ARU PREPARA IL BIS IN VAL D’AOSTA
Nella salita più dura di tutto il Giro di Val d’Aosta va ad imporsi Fabio Aru, campione in carica e già pronto per accasarsi all’Astana fra qualche giorno. Il corridore Sardo conclude la scalata in generale andando a issarsi al primo posto. Alle sue spalle il vecchio leader che oggi ha finito a ben 4′, l’unico a resistere Bongiorno, giunto comunque a 1′.
Foto copertina: l’arrivo solitario di Fabio Aru ai Piani di Tavagnasco (foto Scanferla)
Era di sicuro la tappa più attesa, con la terribile salita di Tavagnasco scalata dopo il Traversella. E’ proprio su questa salita che la corsa si accende con l’allungo di Bescond, Kirch e Bush. I tre procedono di comune accordo fino alle prime rampe della salita finale quando ad allungare è Bescond. I vecchi compagni di fuga vengono presto riassorbiti, mentre dalla testa del gruppo parte il corridore più atteso della corsa: Fabio Aru.
Il sardo, già vincitore della passata edizione e di conseguenza favorito numero uno di questa edizione, impone immediatamente un ritmo impossibile per chiunque sulle rampe al 20% della terribile salita. Il vantaggio del battistrada continua a scemare fino al momento in cui il transalpino cede di schianto finendo a più di due minuti dal corridore della Palazzago, dietro nessuno è in grado di mantenere il distacco e il più vicino al traguardo sarà Bongiorno che paga circa un primo. Terzo formolo a 1′32”, quarto Bescond. Il leader della generale finisce invece a 4′ dimostrando che il suo è stato più un exploit giornaliero che non una condizione da rivale temibile.
In generale ora Aru ha 1′44” dal vecchio leader Manfredi, un minuto più lontano Penasa, considerato uno degli avversari più temibili per il corridore della Palazzago, pronto a congedarsi dalla categoria nel migliore dei modi, il sardo infatti ha già firmato per l’Astana e questa sarà la sua ultima apparizione tra i dilettanti-U23 prima del grande salto fra i professionisti dove speriamo possa mantenere questi livelli, affiancando l’altro isolano nel tenere alto l’onore italiano.
Andrea Mastrangelo