SANSEPOLCRO – FIRENZE: UN ANTIPASTINO IN SALSA ARCOBALENO
Tradizionale test iridato sulle strade della corsa rosa, oggi i “girini” andranno alla scoperta del circuito che ospiterà i prossimi mondiali di ciclismo e che li accoglierà al termine di una tappa che non dovrebbe riservare grosse sorprese. I big vivranno questa giornata nell’attesa dell’anello finale, cercando nel contempo di recuperare lo sforzo della crono. Poco spazio alle sorprese (anche se il muro di Via Salviati potrebbe riservarne qualcuna), largo alle fughe in una giornata ideale per imbastirle e portarle felicemente a termine.
È oramai divenuto una tradizione irrinunciabile, come il panettone a Natale. Stiamo parlando del test sulle strade mondiali, la succulenta anteprima al Giro sul tracciato che ospiterà i campionati del mondo, quando questi vanno in scena nella nostra nazione. La prima volta accadde nel 1955 quando – in previsione del mondiale di Frascati, il secondo disputato nella nostra nazione dopo quello di Roma del 1932 – Torriani propose una tappa in circuito con partenza e arrivo nella capitale e diversi passaggi sulla salita iridata, che si concluse con il successo dello spagnolo Bernardo Ruiz davanti a Fornara e Geminiani. Saltato l’appuntamento nel 1962, l’anno di Salò, il matrimonio tra Giro e mondiale sarà poi celebrato nel 1968 a Imola (primo Basso), nel 1976 a Ostuni (Moser a cronometro), nel 1984 a Treviso (Bontempi), nel 1993 ad Agrigento (Riis), nel 1997 a Verona (Gualdi), nel 1999 a Treviso (Gontchar a cronometro) e nel 2008 a Varese (Voigt). La magia di questo rito vivrà anche quest’anno, quando la rassegna iridata sarà di casa a Firenze, che i “girini” raggiungeranno al termine della nona frazione, una tappa che avrà sicuramente puntati conto i riflettori dei media mondiali, pur non essendo questa una giornata importante nell’economia del Giro 2013. Il tracciato è di quelli che si classificano di “media montagna”, ma non appare pericoloso, anche perché è prevedibile che il gruppo, dopo la difficile e lunga crono di Saltara, affronti questa tappa tranquillamente, almeno nella prima parte. Via libera alle fughe, dunque, con buone possibilità di andare fino al traguardo e di giocarsi la vittoria sulle difficoltà che caratterizzeranno l’anello finale. Sempre che a provarci non sia un corridore di classifica, magari un “big” bastonato dalla crono e alla caccia di un trampolino per rientrare nei “piani alti”. È quel che riuscì a Franco Chioccioli nel 1992, Giro che il toscano concluse al terzo posto, quando andò all’attacco nella frazione appenninica di Imola, recuperando parte del pesante distacco subito il giorno prima sul Terminillo. Il Chioccioli della situazione potrebbe essere lo spagnolo Rodriguez che, memore di Milano 2012, ha tutto da temere dalla tappa di Saltara e che avrà la possibilità di inscenare una sparata delle sue sul muro di Via Salviati.
Interamente toscana, e per questo consacrata alla memoria di Gino Bartali, la tappa sboccerà nel centro storico di Sansepolcro, l’antico “Borgo” natale di Piero della Francesca, insigne pittore che ha lasciato le sue principali opere nella vicina Arezzo (il ciclo della “Storia della Vera Croce, visibile nella basilica di San Francesco). Pronti, partenza, via e subito bisognerà superare le prime due delle otto ascese previste dal tracciato, ricalcando a ritroso il percorso della crono Arezzo – Sansepolcro del Giro del 1992, la prima delle quattro frazioni contro il tempo vinte da Miguel Indurain alla corsa rosa. Si passerà per il bel borgo di Anghiari, culmine del primo strappo (2,1 Km al 5,3%) e teatro di una storica battaglia combattuta il 29 giugno 1440 tra le truppe del Ducato di Milano e un’alleanza guidata dalla Repubblica di Firenze, vincitrice della sfida nonostante numericamente inferiore. La bellezza del luogo non poteva passere inosservata e così finì immortalata prima in una tela, oggi scomparsa, di Leonardo Da Vinci che illustrò proprio la tenzone là combattuta e poi in una delle fortunate pellicole di Leonardo Pieraccioni, che nel 2007 scelse Anghiari per girarvi alcune scene di “Una moglie bellissima”, film che si concluderà con uno spettacolare tramonto nelle acque del vicino lago artificiale di Montedoglio.
