IL KAZAKISTAN FESTEGGIA LUTSENKO IN CIMA AL MONDO
La prova mondiale in linea degli under 23 è conquistata dal kazako Alexey Lutsenko che con un ottimo spunto finale batte il francese Coquard e il belga Van Asbroeck. Primo degli italiani è Fabio Felline che ottiene un misero 39° posto dopo una gara all’insegna dell’attacco con tutti gli italiani che hanno provato a portare via un gruppetto.
Foto copertina: Lutsenko è campione del mondo U23 (foto Bettini)
177 chilometri di corsa di cui 22 praticamente in salita non hanno posto ostacoli ad un finale in volata e così 50 corridori si sono giocati la corsa. Percorso sopravvalutato? Le prime due gare in linea sostengono questa ipotesi di un tracciato che sembrava tutto sommato selettivo sulla carta ma che non ha dato le stesse risposte sulla strada, ma c’è da dire che la corsa la fanno i corridori e dunque attenzione a mettere sullo stesso piano la statistica con l’imprevedibilità di una corsa ciclistica in previsione delle ultime prove.
Per quanto riguarda la cronaca della gara possiamo dividerla in due parti: la prima parte contraddistinta dalla fuga di giornata composta da tre corridori, lo svedese Dahlstrom, il giapponese Kiroshita e più tardi raggiunti dall’australiano Freiberg, che ha avuto un vantaggio massimo di circa sette minuti ma è stata inevitabilmente raggiunta quando al traguardo mancavano ancora quattro giri, quindi 60 chilometri.
Da quel momento in poi sono iniziate, forse con un po’ di ritardo, le strategie delle squadre interessate a rendere gli ultimi giri un vero e proprio inferno a chi ripone la propria forza sulla velocità, e le squadre più vivaci sono state sicuramente l’Italia, il Belgio, la Russia, la Germania e la Francia, senza dimenticarci dell’Australia.
Sono stati tre giri corsi a tutta con scatti e controscatti a comporre la sceneggiatura, compresi i favoriti che non disdegnavano di mettere le proprie ruote fuori dal gruppo: drappello degno di nota è stato quello composto dal belga Waeytens, dal russo Pomoshnikov, dal nostro Fabio Felline e dall’australiano Dennis, ma i quattro non fanno in tempo a mettersi d’accordo sul serio che vengono ripresi dal plotone.
A questo punto mancano due giri al termine e il gruppo è ancora numeroso anche se la voglia di attaccare è ancora ben radicata in qualche atleta come Andrea Fedi e Manuel Bongiorno che si portano a ruota atleti come Dumoulin, Stuyven, Polanc e McCarthy. Ma tutti questi sforzi da parte degli azzurri sono vani e vengono così neutralizzati dal gruppo che perde troppe poche unità per parlare di una vera e propria selezione.
Arriviamo così all’ultima tornata del Cauberg con un gruppo ben nutrito, anche dopo che sul Bemelberg ha provato di nuovo McCarthy assieme a Vorobyev (fresco iridato a cronometro), Sepulveda e Postlberger.
Sulla stessa salita dell’Amstel è ancora Felline che tenta uno scatto secco, ma il gruppo è lì che non ha intenzione di cedere niente, e sullo scollinamento parte in contropiede il belga Skujins e ancora una volta il gruppo fa l’aspirapolvere catturando tutto ciò che prova a scappargli.
La volata è inevitabile e nella sua preparazione prende il comando del gruppo la formazione belga che prova a tirare la volata a Van Asbroeck, ma è Lutsenko che riesce a piazzare la zampata vincente che gli vale il titolo mondiale.
Dietro, e in rimonta, si piazza il francese Coquard (medagliato nell’Omnium agli ultimi giochi olimpici), mentre in terza posizione troviamo il belga Van Asbroeck.
Gioia infinita da parte del kazako che oggi ha messo da parte la sua indole di attaccante e fuggitivo, sostituendola con una freddezza analoga a quella presente nel suo paese durante la stagione invernale conservando le energie necessarie a vincere la volata.
Ordine d’arrivo amaro, invece, per la squadra italiana che non riesce a piazzare nessuno nelle posizioni di testa, con Felline primo degli italiani in 39° posizione; possiamo riassumere la corsa degli azzurri in “tanto fumo” con gli attacchi negli ultimi giri e “poco arrosto” nell’ordine d’arrivo con Felline 39esimo.
Paolo Terzi