NIENTE CRONO? MARTIN SE NE INVENTA UNA
Il 27enne di Cottbus stacca i sette compagni di fuga nella discesa conclusiva e percorre in solitudine gli ultimi 20 km verso Men Tou Gou strappando la maglia di leader a Viviani e ipotecando il Tour of Beijing malgrado l’assenza di prove contro il tempo. A 46” giunge il gruppetto inseguitore regolato da Gavazzi su Capecchi e Nocentini, a 50” il plotone con Boasson Hagen, Hesjedal e Sanchez
Foto copertina: Tony Martin vince la seconda frazine della corsa cinese (www.cyclingweekly.co.uk)
La seconda tappa del Giro di Pechino, 126 km dalla capitale cinese a Men Tou Gou, si presentava come una delle frazioni decisive della corsa per via della presenza di quattro salite tra cui una di 10,1 km al 4,9% posta dopo 83 km e contrassegnata come gpm di 1a categoria e un’altra di 3,6 km al 5,6% con la vetta a 23 km dal traguardo. Dopo un avvio a ritmo sostenuto la fuga di giornata è nata al km 34 di Mathias Frank (Bmc), Juan Manuel Garate (Rabobank), David Tanner (Saxo Bank-Tinkoff), Ivan Gutierrez (Movistar) e Maxim Belkov (Katusha) che hanno acquisito un vantaggio massimo di 3′40” ma la corsa si è accesa sulla salita di 1a categoria in cui la Euskaltel Euskadi, a caccia di punti con il suo leader Samuel Sanchez per rimanere nel circuito World Tour, ha operato con Igor Anton e Ivan Velasco un forcing che ha portato al ricongiungimento con i battistrada e che ha ridotto il gruppo dei migliori a 25 unità , tra cui il campione uscente Tony Martin (Garmin), Edvald Boasson Hagen (Sky), Rui Alberto Faria da Costa (Movistar), Ryder Hesjedal e Daniel Martin (Garmin), Haimar Zubeldia (RadioShack) e i nostri Moreno Moser ed Eros Capecchi (Liquigas), Francesco Gavazzi (Astana) e Rinaldo Nocentini (Ag2r), i cui compagni di squadra hanno a loro volta supportato gli uomini della Euskaltel nel portare avanti l’azione, e non c’è stato nulla da fare per il primo gruppo inseguitore che è rimasto a lungo intorno al minuto di distacco con RadioShack, Orica-GreenEdge e Lampre a tirare rispettivamente per Daniele Bennati, Manuele Mori e Allan Davis ma non è più riuscito a rientrare, mentre fin dalle prime rampe ha perso contatto il leader della generale Elia Viviani (Liquigas) che ha chiuso con un distacco superiore ai 13′.
Il primo a muoversi sull’ultima salita è stato Tony Martin ma l’azione decisiva è stata promossa da Nocentini, alla cui ruota si sono portati il due volte campione del mondo a cronometro, Rafal Majka (Saxo Bank-Tinkoff), Tomasz Marczynski (Vacansoleil) Tom Slagter (Rabobank) e in prossimità dello scollinamento anche Daniel Martin, Capecchi e Gavazzi mentre Moser ha tentato a sua volta di replicare ma non ha avuto le gambe per riagganciarsi; Nocentini ha dettato il ritmo praticamente fino alla vetta ma nel primo tratto della discesa Tony Martin, approfittando di un attimo di distrazione dei compagni d’avventura, ha preso qualche metro di vantaggio e una volta che la strada è tornata pianeggiante ha fatto valere le sue grandi doti di passista tenendo da solo a distanza i 7 inseguitori e il resto del gruppo, in cui Boasson Hagen rimasto senza compagni di squadra è stato il più attivo nel tentare di limitare i danni. Non c’è stato però nulla da fare di fronte all’atleta di Cottbus che ha continuato ad incrementare il proprio vantaggio e ha tagliato il traguardo di Men Tou Gou con 46” su Gavazzi, Capecchi e Nocentini che hanno regolato il plotoncino degli inseguitori quasi raggiunto nel finale dal gruppo di Boasson Hagen, Hesjedal, Moser e Sanchez che ha chiuso a 50” mentre il plotone con Bennati e Mori è giunto con un ritardo di 2′53”.
La nuova classifica generale vede Tony Martin saldamente al comando con 50” su Gavazzi, 52” su Capecchi e 56” su Boasson Hagen, Nocentini, Daniel Martin, Marczynski e Majka e alla luce della condizione mostrata il tedesco sembra ormai avviato a conquistare per il secondo anno consecutivo un Tour of Beijing che alla vigilia sembrava essergli precluso in virtù dell’assenza di prove a cronometro; la terza frazione, 162,5 km da Men Tou Gou a Badaling ai piedi della Muraglia Cinese, non è comunque da sottovalutare con una salita di prima categoria nella prima parte del percorso e gli ultimi 20 km di ascesa verso il traguardo, anche se si tratta più di un lungo falsopiano e solo nell’ultimo km le pendenze arrivano al 6,3%.
Marco Salonna