Superato il Valico di Scheggia (3,5 Km al 4,9%), il gruppo planerà nella valle dell’Arno, risalendone il suo tratto iniziale, il cosiddetto Casentino, area nota per le sue estese foreste, dal 1993 protette da un parco nazionale nel cui cuore si trova il monastero benedettino di Camaldoli, e ciclisticamente conosciuta per una corsa in linea riservata ai dilettanti, disputata per la prima volta nel 1910 – l’anno successivo la nascita del Giro d’Italia – e che ha avuto tra i suoi vincitori il già ricordato Bartali (1934), il suo futuro rivale Coppi (1939), Pezzi (1940) e Nencini (1953), un prestigioso palmares al quale, nel 2012, si è aggiunto il nome del campano Gennaro Maddaluno.
Prima di tornare a pedalare in salita, si procederà in piano sul fondovalle dell’Arno per poco meno di 40 Km, sfiorando il centro di Poppi, dominato dal castello dei conti Guidi, una delle principale casate toscane del medioevo. Pure questo borgo è finito nel mirino dell’obiettivo di Pieraccioni e lo si può vedere nel film che lo ha consacrato, “Il ciclone”.
Giunti nella Piana di Campaldino – sede di un’altra storica sfida armata (11 giugno 1289) che contrappose guelfi a ghibellini e alla quale prese parte Dante Alighieri, che ne farà menzione nella “Divina Commedia” – si andrà all’attacco della salita più carica di storia “ciclistica” del percorso, il Passo della Consuma, una delle vette più frequentate dal Giro di Toscana e che vanta finora sette passaggi della “corsa rosa”, nessuno dei quali finito nel carniere di Bartali, che amava molto questo valico. I “girini” del 2013 lo affronteranno da un versante secondario, già proposto nel 1996, che ne raggiunge i 1060 metri di quota passando per la piccola località di Caiano e affrontando 11 Km d’ascesa, spezzata da un tratto in dolce contropendenza, al 6% di media, con un picco massimo del 18% a inizio ascesa.
Svalicati alle porte dell’omonima stazione di sport invernali – erede di una stazione di posta attiva in epoca medioevale quando fu visitata dal Pievano Arlotto, sacerdote famoso per le sue storiche burle (grazie ad una di esse, dopo aver fatto credere d’aver smarrito dei soldi dal carniere, riuscì a impietosire l’oste ottenendone vitto e alloggio gratis, il tutto nella più totale calma essendo tutti i presenti usciti di corsa per andare alla caccia del presunto “tesoro”) – si entrerà in provincia di Firenze, tornando a puntare verso il Valdarno. Anche stavolta, però, non si seguirà la strada più diretta poiché, a un certo punto, s’interromperà la discesa per tornare a inerpicarsi, risalendo le pendici nordoccidentali del Pratomagno e portandosi fino all’Abbazia di Vallombrosa, altro millenario luogo monastico, fondata nel 1036 da San Giovanni Gualberto a 957 d’altezza, quota che sarà raggiunta al termine di una salita lunga circa come la precedente ma più impegnativa nelle inclinazioni, con gli ultimi 7,5 Km al 7,3% e picchi fino al 23%. Raggiunto il luogo dove, il 24 maggio 1990, passò primo l’italiano in maglia rosa, Gianni Bugno, che regolò allo sprint il russo Ugrumov e di una manciata di secondi il francese Mottet, si riprenderà la strada per l’Arno, ritrovandone le rive quasi 25 Km più avanti, in vista di Pontassieve, cittadina che fu pesantemente bombardata dagli alleati durante la seconda guerra mondiale, fatto che fu seguito da una feroce rappresaglia nazista e che le valse la Medaglia di bronzo al Merito Civile.
Riguadagnata la pianura, per una decina di chilometri si tornerà a pedalare sul velluto, lasciando la valle dell’Arno per passare in quella del torrente Sieci e da lì intraprendere la quinta salita di giornata, diretta alla Vetta le Croci, caratterizzata da un breve decorso (6,6 Km) e pendenza non elevata ma da non trascurare (media del 6,4%, massima del 13%). Seguirà una discesa “double-face”, morbidissima nella prima parte e poi più acclive nel tratto finale, che inizierà dopo l’attraversamento del bel centro storico di Fiesole (oltre alle chiese, da non perdere l’area archeologica dell’antica Faesulae, impreziosita in particolare dai resti del Teatro romano), dove ci s’inserirà sul circuito iridato, del quale saranno percorse una tornata e mezza. L’anello misurerà 16 Km e presenterà il traguardo a nordest del centro storico di Firenze, nel quartiere di Campo di Marte, conosciuto per i suoi impianti sportivi. Lasciata la linea del traguardo, tracciata tra gli stadi Artemio Franchi e Luigi Ridolfi (il “tempio” dell’atletica leggera fiorentina), per i primi 2,7 Km si procederà in piano, su viali ampi e scorrevoli, percorrendo un tratto della valle del torrente Affrico e lambendo il quartiere di