GIRO 2013, UN CORTEGGIAMENTO CON LA TESTA
E’ nato il 96° Giro d’Italia, un’edizione della corsa rosa che si è aperta a Wiggins, ma senza farlo in maniera spudorata. Aumenteranno dunque i chilometri a cronometro ma non assisteremo a un depauperamento delle frazioni montane che, secondo la tradizione del Giro, saranno succulente e ben condite. Cason di Lanza e Montasio, Jafferau e Galibier, Gavia, Stelvio e Tre Cime permetteranno agli scalatori di controbattere ai colpi che saranno loro inferti nella lunga crono marchigiana e daranno a tutti i favoriti pari opportunità di mettere il loro nome al vertice della classifica finale.
Foto copertina: l’altimetria del tappone delle Tre Cime di Lavaredo (www.gazzetta.it)
Anche il Giro ha spalancato la porta a Wiggins, ma non certo la finestra. Se corteggiamento c’è stato nei confronti del britannico per averlo ai nastri di partenza del Giro 2013, è stato fatto con la testa e non con il cuore, senza cadere in quella sorta di servilismo fantozziano, di diretta e sfacciata proposta di matrimonio che aveva portato gli organizzatori dell’ultimo Tour ad aumentare le crono e a tagliare le montagne, col risultato di aver imbastito una corsa poco appetitosa, per gli avversari ma anche, sotto sotto, pure per il diretto interessato. Il risultato è evidente e l’evidenza è il programma del 96° Giro d’Italia, presentato domenica 30 settembre a Milano: ci saranno più chilometri a cronometro da digerire rispetto al recente passato ma anche una tappa in più d’alta montagna rispetto a quelle previste nella scorsa edizione, per un tracciato completo, che non strizzerà totalmente l’occhio né a un corridore, né ad un altro. Corretto il tiro sulle cronometro, gli organizzatori hanno poi medicato la “ferita” apertasi lo scorso anno per la scelta di sacrificare l’Italia meridionale in favore delle tappe iniziali in Danimarca. Stavolta proprio dal sud si partirà e laggiù si trascorrerà la prima settimana di gara, per poi attraversare di volata il centro della nazione (3 sole tappe) e giungere quindi nelle regioni settentrionali che, come il solito, faranno la “parte del leone” accogliendo le rimanenti dodici frazioni, comprensive di tutte le giornate montane.
Proprio per non servir subito la pappa pronta al corridore in maglia Sky, la corsa non salperà con il tradizionale prologo d’apertura ma con una spettacolare frazione in circuito disegnata sulle strade di Napoli, imitando una scelta recentemente adottata dal Tour (Brest 2008, Les Herbiers 2011 e Corsica 2013) e piuttosto desueta sulle strade della corsa rosa, che era scattata l’ultima volta con una tappa “normale” nel 2003, quando il Giro si era aperto a Lecce con il “circuito del Salento”.
Le lancette dei cronometri dovranno comunque attendere solo ventiquattrore per cominciare a scorrere poiché al secondo giorno di gara sulle affascinanti strade dell’isola d’Ischia andrà in scena una breve ma impegnativa cronometro a squadre, tortuosa e movimentata sulla falsariga della prova che aveva visto sbocciare il Giro sull’isola della Maddalena, nel 2007.
Dopo la mossa tappa di Marina di Ascea il Giro 2013 toccherà il suo estremo meridionale in quel di Serra San Bruno, capolinea di una tappa di media montagna che dovrebbe far meno selezione di quella disputata dodici mesi prima a Rocca di Cambio, prima meta montana del Giro vinto da Hesjedal.
La risalita della penisola principierà da Cosenza per raggiungere prima Matera e poi Margherita di Savoia, entrambi traguardi studiati per gli sprinter (con qualche difficoltà nel finale lucano). Con lunghi trasferimenti ci si porterà nelle regioni dell’Italia centrale dove, dopo la nervosa tappa di Pescara (caratterizzata da un paio di muri da non sottovalutare) si andranno ad affrontare le prime due giornate di gara da segnare in rosso sul taccuino. L’11 maggio, un sabato, sarà il giorno pro Wiggins, che avrà 55 Km per scatenarsi tra Gabicce Mare e Saltara, estremi di una cronometro non totalmente congeniale ai passistoni come il britannico per la presenza di parecchi saliscendi, soprattutto nella prima metà del tracciato. La tappa del giorno successivo, invece, avrà tutt’altra spessore poiché – pur non avendo “potenziale” in classifica – con l’epilogo a Firenze permetterà al gruppo di testare le strade dei prossimi mondiali.
