UN’ALTRA CLASSICA PER LA COLLEZIONE DI GILBERT

settembre 25, 2012
Categoria: Approfondimenti

Con la conquista del Campionato del Mondo il vallone è riuscito ad aggiudicarsi una delle poche classiche che ancora non facevano parte del suo incredibile palmares. Un successo ottenuto anche grazie ad una condotta di gara perfetta da parte del Belgio mentre lo stesso non può dirsi per la tattica piuttosto confusionaria adottata da Spagna e Italia.

Foto copertina: Gilbert, l’iride e l’oro (foto Bettini)

Philippe Gilbert: dopo la sontuosa abbuffata di corse di un giorno della passata stagione, quest’anno il vallone aveva deciso di concedere anche agli altri di soddisfare i loro appetiti. Così è avvenuto per quanto riguarda la prima parte dell’anno tuttora in corso, mi riferisco alle classiche del Nord e a quelle agostane, in cui tutti i contendenti principali del belga hanno potuto cogliere successi importanti. Il programma di Gilbert, infatti, prevedeva il raggiungimento del picco di forma massimo proprio in concomitanza dell’appuntamento iridato.
Come nella panificazione, ormai da tempo, i panettieri sono soliti usare lievito chimico in sostituzione di quello naturale per evitare gli inconvenienti di una lievitazione o troppo tardiva o eccessivamente precoce, lo stesso può dirsi nel caso del belga il quale è riuscito a tornare lo spietato dominatore dell’anno passato esattamente nel giorno prefissato. Nella spaventosa progressione finale sul Cauberg abbiamo rivisto, ne più né meno, la “copia” degli arrivi dell’Amstel 2010 e 2011. Voto: 10

Edvald Boasson Hagen: con l’argento mondiale ha dimostrato, o meglio ha confermato di essere uno degli atleti più pericolosi e competitivi sui percorsi ondulati. Rimasto ben coperto fin sul Cauberg, nulla ha potuto contro lo strapotere di Gilbert su quello strappo ma l’età è dalla sua e in futuro riuscirà sicuramente a vestire la maglia iridata. Voto: 8

Alejandro Valverde: uscito della Vuelta in ottime condizioni di forma, in salita sembrava l’unico a poter tenere la ruota di Gilbert e, forse, in cuor suo pensava addirittura di poterlo staccare date le ottime prove offerte sulle ripide salite spagnole. Ma anche l’Embatido si è dovuto inchinare alla potenza del belga, raggranellando una medaglia di bronzo molto amara per sé e per la squadra. Voto: 7

Thomas Voeckler: capitano della nazionale francese, si era preparato a puntino per l’appuntamento iridato. Aveva dichiarato, addirittura, di essere disposto a “snaturarsi”, cioè di reprimere la sua indole di instancabile attaccante pur di riuscire a vincere il Mondiale. Abile come suo solito nell’intuire quando un azione può avere buon esito, si è inserito nel tentativo promosso da Contador insieme ad un compagno. Successivamente, quando il gruppo principale si stava avvicinando, ha preferito non seguire il suo istinto e si è fatto assorbire dagli inseguitori senza accennare nemmeno uno scatto. Ha chiuso nell’anonimato, pur posizionandosi nella top ten. Voto: 5,5

Peter Sagan: dopo una stagione così intensa non si poteva chiedere al ventiduenne slovacco di essere competitivo anche al Mondiale. Ha provato a tener duro e ha anche risposto ad un tentativo di allungo al penultimo giro, sul falsopiano dopo il Cauberg, ma le gambe non erano certo quelle dei giorni migliori. Voto: 5

Simon Gerrans: con l’assenza di Evans, che sarebbe stato sicuramente protagonista su di un tracciato così disegnato, i gradi di capitano della nazionale australiana se li era aggiudicati di diritto il vincitore della Milano-Sanremo di quest’anno. Anche se ha fatto lavorare la squadra per qualche chilometro non lo si è mai visto. Voto: 4

Belgio: erano i favoriti della vigilia e si sono assunti l’onere di controllare la corsa fin dal principio, agevolati in questo compito dall’aiuto inaspettato della Gran Bretagna. Molto attivo in particolare Gianni Meersman, tutti i potenti passisti belgi, da Leukemans a Van Summeren, hanno dimostrato un fondo ed una resistenza davvero notevoli. Evidentemente il piano tattico elaborato dalla squadra vedeva in Gilbert il capitano designato dato che Tom Boonen, co-capitano insieme a quest’ultimo, avrebbe preferito di certo un’andatura più blanda mentre ha patito il ritmo elevato imposto dai compagni sin dalle prime battute di gara ed è stato così costretto a rinunciare al bis nel Campionato del Mondo. Voto: 10 e lode

