L’IMBARAZZANTE DOMINIO DEL TEAM SKY

luglio 24, 2012
Categoria: Approfondimenti

Un intero gruppo umiliato dallo strapotere di una squadra che, mi si perdoni il becero gioco di parole, sembra davvero venuta dal cielo. E’ questa l’immagine che conserveremo della edizione del Tour de France 2012 appena conclusasi, tra le più noiose degli ultimi anni. Due note positive, comunque, vanno registrate: l’emergere di un certo numero di giovani davvero promettenti (specialmente tra le fila dei corridori francesi) e la conquista del terzo posto da parte di Nibali che regala così all’Italia un posto sul podio a Parigi, dopo la seconda piazza di Basso nell’ormai lontano 2005.

Foto copertina: Froome, con Sagan uno dei nostri promossi a pieni voti, brinda dopo il successo nella tappa della Planche des Belles Filles (suipedali.it)

I PROMOSSI

Bradley Wiggins: approdato al ciclismo su strada alla ricerca di nuovi stimoli, quasi per vincere la noia di un ciclismo su pista per troppi anni dominato con disarmante facilità, giusto il tempo di mettersi un po’ a dieta ed eccolo trionfatore sui Campi Elisi. Nel 2009 si rese protagonista, sempre sulle strade francesi, di un duello serrato con Armstrong per la conquista del podio, risoltosi poi in favore dell’americano (rientrante alle corse dopo quattro anni di inattività, alla veneranda età di 38 anni). Nel 2010 non seppe reggere il ritmo dei migliori in salita, mentre lo scorso anno venne messo fuori gioco da una caduta. Si può riassumere in questo modo la stupefacente storia sportiva del trentaduenne atleta Sky, primo britannico in grado di vincere la Grand Boucle, se non fosse che in questa stagione non si è limitato a primeggiare al Tour ma ha saputo conquistare anche ‘corse minori’ come la Parigi Nizza a marzo, il Romandia a maggio e il Delfinato in giugno. Sempre il solito ruolino di marcia in tutte le corse: vittoria a cronometro con successivo controllo suo e della squadra nelle tappe seguenti. Ci si dimenticherà di tutto questo negli anni a venire, mentre nella memoria degli sportivi rimarrà impressa l’immagine del Lord Baronetto umiliato in salita dal suo gregario Froome, che più volte lo ha aspettato, accompagnandolo con malcelata insofferenza in diversi tratti impegnativi. E’ una immagine triste quella di una maglia gialla che, non riuscendo a primeggiare in salita sul suo compagno, sente la necessità di ricompensare il grande lavoro di squadra proponendosi come ultimo uomo nelle volate, facendo valere le sue naturali doti da pistard. Se vale il detto che ‘è il Tour a far grande il corridore’, attenzione però che può verificarsi anche il rischio che ‘il corridore faccia piccolo il Tour’. Voto: 9.

Chris Froome: l’esatto opposto del suo capitano. Sia stilisticamente che caratterialmente rappresenta, per così dire, la nemesi di Wiggins: elegante ed armonico nel suo gesto atletico, il britannico, sgraziato e scomposto il keniota. Susseguioso e un po’ spocchioso il capitano, apparentemente modesto e pacato il “gregario”. In questo Tour ha rappresentato l’elemento perturbatore degli equilibri interni del team Sky, egli è stato davvero troppo forte, al di là di ogni aspettativa, persino per una squadra formata da corridori che, convocati per svolgere ruoli da ‘fatica’, non avrebbero sfigurato come capitani in altre formazioni. Nell’arco di due stagioni ha rinunciato, in nome della fedeltà al team e al capitano Wiggins, alla Vuelta 2011 e probabilmente al Tour di quest’anno. Certo, vederlo sprintare e vincere davanti ad uno specialista come Evans, su una rampa al 20%, senza nemmeno faticare troppo, dopo aver assistito al suo penoso zigzagare sulle rampe del San Luca al Giro d’Italia del 2009, non può che suscitare un certo effetto. L’impressionante facilità con la quale ha spianato i pochi arrivi in salita presenti resterà l’emblema di questo Tour de France. Voto: 10.

