MENDRISIO AGRODOLCE PER CASA ITALIA
Giornata dai due volti per il ciclismo italiano ai Campionati del Mondo di Mendrisio: al mattino, Tatiana Guderzo vince per distacco la prova in linea femminile, in un trionfo azzurro completato dal 3° posto di Noemi Cantele; al pomeriggio, gli Under 23 deludono, non andando oltre un 10° posto con Damiano Caruso nella gara vinta in solitaria dal francese Sicard.
Due vittorie in solitaria in altrettante gare in linea, due prove diametralmente opposte per i colori azzurri. L’Italia di questa lunghissima giornata di ciclismo odierna, con prova femminile al mattino e Under 23 al pomeriggio, è stata Dr. Jekyll tra le donne, dominando la gara e occupando primo e terzo gradino del podio, e Mr. Hyde tra gli Under, quasi mai nei tentativi importanti, fuori da quello decisivo e lontanissimi, alla fine, dal vincitore, Romain Sicard.
Come quando si devono annunciare una notizia buona e una cattiva, partiamo dalla metà lieta della giornata, ossia dalla fantastica prestazione delle ragazze. A differenza di quanto siamo stati abituati a vedere negli anni passati, la gara femminile – come più tardi quella degli Under 23 – è iniziata all’insegna di pochi scatti e un ritmo elevato. Per vedere il primo vero attacco, si è dovuto attendere il quinto dei nove giri in programma, quando un drappello composto da Luperini, Hausler e Pooley, capitana britannica in virtù della condizione deficitaria di Nicole Cooke, si è avvantaggiato per qualche chilometro sulla salita di Novazzano.
Dopo un paio di giri in cui i gruppetti si sono formati e dissolti in un battito di ciglia, la corsa è entrata nella fase chiave al terzultimo giro, quando Noemi Cantele, la capitana azzurra, si è avvantaggiata nella discesa della salita dell’Acqua Fresca. Il tentativo dell’argento della cronometro è durato circa un giro, ma solo in seguito ci saremmo resi conto di quanto la Cantele si fosse gestita bene. Un gruppo di una ventina di atlete ha intrapreso al comando l’ultimo giro, drappello che è però stato sgretolato, sulla prima salita del circuito, dall’azione di Kristin Armstrong, in caccia di una storica doppietta crono-gara in linea. Solamente la favorita Marianne Vos, la stessa Cantele e Tatiana Guderzo sono riuscite a restarle in scia; e in cima all’Acqua Fresca, quando il verdetto pareva già rimandato all’ultima ascesa verso Novazzano, è stata proprio la Guderzo a lasciare tutte sul posto, con un’azione tanto inattesa quanto violenta.
L’effetto sorpresa ha garantito all’azzurra una dozzina di secondi, ma la medaglia d’oro Tatiana se l’è conquistata con un’ultima salita straordinaria. Il tratto pianeggiante tra le due asperità aveva infatti consentito alle tre inseguitrici di ridurre il distacco ad un centinaio di metri ai piedi dell’ultima scalata; la Vos ha accelerato ad inizio salita, la Armstrong ci ha provato poco dopo, ma il lavoro di stopper della Cantele e le gambe ancora in piena spinta della Guderzo hanno fatto sì che il margine si dilatasse nuovamente, toccando i 18’’ in cima.
Negli ultimi 3 km scarsi, Tatiana ha potuto gustare in anticipo il dolcissimo sapore della vittoria, prima di tagliare il traguardo a braccia alzate, mentre dietro di lei la Vos raccoglieva la quarta medaglia in altrettante partecipazioni iridate (ma, dall’altro lato, anche il terzo argento consecutivo in gare in cui è sempre partita favorita), vincendo la volata delle battute davanti a Noemi Cantele, ancora sul podio. Grazie alla medaglia della varesina, l’Italia è tornata a conquistare oro e bronzo due anni dopo la vittoria di Marta Bastianelli a Stoccarda (3a fu allora Giorgia Bronzini), e le ragazze hanno compensato la delusione che sarebbe arrivata qualche ora più tardi.