Italia: una tattica pressoché perfetta fino a due terzi di gara s’è risolta in un pasticcio completo nel finale. L’inserimento dell’ottimo Cataldo nella fuga del mattino ha permesso ai compagni di rimanere coperti mentre la successiva azione di Nocentini, scaturita dal tentativo promosso da Flecha, non ha consentito alla Spagna di essere in superiorità numerica nel gruppetto degli attaccanti. Ulissi e Marcato, poi, sono stati attenti e pronti a rispondere all’allungo di Contador, creando così una situazione a noi favorevole dato che nel gruppetto di testa proprio il giovane toscano sarebbe stato il più veloce in caso di arrivo in volata. Purtroppo questa azione è naufragata ed allora gli altri azzurri, i capitani della vigilia che fino a quel momento erano rimasti giustamente inattivi, Paolini, Nibali, Moser e Gatto, avrebbero dovuto provare a movimentare la corsa cioè tentare di scongiurare in tutti i modi possibili un arrivo a ranghi compatti ai piedi del Cauberg. Invece, tutti e quattro, per varie ragioni, hanno commesso gravi errori. L’ex alfiere di Bettini è apparso in ottima condizione ma ha corso in maniera a dir poco distratta e questo non è da lui; infatti troppo spesso è rimasto scoperto in testa al gruppo a prendere aria e, nel corso dell’ultimo giro, quelle energie sprecate non gli hanno consentito di giocarsi le proprie carte. Il siciliano, invece, pensavo avesse ormai compreso che per battere Gilbert è necessario sfiancarlo a fondo sulla distanza (vedi la Liegi di quest’anno e il Lombardia 2011) perché cercare di attaccarlo solo sull’ultimo strappo è una tattica suicida. Le dichiarazioni a fine corsa di Vinokourov, futuro manager dello Squalo, confermano quanto appena scritto sulla condotta di Vincenzo. Moser, forse, ha sofferto troppo il chilometraggio dato che è stato l’atleta più giovane a correre il Campionato del Mondo anche se bisogna ammettere che le prove offerte in Canada potevano far sperare in qualcosa di più. Gatto, primo fra gli italiani (13º) non si è mai visto, segno di una pessima condizione di forma. Proprio il tredicesimo posto di quest’ultimo, come miglior risultato ottenuto dall’Italia, dovrebbe far riflettere il commissario tecnico e la federazione circa la scelta scriteriata di escludere dalla nazionale atleti che, con ogni probabilità, avrebbero potuto ottenere un piazzamento migliore. Voto: 5

Spagna: l’intervista rilasciata da Freire a gara conclusa ha suffragato la tesi, che molti avevano espresso alla vigilia, di un clima piuttosto teso all’interno della squadra iberica. Infatti, la presenza di troppi campioni, da Freire a Valverde, passando per Contador e Rodriguez e Sanchez, non ha permesso alla formazione di muoversi compatta per cercare di vincere la corsa. Si è venuta, in sostanza, a creare la medesima situazione che si viveva all’interno della nazionale italiana fino a pochi anni fa, in cui ogni atleta faceva gara a sé, cercando addirittura di impedire ad un compagno, in qualche caso, di vincere (vedi Lisbona 2001). Il Tricampeon, giunto alla sua ultima corsa in carriera, non ha gradito la condotta un po’ troppo esuberante di Sanchez, Flecha e Contador. In particolare ha accusato questi ultimi di aver favorito spudoratamente Valverde, il quale poi non è riuscito a concretizzare appieno il lavoro svolto dai compagni. Insomma, un vero disastro tattico, salvato solo parzialmente dalla medaglia di bronzo agguantata da Valverde, perché le condizioni per puntare al risultato più ambito, con un Freire in stato di grazia, erano presenti e non sono state sfruttate. Voto: 6

Gran Bretagna: affetti da una vera e propria sindrome, quella di portare a spasso il plotone tutta la corsa, sempre e comunque, quale che sia la circostanza, indipendentemente che siano i favoriti o no. Cavendish, il campione uscente, ha onorato il titolo conquistato a Copenhagen tirando il gruppo per più chilometri, fino a quando il percorso glielo ha consentito, mentre gli altri compagni, da Swift a Stannard, si sono messi a totale disposizione del capitano Tiernan Locke. Questo ciclista semisconosciuto, autore di qualche bella prova in stagione (soprattutto su strappi molto arcigni), ha corso come se fosse il padrone della gara ma, dopo essersi abilmente inserito nel tentativo promosso da Contador, è scomparso totalmente dalla scena. Voto: 6

Germania: se il gruppetto comprendente, tra gli altri, Contador e Ulissi, non è giunto al traguardo, buona parte del merito lo si deve riconoscere ai tenaci passisti tedeschi, i quali hanno collaborato attivamente con i belgi nel tentativo di recupero. L’obiettivo era quello di favorire la possibile volata finale del giovane capitano Degenkolb. Quest’ultimo ha sofferto parecchio l’ultimo passaggio sul Cauberg ma è comunque riuscito a gestirsi e cogliere un onorevole quarto posto, dimostrando così di non essere semplicemente un velocista puro. Voto: 7

Olanda: il perché non abbiano collaborato nel “gruppetto-Contador”, essendo presente anche Gesink, rimane un mistero. Forse speravano di avere più possibilità di vittoria arrivando in volata con Boom? Il quinto posto finale di quest’ultimo boccia senza replica la tattica olandese. Voto: 5

Colombia: eravamo abituati ad una squadra di comprimari mentre ora, con l’arrivo di Betancur, Henao e Uran le aspettative nei confronti della squadra sudamericana sono profondamente cambiate. La giovane età e il chilometraggio non hanno consentito agli atleti di lottare per il podio ma si sono comunque resi protagonisti di qualche azione degna di nota, in particolare con il vice campione olimpico. Voto: 5,5

Francesco Gandolfi

gandolfi.francesco@libero.it

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