Vincenzo Nibali: a 28 anni, con due grossi calibri come Andy Schleck e Contador fuori gioco, era chiamato a cogliere un’occasione e dimostrare che una sua vittoria al Tour, dopo lo splendido successo alla Vuelta del 2010, non era una utopia. Invece il siciliano, pur sorretto da una buona condizione di forma, è sempre apparso troppo distante dalla conquista della maglia gialla, svantaggiato anche da un percorso disegnato apposta per corridori amanti delle corse contro il tempo. Anche la squadra, con Szmyd in testa, non si è dimostrata all’altezza della corazzata avversaria, la Sky, confermando ancora una volta la predilezione dei tecnici Liquigas e degli sponsor per il Giro d’Italia. Le sue azioni sia in discesa che in salita ci hanno emozionato e salvato da paurose crisi di sonno, anche se le difficoltà patite negli ultimi chilometri della seconda tappa pirenaica consecutiva sono segnali di una certa difficoltà nelle capacità di recupero dell’atleta. Dopo l’ottimo ed esaltante secondo posto alla Liegi, arriva comunque questo podio al Tour per un ciclista eclettico e completo in grado di competere non solo nelle corse a tappe ma anche in quelle in linea. Voto: 8

Jurgen Van Den Broeck: non sembra possedere le doti per poter vincere un GT. Ha provato qualche allungo tra Alpi e Pirenei con il sostegno di tutti gli appassionati desiderosi di vedere finalmente un po’ di bagarre, ma i suoi tentativi sono risultati privi della necessaria continuità. Il suo quarto posto lo si deve più alla defaillance di Evans che a meriti propri. Voto: 7

Tejay Van Garderen: il più talentuoso tra i giovanissimi per quanto riguarda le gare a tappe, Maglia Bianca a Parigi conquistata meritatamente. Ottima la sua posizione a cronometro, specialità che ama particolarmente, se non avesse dovuto aspettare un Evans alla deriva sarebbe sicuramente rimasto con i migliori in salita (alla Liegi, sullo Sprimont, ha letteralmente fiaccato le resistenze del suo capitano Gilbert) e, forse, sarebbe stato capace di insidiare il podio. Con ogni probabilità sarà il capitano della BMC al prossimo Tour. Voto: 8

Haimar Zubeldia: ciclista capace di offrire buone prestazioni in salita durante “l’era Armstrong”, in questo Tour era stato chiamato come uomo di fiducia degli Schleck. Le circostanze lo hanno poi fatto assurgere al rango di uomo di classifica della Radioshack. Poco appariscente, si è difeso egregiamente sia in salita che a cronometro e grazie alla regolarità ha conquistato un ottimo sesto posto. Voto: 7

Pierre Rolland: grazie alla sua magrezza è in grado di reggere bene le tappe sulle grandi salite e anche questo Tour ha confermato questa sua predisposizione. Non ha certamente la potenza necessaria per poter scavare grandi distacchi in montagna e competere a cronometro. Questo scalatorino farà bene in futuro ad ambire più alla conquista della Maglia a Pois grazie a fughe da lontano piuttosto che giocarsi le sue carte nella classifica generale. Voto: 7,5

Thibaut Pinot: la speranza francese per le corse a tappe possiede tutte le carte per poter primeggiare nei GT. Capace già di vincere per distacco una frazione impegnativa al Tour, si è un po’ perso sui Pirenei ma ha tenuto alla grande nella cronometro conclusiva, dimostrando ottime doti di fondo e di recupero. Una ventata di aria fresca per l’esangue ciclismo transalpino: anche noi lo aspetteremo con interesse alle prossime edizioni, specialmente sulle salite. Voto: 8

Thomas Voeckler: qualche stagione passata, quando era ancora un giovane ciclista alle prime armi, le smorfie e le boccacce che già gli segnavano il volto avevano ispirato la simpatia e l’ammirazione di tutti gli appassionati perché erano il simbolo di uno sforzo autentico profuso dal ciclista nel tentativo estremo di difendere la sua Maglia Gialla, conquistata grazie ad una fuga bidone, dalla rimonta spietata di un predatore come Armstrong. A distanza di anni quelle stesse moine disturbano gli spettatori che non riescono più a coglierne la genuinità iniziale ma ne percepiscono solo l’aspetto teatrale, farsesco. Questo nulla toglie alle doti di combattività e di fondo che caratterizzano T-Blanc le quali, rimaste sopite negli anni di piena maturità agonistica, emergono ora al tramonto della carriera. In un Tour con poche salite la maglia di miglior scalatore ha premiato, come ormai è consuetudine alla Grand Boucle, non già effettivamente il grimpeur più forte ma il corridore che, mettendosi fuori classifica, ha il via libera dal gruppo per racimolare punti sui gran premi della montagna. Se il quarto posto dello scorso anno era apparso sbalorditivo, la conquista della Maglia a Pois insieme a due splendide vittorie di tappa sono la conferma che quello dello scorso anno non è stato un fuoco di paglia. Voto: 9

