ALEXANDRE VINOKOUROV È CAMPIONE OLIMPICO: IL CICLISMO RISORTO NEL CUORE DI LONDRA

agosto 5, 2012
Categoria: Approfondimenti

Questa volta l’umiliazione è stata patita dal Team Sky (perdonatemi il lapsus, dalla Gran Bretagna!) che non è riuscita ad imporre il proprio gioco come accaduto, invece, durante tutto il Tour de France. I valori propri del ciclismo risultano così, nell’arco di soli sette giorni, riabilitati dalla mortificazione e dallo svilimento subìti nel corso della Grand Boucle. E di questo dobbiamo ringraziare il ciclista vincitore, Vinokourov, il quale con il suo furore agonistico ha saputo ridare lustro e ha restituito orgoglio ad uno sport che, altrimenti, avrebbe dovuto sopportare l’ennesima beffa per opera dei britannici. Bene anche gli italiani con Nibali e Paolini, animatori della corsa fin dalle prime battute, ma che nel finale si sono lasciati sfuggire l’occasione di conquistare una medaglia.

Alexandre Vinokourov: prima di proseguire nello scritto sento il dovere di premettere che, nonostante stia redigendo delle pagelle, non esprimerò alcun giudizio sulla condotta di gara di questo ciclista. Risulterebbe offensivo e privo di significato. D’altronde, che senso avrebbe valutare un’opera eccezionale come la “Gioconda” o una sinfonia di Beethoven? Perché di questo stiamo parlando: di un capolavoro d’arte ciclistica. Solo lui poteva essere in grado di scompaginare i piani fin troppo perfetti della presuntuosa squadra britannica, e così è stato. Già quando mancavano ancora 140 chilometri alla conclusione ha iniziato a menare le danze insieme a Nibali, per poi sferrare l’allungo decisivo sull’ultimo passaggio della collinetta londinese che caratterizzava il percorso olimpico e rientrare con decisione sul gruppetto degli attaccanti che si è giocato la corsa. Il finale, poi, è stato sublime e come tale indescrivibile. Il genio e la fantasia del vecchio maestro kazako risultano esaltati ancor di più se paragonati alla meccanica asetticità dei vari Wiggins e Froome, talmente prevedibili da apparire macchine programmate. L’asetticità propria di chi pensa di prendere parte a gare dall’esito scontato, dal copione già scritto ma che risulta inerme ed indifesa di fronte a situazioni imprevedibili, come quelle create abilmente da “Vino”. E così, con un oro olimpico al collo, di fronte a Buckingam Palace, si è conclusa la straordinaria carriera del Colonnello Alexander Nikolaievic Vinokourov, la cui storia sembra uscita direttamente dalla penna dei grandi romanzieri russi dell’ottocento. Un racconto formidabile che narra le vicende di un romantico atleta dalle mille vite, che ha saputo rinascere e risollevarsi in più di un’occasione.
Vinokourov è risorto ancora una volta e il Ciclismo con lui.

Rigoberto Uran: quando un ciclista riesce a ben figurare sulle rampe del San Luca, finendo al terzo posto il Giro dell’Emilia, prima o poi combina qualcosa di importante. Dopo aver dato buona prova di sé sulle arcigne salite dolomitiche del recente Giro d’Italia e aver vinto la Maglia Bianca di miglior giovane sempre nella corsa rosa, arriva questo argento che vale una carriera. Intuito da vendere, ha saputo cogliere l’attimo di distrazione e confusione che si era creato nel gruppetto degli attaccanti, ed ha attaccato con coraggio. Purtroppo, all’ultimo chilometro ha commesso l’ingenuità di pensare di giocarsi la medaglia d’oro con un ordinario sprint, dimenticando (o, forse, sottovalutando enormemente) chi fosse il suo compagno di fuga: un ciclista per niente affatto ordinario! Ad ogni modo per uno scalatore, su un percorso del genere, questa medaglia rappresenta un risultato eccezionale. Voto: 10