Già, la delusione; perché dopo aver meritatamente incensato i successi femminili, veniamo alle note dolenti, quelle della gara Under 23. Una gara in cui riponevamo buone speranze, ma in cui di fatto gli azzurri sono stati raramente protagonisti, e si sono liquefatti negli ultimi due giri. Dopo una prima fase di gara piuttosto tranquilla, soprattutto viste le precedenti edizioni, corse all’arma bianca, il primo attacco davvero pericoloso – per atleti coinvolti e tempismo – è arrivato al terzultimo giro, quando al tentativo del colombiano Montoya Henao si sono accodati dapprima lo sloveno Furdi e il nostro Brambilla, quindi il temutissimo australiano Howard e il francese Geniez. Il drappello, trascinato da un Howard fin troppo generoso, ha guadagnato addirittura 40’’ circa, grazie anche alla prima di una serie di dormite del gruppo che avrebbero caratterizzato le battute finali di gara.
Al penultimo giro, però, sulla salita dell’Acqua Fresca, il margine dei cinque si è dissolto in un amen, sotto l’impulso di scatti in rapida successione dal plotone, che hanno scremato il gruppo ad una ventina di unità in cima all’erta. Ancora una volta, però, è stata la discesa successiva a segnare la svolta decisiva della gara: è stato infatti proprio in quel tratto apparentemente innocuo che si sono avvantaggiati Michael Kreder, olandese, e soprattutto Romain Sicard, francese fresco vincitore del Tour de l’Avenir, inspiegabilmente lasciato andare in sordina. I due hanno messo rapidamente da parte una quarantina di secondi, scesi a 20’’ sulla salita di Novazzano, dove il russo Silin, il britannico Kennaugh e il nostro leader Caruso hanno accelerato a ripetizione.
La dimostrazione che la coppia di testa poteva essere ancora raggiunta con relativo agio ha però sortito l’effetto opposto a quello sperato sugli inseguitori, che hanno nuovamente rallentato, e sono scivolati ancora a oltre 30’’ al penultimo passaggio sulla linea d’arrivo. L’ultimo transito sull’Acqua Fresca ha poi messo le ali a Sicard, che si è sbarazzato con facilità di Kreder, e ha approfittato dei continui tira e molla del drappello alle sue spalle per prendere un ormai irrecuperabile margine di oltre 1’ ai piedi dell’ultima ascesa a Novazzano. A quel punto, il nuovo attacco di Silin e del colombiano Gomez Betancourt è servito solamente a garantire ai due un posto sul podio, mentre Caruso crollava definitivamente.
Sicard è così andato a coronare il suo favoloso 2009, dopo il Tour de l’Avenir salvato per 1’’ dall’assalto dello statunitense Van Garderen nell’ultima tappa, e ha dato all’Euskaltel Euskadi, che lo ha già messo sotto contratto per il 2010, la certezza di aver piazzato un bel colpo di mercato. Dietro di lui, Gomez Betancourt ha regalato all’attivissima Colombia una meritata medaglia d’argento, davanti a Silin. Tra gli azzurri, il migliore è stato comunque Damiano Caruso, 10° a 1’33’’ dal vincitore, ad ogni modo al di sotto delle attese, mentre gli altri sono usciti dai giochi ben prima che la corsa si decidesse.
Chiusi i capitoli donne e Under 23, domani sarà tempo della gara più attesa, in cui gli azzurri di Franco Ballerini tenteranno di presentarsi puntuali all’appuntamento con la storia (mai nessuna Nazionale ha vinto quattro titoli iridati consecutivi). A tale proposito, le gare di oggi sono certamente servite a fornire al C.T. qualche indicazione circa l’effettiva durezza del percorso di Mendrisio, che pare al momento non inferiore a quella della vigilia. Certamente, le salite non sono tali da fare selezione “da sole”, ma facendo gara dura – come è nel nostro interesse – le insidie rappresentate da Freire, Boonen & co. dovrebbero essere eliminate con largo anticipo. A quel punto, dovrà essere uno tra Ballan, Basso, Bruseghin, Cunego, Garzelli, Paolini, Pozzato, Scarponi e Visconti (li abbiamo citati tutti, e in rigoroso ordine alfabetico, così da non fare torto a nessuno) a portare la nostra Nazionale laddove nessuna è mai arrivata.
Matteo Novarini