magredi, rispettivamente caratterizzati dall’affioramento e dall’inabissamento dei corsi d’acqua. In questa prima fase di gara il tracciato risalirà la valle del Tagliamento, toccando prima Casarza della Delizia, dove ha sede un centro studi intitolato all’indimenticato Pier Paolo Pasolini, ospitato nell’abitazione moderna del celebre regista. Nella sua marcia verso le montagne il tracciato attraverserà poi Spilimbergo, la “città del mosaico”, dalla quale nel Giro del 2011 scattò il tappone del Grossglockner, vinto dal colombiano Rujano davanti allo spagnolo Contador, che già vestiva la maglia rosa ma sarà poi squalificato per la famosa positività al clenbuterolo del Tour dell’anno prima.
Arrivati a Pinzano, dove si trova quello che un tempo era il ponte in cemento più grande d’Europa (costruito tra il 1903 e il 1906, sarà ricostruito dopo la prima guerra mondiale, in seguito alla distruzione causata dalle truppe italiane in ritirata), la pianura lascerà il passo alla montagna, ma solo come ambientazione. Superata la dolce salitella verso Forgaria nel Friuli (2,5 Km al 4,2%), infatti, si tornerà ben presto a pedalare sul piano procedendo verso Peonis, dove il gruppo transiterà davanti al piccolo monumento eretto nel luogo dove il 3 giugno 1927 fu trovato agonizzante Ottavio Bottecchia, il primo italiano a essersi imposto al Tour de France (1924 e 1925). Il “boscaiolo del Friuli”, così era soprannominato, morì due settimane più tardi senza che si riuscisse a capire i motivi del malore: le indagini ufficiali chiusero il caso come morte accidentale ma da più parti furono formulate svariate ipotesi, dall’ingestione di una bevanda fredda a un’aggressione fascista (passando per le botte di un rivale in amore), mentre due individui arrivano persino ad autoaccusarsi dell’omicidio. Con questo “assetto” si giungerà sulle rive del lago di Cavazzo, il più vasto della regione, nelle cui acque si specchia il San Simeone, il monte nelle cui viscere si scatenò l’inferno alle ventuno del 6 maggio 1976. Fu registrato là sotto l’epicentro del tremendo terremoto che sconvolse il Friuli, provocando quasi 1000 morti e distruggendo case e monumenti, compresa la chiesetta dedicata a San Simeone che si trovava sulla cima del monte e che sarà ricostruita nel 1984. Da inferno oggi quest’area è tornata a essere paradiso, suggellato dalla presenza di numerose farfalle (solo sul San Simeone sono ne state “catalogate” 650 specie autoctone!), alle quali è stato dedicato un apposito museo, aperto nel 2003 a Bordano.
Un’altra tranquillissima salita-antipasto, un pelo più impegnativa della precedente (Selletta di Mena, 1,7 Km al 6,8%), introdurrà il gruppo in Carnia, dove saranno attraversati prima il capoluogo Tolmezzo e poi la “città madre” di Zuglio, la colonia romana più settentrionale d’Italia, quella “Iulium Carnicum” dalla quale deriva anche il terzo nome della regione (Giulia). Fondata tra il 58 e il 49 a.C., diventerà in seguito sede vescovile in periodo medioevale e oggi conserva interessanti ricordi d’entrambe le “stagioni” della sua vita, l’area archeologica del Foro e la pieve gotica di San Pietro in Carnia.