Gran Bretagna: il robotico team britannico aveva programmato tutto, fin nei minimi dettagli, ormai da mesi. Forse, non aveva previsto di dover fare i conti con un vecchio campione del passato che, seppur un po’ acciaccato, ha ritrovato gli stimoli e la grinta per impartire a tutti una bella lezione di ciclismo. Forti di un tracciato disegnato apposta per le caratteristiche del capitano Cavendish, gli atleti britannici sono rimasti vittime proprio del percorso che, con la sua tortuosità, ha saputo esaltare la condotta arrembante di Vinokourov e martoriare gli automi-gregari di Cannonball. Di questa disfatta dobbiamo tutti essere contenti, non già per la sconfitta dei singoli atleti ma perché a risultare perdente è stato il loro modo di intendere e di concepire il ciclismo. Voto: 4

Germania: con un Tony Martin già concentrato per la prova a cronometro, sembrano essersi più accontentati di far perdere la Gran Bretagna che di provare a far vincere Greipel. Qualche volta li si è visti in testa a tirare, sempre con riserva, ma niente di più. Voto: 4

Norvegia: il mastodontico Boasson Hagen (voto: 4) era uno dei grandi favoriti della vigilia, ma il velocista-scalatore che tanto mi ha divertito durante il Tour non è mai entrato nel vivo della corsa. Il ruolo di capitano è passato quindi sulle spalle del meno noto Kristoff che ha saputo, con la sua potenza, conquistare un ottimo bronzo. Voto: 7

Peter Sagan: appare più maturo e freddo di quello che è in realtà. Poco lucido, si lascia scappare l’occasione di far sua una corsa adattissima alle sue caratteristiche. Voto: 4

Belgio: il capitano designato alla vigilia era Boonen il quale, per rendere più dura la vita ai velocisti puri, ha deciso di mandare in avanscoperta un Gilbert che, in questa stagione, sembra tornato sui suoi livelli abituali. Il vallone infatti, pur facendo parte del gruppetto di testa, non ha combinato proprio un bel niente, come accadeva regolarmente prima che si trasformasse nel Cannibale della stagione 2011. Voto: 5

Italia: con Nibali e Paolini ci siamo ben comportati, abbiamo movimentato la corsa e siamo stati protagonisti fino alle battute conclusive quando, sulla salitella finale, è esplosa la corsa. Il siciliano si è ben comportato nelle vesti di gregario per l’esperto bergamasco che, tuttavia, doveva assolutamente marcare stretto un mastino come Vinokourov. Quest’ultimo, per di più, aveva già dato prova nel finale (evitando di cadere addosso a Cancellara e rientrando sui primi con facilità) di essere in grande condizione e si sa che, in queste circostanze, risulta spesso letale. Peccato, una medaglia per Luca sarebbe stata la giusta ricompensa alla carriera. Voto: 6

Svizzera: con Albasini e Rast hanno fatto corsa dura fin dalle prime battute per cercare di mettere in difficoltà la Gran Bretagna. Purtroppo, un Cancellara in grandissima condizione è caduto nel finale mentre stava affrontando una curva (strano a dirsi per un ciclista abile come lo svizzero nella guida del mezzo), negando una quasi certa medaglia d’oro alla formazione elvetica. Voto: 6

Russia: Menchov, dopo un Tour de France disastroso, si è reso protagonista della fuga del mattino mentre Kolobnev, che dà sempre buona prova di sé quando veste la maglia della nazionale, è risultato tra i più attivi nel finale di gara. Forse quest’ultimo non ha ancora smaltito la lunga assenza dalle competizioni, ma sarà sicuramente competitivo per il Mondiale. Voto: 6,5

Australia: l’esperto O’Grady ha salvato, con il suo sesto posto, l’intera spedizione dei “Canguri” che altrimenti sarebbe risultata del tutto anonima. Voto: 7

Spagna: dopo aver dato fuoco alle polveri nel finale ed aver fatto saltare il banco, rimasti in superiorità numerica durante le fasi conclusive, non si sono presi la briga di ricucire lo strappo creato da Uran e Vinokourov. Questa volta la tattica attendista che da sempre contraddistingue la formazione iberica non ha pagato e L’Embatido è stato battuto. Voto: 5

Francesco Gandolfi
gandolfi.francesco@libero.it

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