BENNATI BEFFATO, DEGENKOLB FA IL BIS
Il 31enne aretino coglie il momento giusto per lanciare lo sprint e sembra avviato verso il successo ma nulla può di fronte alla prepotente rimonta del tedesco che conquista la sua seconda vittoria alla Vuelta dopo quella di Viana. Quinta piazza per Viviani preceduto da Meersman e Bouhanni, nessun problema per Rodriguez che mantiene la maglia rossa.
Foto copertina: John Degenkolb completa il sorpasso su Daniele Bennati nei metri finali (foto Susanne Goetze)
Dopo i due consecutivi arrivi in salita di Eibar Arrate e Valdeczaray e le roventi polemiche tra Movistar e Sky, rea di aver tirato a tutta per impedire il rientro del murciano dopo la sua caduta, la Vuelta è ripartita da Logroño con una frazione dal disegno piuttosto insolito con 8 giri di un circuito di 21 km, quasi interamente pianeggiante se si eccettua la salitella di Sorzano posta nella parte centrale, con partenza e arrivo nel capoluogo della comunità di La Rioja per complessivi 168 km. A differenza che nelle giornate precedenti caratterizzate da grande bagarre la corsa ha avuto un andamento più che mai tranquillo con il solo Chacon (Andalucia), già in fuga nella tappa di Viana, a lanciarsi in avanscoperta e il gruppo che ha lasciato fare con la Katusha del leader della generale Rodriguez che ha badato a non concedere uno spazio esagerato al battistrada, il cui vantaggio massimo ha raggiunto i 12′ dopo 40 km, e a impedire a Froome (Sky), distanziato nella generale di 1” da Purito, di prendere abbuoni nei due sprint intermedi con i quali avrebbe potuto impossessarsi della maglia rossa: in ogni caso è stato sufficiente che l’Argos-Shimano di Degenkolb, favorito d’obbligo dopo il successo di Viana, e la Fdj del campione francese Bouhanni mettessero un uomo in testa a tirare perchè il tentativo di Chacon si esaurisse rapidamente con il ricongiungimento avvenuto a 30 km dal traguardo.
Nessun altro ha tentato di evadere dal gruppo prima della volata finale e diverse formazioni si sono alternate al comando con l’Omega-QuickStep di Steegmans, la Lotto-Belisol di Meersman e l’Ag2r tra le più attive, quest’ultima con lo scopo di mantenere nelle prime posizioni un Nicholas Roche le cui quotazioni sono molto salite dopo la tappa di Valdezcaray in cui è stato l’unico insieme a Froome a reagire allo scatto di Contador (Saxo Bank-Tinkoff) nel tratto più duro della salita finale. Solo a 6 km dal traguardo hanno fatto la propria comparsa nelle prime posizioni le maglie dell’Argos Shimano ma ancora una volta la formazione tedesca si è dimostrata la più competitiva con De Kort e Degenkolb che hanno approcciato in testa il rettilineo finale con Bennati (RadioShack) bravo a prendere la loro ruota: similmente a quanto fatto nel Giro 2008 contro Cavendish, in cui aveva colto gli ultimi successi in volate di gruppo di una grande corsa a tappe mentre un anno fa si era imposto nella frazione di Vitoria regolando un plotone più ristretto, l’aretino ha tentato di anticipare tutti prendendo qualche metro di vantaggio ma Degenkolb è stato lestissimo a prenderne immediatamente la scia e a saltarlo negli ultimi metri, bissando il successo di Viana e confermandosi lo sprinter di riferimento in questa edizione della Vuelta. Sul terzo gradino del podio è salito Meersman, cresciuto moltissimo negli sprint a ranghi compatti dopo che a inizio carriera si era segnalato come atleta in grado di dare il meglio in quelli più ristretti con arrivo in leggera salita, davanti a Bouhanni e a un Viviani (Liquigas) che come accaduto tre giorni fa ha compiuto una discreta rimonta conclusiva dopo non essere riuscito ad approcciare le ultime centinaia di metri nelle primissime posizioni.
La classifica generale resta immutata con Rodriguez che guida con 1” su Froome, 5” su Contador, 9” su Mollema e Gesink (Rabobank), 11” su Uran (Sky) e 14” sul compagno Moreno ma qualcosa potrà cambiare negli ultimi 20 km della sesta tappa, 175,4 km da Tarazona a Jaca dove nel 1998 Gianni Bugno conquistò l’ultimo successo della sua splendida carriera: in programma infatti nel finale il pedalabile Puerto de Oroel e soprattutto, dopo una discesa piuttosto ripida e tecnica, gli ultimi 3,8 km di ascesa verso il traguardo con pendenza media del 5,4% ma punte intorno al 10 prima di spianare nel tratto conclusivo.
Marco Salonna