Lasciata Zuglio il tracciato s’infilerà nello stretto Canale d’Incaroio, prendendo lentamente a salire verso Paularo, la località di villeggiatura che farà da spartiacque tra i due settori di questa tappa. Al Giro del 2010 in questo centro, si correva la tappa dello Zoncolan vinta da Ivan Basso, fu tenuta a “battesimo” l’inedita salita del Passo Duron e anche stavolta il passaggio da Paularo farà da apripista a un’altra novità, il Passo del Cason di Lanza. Le due ascese sono totalmente differenti, pur essendo entrambe durissime: se il Duron era corto ma bruciante, il Cason è una signora salita, dotata di numeri di tutto rispetto, a partire dai 1048 metri di dislivello da sorbirsi in due tranches separate da una discesa lunga quasi due chilometri. La prima parte è nota come Plan di Zermula ed è già impegnativa, con 5,4 Km all’8% a far da biglietto da visita al Cason vero e proprio, conosciuto sin dall’epoca medioevale quando era valicato da una mulattiera che, secondo la tradizione, fu percorsa nel 1478 dalle truppe ottomane dirette in Austria e che lassù furono respinte, dopo una sanguinosa battaglia, dalle popolazione carniche stufe delle continue scorribande turche. Per arrivare sino a 1552 metri di quota – è il terzo valico asfaltato del Friuli per altezza dopo la Sella di Rioda e lo Zoncolan – bisognerà affrontare 6,1 Km al 9,5%, con un picco del 16% e un drastico affievolimento della pendenza solo nel chilometro conclusivo, il tutto lungo una sede stradale piuttosto stretta. Identici connotati presenta la successiva picchiata, che in circa 15 Km farà “precipitare” i corridori su Pontebba, centro che fino al 1919 fu località di frontiera, spezzato in due distinti comuni da un confine risalente all’epoca della “Serenissima” e che sarà spazzato via dal Trattato di Saint-Germain, stipulato dopo la fine della prima guerra mondiale e la conseguente dissoluzione dell’impero austro-ungarico.
Attraversato questo centro, la discesa continuerà ma con mutati connotati poiché nei successivi dodici chilometri si snoderà sulla snella “Pontebbana”, strada statale decisamente meno pendente e più ampia. Quando mancheranno 21,4 Km all’arrivo si abbandonerà il “Canale del Ferro” per risalire la Val Raccolana verso il Montasio: è questo il reale punto d’inizio dell’ascesa finale che misura 10,4 Km secondo i dati ufficiali, epurati però del tratto iniziale, un falsopiano di una dozzina di chilometri (media del 2,5%) che potrebbe rivelarsi fatale se affrontato a tutta, come la strada indurrebbe a fare. Quando inizierà la salita vera s’incontrerà già una rasoiata al 14% proprio all’imbocco dei primi 6,2 Km, che con una pendenza media del 7,8% conducono alla Sella Nevea: è una prima parte d’ascesa che già da sola basterebbe a far selezione, come testimonia il successo di Pellizotti davanti a Rebellin e Simoni nell’edizione 2002 del Giro del Friuli, che si concludeva a Tarvisio dopo aver affrontato per ben due volte la Nevea. Raggiunta la piccola stazione di sport invernali, dal 2009 collegata attraverso la Sella Prevala alla stazione slovena di Bovec, inizierà il tratto al “peperoncino”, poco più di un chilometro e mezzo al 12,9% con un massimo di “piccantezza” al 20% che poi lascerà il passo a un finale dal gusto decisamente più pastoso, con la pendenza che scivolerà al 6,5% negli ultimi 2500 metri.
Sul Montasio ce n’è proprio per tutti i gusti.
Mauro Facoltosi
I VALICHI DELLA TAPPA
Selletta di Mena (300m). E’ attraversata dalla SS 512 “del lago di Cavazzo”, tra Somplago e Cavazzo Carnico. Mai affrontata come GPM, il Giro vi è transitato nel 2011, nel corso della citata tappa del Grossglockner.
Sella Plan di Zermula (1102m). Attraversata dalla strada che mette in comunicazione Paularo con Pontebba passando dal Cason di Lanza, si trova tra Paularo e la casera Ramaz. È il culmine del primo dei due tratti di ascesa verso il Cason di Lanza.
Passo del Cason di Lanza (1552m). Aperto tra i monti Zermula, Zûc della Guardia, Creta di Aip e altri rilievi della Catena Carnica Principale, è il punto più elevato toccato dalla strada che collega Paularo e Pontebba.
Sella Nevea (1190m). Aperta tra il Monte Canin e lo Jôf di Montasio, costituisce valico spartiacque tra il bacino dell’Adriatico e quello del Mar Nero, vi sorge l’omonima stazione di sport invernali ed è attraversata dalla SP 76, che mette in comunicazione Chiusaforte con Tarvisio. Sulle cartine del Giro 2013 è quotata 1162m perché i “girini” non la attraverseranno: poco sotto il valico si trova, infatti, il bivio per il Montasio.
Sella Alpe di Montasio (1496m). Attraversata dalla strada forestale asfaltata che dalla Sella Nevea sale sull’altopiano del Montasio. Si trova presso il luogo dove sarà collocato il traguardo, posto a 1502 metri di quota.
FOTOGALLERY
Foto copertina: una bella “fetta” di Montasio (http://sas.srs-vodnany.cz)