Archiviato il “Giro della velocità”, dopo un giorno di riposo inizierà quello delle salite che, arrivando più ritardi rispetto all’anno scorso, non debutteranno con tappe di “acclimatamento” com’erano state quelle di Rocca di Cambio e Lago Laceno (Serra San Bruno a parte). Si andrà, invece, subito al sodo con l’impegnativo arrivo in quota sull’altopiano del Montasio preceduto dal Passo del Cason di Lanza, due ascese molto impegnative che finora non erano mai state affrontate alla corsa rosa, foriere dei primi probabili terremoti in classifica. Nulla da temere, invece, dalla tappa successiva che, pur proponendo l’arrivo in salita al Lago del Vajont del cinquantennale della tragica frana, non presenterà inclinazioni insormontabili, né sull’ascesa finale, né sulla precedente Sella Ciampigotto.
Due facili tappe – arrivi a Treviso e Cherasco – traghetteranno il gruppo ai piedi della catena alpina franco-piemontese dove, all’inizio dell’ultima settimana di gara, il Giro ritroverà una salita che aveva sedotto e abbandonato 40 anni prima, lo Jafferau, sulla quale si era imposto un certo Eddy Merckx: sarà il traguardo della tappa di Bardonecchia, rimasto com’era ai tempi del “cannibale” per quanto concerne le pendenze (7,2 Km al 9%, massima del 14%) mentre non ci sarà più l’allora fondo sterrato. Toccherà quindi all’unico sconfinamento del Giro 2013 che, anche in omaggio alla 100a edizione del Tour de France, “violerà” la vetta più simbolica della Grande Boucle, quel Col du Galibier sul quale svetta il monumento eretto alla memoria del fondatore della corsa francese e sul quale svettò anche Pantani nella storica tappa delle Deux Alpes. I “girini” saliranno proprio dal versante dell’impresa del “Pirata”, quello più duro, dopo aver superato anche i passi del Moncenisio e del “Telegrafo”, completando così la prima di tre frazioni che la corsa rosa dovrebbe effettuare oltralpe. Pare, infatti, che RCS Sport abbia stipulato un contratto che porterà il Giro in queste terre per tre volte in cinque anni, con mete già prefissate nella citata stazione delle Deux Alpes e alla mitica Alpe d’Huez.
Tornando al Giro 2013, dopo la seconda sosta si ritornerà sul Moncenisio che sarà valicato anche viaggiando in direzione di Ivrea, traguardo interessante per la presenza, nel finale, della breve ma secca ascesa di Andrate. Torneranno protagonisti i velocisti nella successiva frazione di Vicenza (Colli Berici permettendo), collocata alla vigilia delle tre tappe “clou”, un trittico introdotto dalla cronoscalata alla Polsa, un’altra ascesa che il Giro ha estratto dal baule dei ricordi e sulla quale non metteva ruota dal 1970. L’indomani la premiata ditta Vegni & Acquarone proporrà un’accoppiata inaudita, anche perché l’unica volta che Torriani pensò di far affrontare Gavia e Stelvio nello stesso giorno (tappa Trento – Passo Resia del 1961) fu poi costretto dalla neve a ripiegare su di un percorso alternativo: i due mitici colli – col primo affrontato in partenza – saranno il piatto forte della 19a frazione, che terminerà con l’arrivo in salita in Val Martello, primizia lunga quasi 22 Km. Una tappa breve (138 Km) ma intensa e faticosa, che sarà seguita dall’unico vero tappone dell’edizione 2013: 202 Km per approdare alle mitiche Tre Cime di Lavaredo e rivivere lassù un’altra giornata di grandissimo pathos agonistico, come quella che rischiò di far capitolare il grandissimo Merckx nel 1974. Solo lassù sapremo con assoluta certezza chi, l’indomani, vestirà la definitiva maglia rosa nell’insolita cornice finale di Brescia, con la tappa conclusiva che tornerà a essere “affaire” per velocisti. È là che sarà scritta la parola “fine” a un’edizione del Giro certamente non “Wiggo-dipendente”.
Mauro Facoltosi