Mark Cavendish: notevolmente dimagrito rispetto al Giro d’Italia, è stato capace di cogliere successi di tappa e di dare anche una mano alla squadra nei percorsi più impegnativi. Ha patito senz’altro la concorrenza di Greipel (voto 8 ) rivedendo al ribasso le sue aspettative della vigilia. Alle Olimpiadi sarà una bella sfida con il tedesco. Voto: 8

Peter Sagan: capiremo, forse, nei prossimi anni i limiti di questo ragazzo che alla prima partecipazione al Tour si comporta in corsa come un ciclista navigato e che sa inanellare una serie di vittorie con apparente facilità. L’unica cosa che può disturbare del talentuoso slovacco sono i gesti plateali con i quali ha rimarcato i suoi successi al Tour. Ha infatti trasformato la giusta esultanza al traguardo, da momento di coronamento di una immane fatica a involontari sfottò nei confronti degli avversari e dello sforzo da loro profuso, emulo in questo del ‘Pistolero’ spagnolo. Voto: 10

Edvald Boasson Hagen: si lancia con impeto negli sprint di gruppo, contendendo ai migliori velocisti al mondo le tappe a loro dedicate. Nelle frazioni di montagna, imponendo un ritmo asfissiante, è stato in grado di mandare fuori giri alcuni tra i corridori più forti in salita. Il massiccio norvegese, il più robotico tra i gregari a disposizione di Wiggins, ha totalmente stravolto le categorie tradizionali del ciclismo, inaugurando la stagione dei ‘velocisti-scalatori’. Voto: 9

I BOCCIATI

Denis Menchov: anche nei momenti di massima forma atletica è sempre stato un regolarista e niente di più. Grazie a questa sua dote è stato comunque capace di aggiudicarsi un paio di volte il Giro di Spagna e, tre anni fa, il Giro d’Italia. Adesso, sul finire della carriera, non riesce a mantenere la condizione nell’arco delle tre settimane. Questo Tour ha dimostrato che il russo, come altri suoi colleghi illustri con i quali si è trovato più volte a battagliare per la classifica generale nei GT e di cui scriverò qui di seguito, può ormai solo svolgere il ruolo di comprimario. Voto:4

Cadel Evans: sin dall’inizio del Tour non è apparso l’atleta dello scorso anno. Nonostante il primo arrivo in salita avesse fatto ben sperare per il prosieguo della corsa, già le prime vere salite alpine lo hanno respinto. Da apprezzare come al solito la sua generosità anche quando i giochi per la classifica erano ormai chiusi. Anche se, data l’età, difficilmente potrà più lottare per il successo in un GT, le sue caratteristiche gli permetteranno di competere ancora per un paio di stagioni nelle classiche più confacenti alle sue qualità e guidare, magari, il giovane Van Garderen alla conquista della Maglia Gialla. Voto: 5

Ivan Basso: dopo un Giro nel quale ha deluso le aspettative, ha corso il Tour in supporto a Nibali ma, almeno sulle Alpi, non ha saputo stare al fianco del suo capitano. Ripresosi sui Pirenei, abbiamo potuto apprezzare un paio di trenate delle sue e per un istante abbiamo intravisto il Basso che, proprio su quelle strade, seppe far vacillare anche ‘Robocop’. Voto: 5,5

Michele Scarponi: arrivato in Francia con l’ambizione di conquistare una vittoria di tappa o la Maglia a Pois, ha visto ridimensionarsi le sue aspettative ad un onorevole secondo posto in una delle frazioni più impegnative. Voto: 4,5

Levi Leipheimer: nonostante gli intenti bellicosi della vigilia, le trentanove primavere e lo scandalo che lo ha coinvolto alla vigilia della corsa gli hanno impedito di lottare anche solo per un piazzamento nella top ten. Fuori classifica, ha anche provato ad andare in fuga alla ricerca almeno di un successo parziale ma inutilmente. Voto: 4

Janez Brajkovic: capitano dell’Astana, aveva nel mirino un posto tra i primi cinque della generale. Supportato egregiamente dai compagni di squadra, non ha retto il ritmo dei migliori in salita e anche a cronometro ha evidenziato i suoi limiti attuali. Un ciclista che, nonostante il trascorrere del tempo, non riesce a compiere quel salto di qualità necessario per concretizzare le proprie legittime ambizioni. Voto: 4

Francesco Gandolfi

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