Coverciano, noto in ambiente sportivo per la presenza del Centro tecnico federale della Federcalcio, istituito nel 1959 e presso il quale si trova anche un museo dedicato allo sport più popolare d’Italia. Imboccata Via San Domenico avrà inizio la prima delle due salite che “infarciranno” il circuito e che, in questa tappa, riporterà il gruppo nel cuore di Fiesole in 4,5 Km, inclinati al 6%. La successiva discesa è un pelo più lunga, quasi 5 Km, ed è strutturata in due parti distinte con la prima metà decisamente tecnica e più ripida (3 Km al 5,9%, massima del 10%) e la seconda tracciata sulla scorrevole statale “Brisighellese Ravennate”, all’imbocco della quale la planata sarà interrotta da un breve ma secco zampellotto (7%). Tornati nella “città del giglio”, dal quadrivio situato non lontano dall’antica Badia Fiesolana – chiesa che rivestì il ruolo di cattedrale di Fiesole fino al 1026, quando fu abbattuta e poi ricostruita prima dai camaldolesi e poi su iniziativa di Cosimo il Vecchio – partirà la seconda e più dura asperità del mondiale fiorentino, il muro di Via Salviati. I connotati sono proprio quelli delle “pareti” che imperversano nelle classiche fiamminghe, vale a dire brevità (si brucerà tutto nel volgere di appena 600 metri), forte pendenza (media del 9%, massima del 20%), carreggiata stretta e strada dritta come un fuso. Mancherà solo il pavé, ma tutto questo basta e avanza a fare di questo strappo il punto chiave del mondiale e anche di questa tappa. L’epilogo sarà fissato 5 Km più avanti, dopo aver affrontato una dolce discesa, un secondo e ancor secco zampellotto (150 metri al 12%) e un cavalcavia subito prima dell’immissione nell’interminabile rettifilo del traguardo, lungo quasi 12000 metri.
Questo il menù di una giornata che da una parte si annuncia “tranquilla” e dall’altra particolarmente “corposa”, l’ultima di salite tenere prima della grande scorpacciata alpina.
MODIFICHE AL PERCORSO
Modificato il versante d’ascesa al Passo della Consuma (non si salirà da Caiano ma da Montemignaio, 16,9 Km al 3,9% max 10%), nel finale non si potrà effettuare tutto il circuito dei mondiali a causa della presenza di diversi cantieri. Dopo il GPM di Vetta le Croci, i corridori scenderanno a Pian di Mugnone dove si innesteranno contromano sul circuito iridato andando ad affrontare la salita di Fiesole dal versante che sarà percorso in discesa al mondiale (3 Km al 5,7% max 11%). Scesi nella zona dello stadio si uscirà dal circuito e ci si porterà quindi a sud del centro del capoluogo toscano, dove la tappa si concluderà in Piazzale Michelangelo, con gli ultimi 1800 metri in salita al 3%
Mauro Facoltosi
I VALICHI DELLA TAPPA
Valico di Scheggia (575 m). Valicato dalla SP 43 “della Libbia” tra Anghiari e Chiassa, è localmente conosciuto come “Passo della Libbia”. È quotato 576 sulle cartine ufficiali del Giro 2013 mentre il pannello di valico riporta il toponimo di “Valico della Scheggia”. È stato affrontato due volte come GPM alla corsa rosa, nei due precedenti citati nell’articolo: nel 1990 transitò in testa l’australiano Anderson nel corso della Fabriano – Vallombrosa, due anni più tardi sarà Indurain il più veloce nel corso della crono di Sansepolcro.
Passo della Consuma (1060 m). Valicato dalla SS 70 “della Consuma”, mette in comunicazione il Casentino (Poppi) con il Valdarno superiore (Pontassieve). È quotato 1028 sulle cartine ufficiali del Giro 2013. Dall’istituzione dei GPM (1933) la corsa rosa vi è salita sette volte, la prima nel 1934, l’ultima nel 2000: i conquistatori di questa vetta sono stati Camusso nel 1934, Volpi nel 1940, Pellegrini nel 1959, l’elvetico Sutter nel 1978, il belga Van Impe nel 1983, Della Vedova nel 1996 e il colombiano González Pico (“Chepe”) nel 2000.
Passo della Catena (512 m). È il luogo che sulle cartine ufficiali del Giro 2013, dove è quotato 548 metri, è segnalato con il toponimo di “Vetta le Croci”, relativo al vicino ed omonimo valico (non toccato dal tracciato della tappa, dal quale transita la SS 302 “Brisighellese Ravennate”). Coincide con il quadrivio, nel quale confluiscono le strade che salgono al valico da Molino del Piano (Sieci) e Fiesole (Montereggi). Il Giro vi è salito nel 1996 (tappa Arezzo – Prato, vinta da Massi) e nel 2000 (tappa Corinaldo – Prato, vinta da Axel Merckx) ma, a differenza di quanto accadrà quest’anno, non fu traguardo GPM.
RINGRAZIAMENTI
Segnaliamo che le citazioni cinematografiche (nel testo e nella fotogallery) sono frutto della collaborazione con il sito www.davinotti.com, che ringraziamo per la disponibilità.
FOTOGALLERY
Foto copertina: l’arcobaleno a Firenze (flickr)