LA MOVISTAR INGRANA LA QUINTA(NA)
Dopo il successo di Carlos Alberto Betancur nella scorsa edizione, il Giro dell’Emilia 2012 va ad un altro colombiano, Nairo Quintana Rojas. Staccati nel finale Pozzovivo e Pellizotti, scavalcati negli ultimi metri anche dal rientrante Kessiakoff. Netta la selezione prodotta dai cinque passaggi sul San Luca, che ha tagliato fuori sin dal primo passaggio il vincitore 2011 e Vincenzo Nibali.
Foto copertina: Nairo Quintana alza le braccia in cima al San Luca (foto Roberto Bettini)
Sventola ancora il tricolore colombiano sul podio del Giro dell’Emilia, per la seconda edizione consecutiva. Un anno fa, era stato Carlos Alberto Betancur ad iscrivere la repubblica sudamericana all’albo d’oro di una delle classiche più sottovalutate del calendario, con il terzo posto di Rigoberto Uran a completare la festa; questa volta è toccato a Nairo Quintana consolidare la credibilità di un movimento in fortissima crescita, che ha in Henao e Duarte, oltre ai tre sopracitati, atleti che promettono di dire la loro nelle stagioni a venire, tanto sulle tre settimane quanto in gare di un giorno.
Dopo il grande lavoro svolto in appoggio a Valverde alla Vuelta, dove per tutta la seconda parte di corsa ha rappresentato la quarta forza in salita, dietro Contador, Rodriguez e il suo capitano, e alla luce del Lombardia corso da protagonista appena sette giorni fa, sarebbe quanto mai forzato definire Quintana un vincitore a sorpresa; tanto più che il lotto partenti appariva alla vigilia tristemente modesto, non all’altezza di un percorso meraviglioso sia dal punto di vista tecnico sia da quello dello scenario. Ad impressionare è stata però l’autorevolezza – verrebbe quasi da dire la facilità – con la quale il 22enne di Combita ha avuto ragione della concorrenza, levata di ruota con appena uno scatto e mezzo sull’ultima scalata al San Luca.
Lo status di Quintana è ormai tale da aver indotto la Movistar a sacrificare per lui anche Giovanni Visconti, relegato ad un ruolo ora di apripista, ora di stopper, interpretato peraltro con un’umiltà spesso sconosciuta anche a corridori che non possono vantare – fra l’altro – i tre titoli di campione d’Italia del siciliano.
Visconti si è mosso per la prima volta al secondo passaggio sull’ascesa simbolo del Giro dell’Emilia, tentando verso fine salita di riportarsi, in compagnia di Emanuele Sella e Matteo Rabottini, su uno scatenato Fabio Aru, la cui violentissima sparata si è però arenata già al successivo passaggio. Fino ad allora, la corsa era vissuta dapprima su una maxi-fuga di venti corridori (Ciavatta, Masciarelli, Koren, Sarmiento, Bono, Pate, Belletti, Bouet, Ponzi, Renev, Margalliot, Chiarini, Caccia, Naulleau, Charteau, Marentes, Ospina, Piscopiello e Busato), saggiamente rintuzzata dal gruppo entro il cinquantesimo chilometro, quindi sul contrattacco promosso da Caruso, Marzano, Tiralongo, Ermeti, Ochoa e Charteau. Gli ultimi due si sono arresi già sulla Croce delle Pradole, prima salita in programma, mentre gli altri, giunti a sfiorare i 7’ di vantaggio, hanno tenuto duro fino al circuito conclusivo, sul quale si sono però presentati con un margine ormai ridotto a 45’’ circa.
Neutralizzato un tentativo di Proni, Nordhaug e Codol sul Valico di Badolo, il gruppo ha affrontato ad andatura controllata il primo San Luca, concedendo a Tiralongo, rimasto solo al comando, di procrastinare di una tornata il ricongiungimento, mentre già abbandonavano ogni sogno di gloria il campione uscente e Vincenzo Nibali, comprensibilmente stremato dopo una stagione infinita. A riportarsi per primo sull’uomo Astana, al secondo giro, è stato Miguel Angel Rubiano Chavez, prima della già citata sfuriata di Aru con annessa risposta di Visconti, Rabottini e Sella, quest’ultimo unico in grado di colmare del tutto il distacco.
Il terzo transito sul San Luca, pur senza vedere azioni particolarmente decise, ha rappresentato però lo snodo chiave della gara: ripresi i battistrada sotto l’impulso del solito Visconti, il plotone si è ridotto ad appena diciannove unità , giunte sfilacciate in cima ma ricompattatesi lungo la discesa. Una selezione netta e irreversibile, che ha fatto da prologo allo sganciamento del gruppetto buono alla penultima tornata, favorito da un allungo di Rabottini e direttamente causato dall’attacco di Sorensen e Chiarini nel tratto finale del San Luca. Soltanto lo stesso Rabottini, Kessiakoff, Pozzovivo, Pellizotti, Rubiano, Quintana e un infaticabile Visconti hanno avuto la forza di riportarsi sotto, giungendo compatti ai piedi della salita per l’ultima scalata.
I due Movistar hanno approcciato in testa l’ascesa, sulla quale Quintana ha imposto la prima accelerazione, trascinandosi dietro Pellizotti, Pozzovivo e Kessiakoff. In vista del tratto più impegnativo, il campione d’Italia ha piazzato il suo scatto, apparso però più un atto dovuto che un convinto tentativo di fare la differenza. Prima ancora che Pellizotti si rialzasse, infatti, Pozzovivo ha avuto modo di rilanciare ulteriormente, senza comunque produrre particolari danni. Tanto atteso quanto immarcabile, l’ormai prevedibile allungo di Quintana, visibilmente a suo agio alla ruota dei due italiani, è arrivato sulle ultime rampe estreme della salita, sufficienti a scavare un divario che il successivo tratto di falsopiano ha provveduto a dilatare e a rendere in breve tempo incolmabile.
Dopo poco più di 4h 40’ di gara, Quintana ha così coronato la stagione della sua rivelazione, dopo aver conquistato Vuelta a Murcia, Route du Sud e la tappa di Morzine del Giro del Delfinato. Inutile, se non per accaparrarsi la piazza d’onore, la rimonta finale di Kessiakoff, 2° a 3’’, capace di scavalcare negli ultimi metri Pellizotti, 3°, e un Domenico Pozzovivo piantatosi nel tratto teoricamente più agevole e rimasto fuori dal podio.
A riprova della selettività del tracciato, i componenti del gruppetto di testa hanno tagliato il traguardo uno per volta, con distacchi che raramente capita di registrare anche in gare ben più blasonate e non soggette alla limitazione dei 200 km. Varrebbe forse la pena di cercare di valorizzare diversamente una corsa come il Giro dell’Emilia, magari evitando di collocarla non soltanto a fine stagione, ma anche alla vigilia della Parigi – Tours; una corsa infinitamente più modesta sotto qualsiasi punto di vista, ma nobilitata dalla partecipazione di nomi che fanno impallidire quelli presenti al via stamane.
Matteo Novarini