WIGGINS, L’ULTIMO SIGILLO
Il fuoriclasse britannico domina la cronometro di Chartres e riafferma il proprio ruolo di leader all’interno del Team Sky infliggendo ben 1′16” al compagno-rivale Froome e 1′50” a un Luis Leon Sanchez favorito dalle condizioni meteo. Malgrado il pesante distacco di 3′38” Nibali è autore comunque di una buona prova e mantiene saldamente il terzo posto prima della passerella sui Campi Elisi.
Foto copertina: Wiggins lanciato verso l’affermazione suprema nel Tour 2012 (foto Bettini)
Secondo una tradizione consolidata ormai da diverse stagioni, con pochissime eccezioni ultima delle quali quella del 2009 quando si disputò una frazione in linea con arrivo in cima al Mont Ventoux, il penultimo giorno del Tour de France ha visto andare in scena una lunga e pianeggiante cronometro, disputata nell’occasione sulla distanza di 53,5 km da Bonneval a Chartres, che nell’intento degli organizzatori sarebbe stata la chance per gli specialisti del tic tac di ribaltare la classifica venuta fuori dalle montagne, come accaduto un anno fa quando Evans strappò la maglia gialla ad Andy Schleck in quel di Grenoble: in realtà però con una generale che vedeva alla vigilia Wiggins in giallo con 2′05” su Froome, 2′41” su un Nibali comunque inferiore ai due britannici nelle prove contro il tempo e 5′53” su Van den Broeck era evidente che salvo clamorosi imprevisti le prime tre posizioni erano già assegnate e la lotta sarebbe stata solo per quelle di rincalzo.
Neanche a dirlo a dominare la prova contro il tempo, così come tutte le altre sei di una certa lunghezza disputate in questo 2012, è stata la maglia gialla che ha preso la testa fin dal primo intertempo e al traguardo ha inflitto ben 1′16” a Froome, riaffermando una superiorità all’interno del Team Sky già emersa nella crono di Besançon, in cui però il divario tra i due era stato di soli 35”, che era stata messa in discussione in montagna quando il connazionale aveva più volte tirato platealmente i freni per non levarlo di ruota; anche in questa occasione Froome ha tentato di tenere il passo del suo capitano accusando solo 12” di ritardo dopo 14 km ma successivamente il suo ritardo ha iniziato a salire in modo molto più evidente. La prestazione dei due britannici ha acquistato comunque ancora più valore se si considera che nel momento in cui hanno gareggiato le condizioni del vento erano certamente più sfavorevoli rispetto a qualche ora prima, in particolare nel settore centrale tra i 14 ai 30 km, e non a caso oltre ai due atleti del Team Sky solo l’ottimo Van Garderen (Bmc), 7° a 2′34”, si è inserito nelle zone alte della classifica di tappa mentre il resto delle prime posizioni è stato occupato da outsider. Sul terzo gradino del podio con un distacco di 1′50” da Wiggins ha chiuso infatti Luis Leon Sanchez (Rabobank), che ha riscattato un Tour iniziato male per una microfrattura allo scafoide con un successo di tappa a Foix e un’ultima settimana da protagonista e che sarà una pericolosa mina vagante alle Olimpiadi; 4° a 2′02” un Peter Velits (Omega-QuickStep) che riscatta in parte una Grande Boucle vissuta nell’anonimato, 5° a 2′25” Porte (Sky) che completa il trionfo della corazzata di Brailsford, 6° il giovane tedesco Gretsch (Argos-Shimano) che più di tutti ha beneficiato del vantaggio di partire tra i primi, 8° e 9° a 2′46” e 2′50” Kiryienka (Movistar) e Taaramae (Cofidis), entrambi molto a corrente alternata in queste tre settimane, e 10° il supercombattivo del Tour 2011 Roy (Fdj): da rimarcare anche la prestazione di Daniel Oss (Liquigas) che ha chiuso 14° a 3′27” e che con le sue doti di passista veloce sarebbe stato probabilmente molto utile alla causa azzurra in quel di Londra.
Il 25enne trentino è risultato il migliore dei nostri subito davanti a Nibali, che ha chiuso 16° a 3′38” consolidando la sua terza posizione della generale, con una prestazione che nonostante il pesante distacco va valutata più che positivamente se si considera che con condizioni meteo più favorevoli avrebbe chiuso nella top ten e che, tolti i due extraterrestri del Team Sky, ha ceduto solo 1′04” a uno specialista come Van Garderen e ha allungato su tutti gli altri uomini di classifica, primo fra tutti l’immediato inseguitore Van den Broeck che ha chiuso con un distacco di 4′22” da Wiggins salvando il quarto posto dall’assalto dello statunitense in maglia bianca. Molto più incerta la lotta per le posizioni dalla sesta alla nona, con Zubeldia (RadioShack) che, seppur autore di una prova mediocre chiusa a 5′32”, ha scavalcato un Evans (Bmc) neppure lontano parente di quello della crono di Grenoble che è sprofondato a 5′54” e avrebbe perso ulteriori due posizioni se negli ultimi 20 km non avesse potuto sfruttare il punto di riferimento del compagno Van Garderen, che lo ha raggiunto sul percorso dopo essere partito 3′ prima: l’altra delusione di giornata è stato Brajkovic (Astana) che ha chiuso a 5′38” infliggendo solo 36” a Rolland (Europcar) che ha così difeso l’8a posizione dall’assalto dello sloveno pur essendo sulla carta molto meno specialista, mentre l’altro transalpino Pinot (Fdj) che ha fatto addirittura meglio perdendo 5′31”, dimostrando a soli 21 anni grandi doti di recupero nell’arco delle tre settimane e salvando il suo spot nella top ten dal ritorno di un atleta già due volte sul podio del Tour come Kloeden (RadioShack), che ha fatto leggermente peggio di Nibali accusando un ritardo di 3′49” da Wiggins.
Lo Squalo dello Stretto, che domani sarà il primo azzurro a salire sul podio del Tour dal 2005 quando a riuscirci fu il suo attuale compagno di squadra Ivan Basso dietro a sua maestà Lance Armstrong, è stato l’unico a contenere in termini umani il divario nella generale dagli uomini del Team Sky, con Wiggins che guida con 3′21” su Froome e 6′19” sul siciliano, 10′15” su Van den Broeck, 11′04” su Van Garderen, 15′43” su Zubeldia, 15′51” su Evans, 16′31” su Rolland, 16′38” su Brajkovic e 17′17” su Pinot, e per quanto si è visto a Brive-la-Gaillarde il festival britannico potrebbe proseguire anche nella volata dei Campi Elisi che avrà in Cavendish il grande favorito e soprattutto nelle imminenti Olimpiadi di Londra.
Marco Salonna