VUELTA AL SABOR DE MENDRISIO

settembre 20, 2009
Categoria: News

Si è chiusa con la vittoria di Andre Greipel nella Rivas Vaciamadrid – Madrid la 64a Vuelta a Espana. Nessuna sorpresa nell’ultima frazione, affrontata a ritmo molto blando dal gruppo, regolato allo sprint dal tedesco, davanti a Bennati e Bozic. Alejandro Valverde conquista la prima Vuelta in carriera dopo un 2° e un 3° posto, precedendo Samuel Sanchez e Cadel Evans.

.: nella foto copertina (AFP), alcuni dei protagonisti della Vuelta 2009 che saranno in gara anche a Mendrisio: da sinistra Evans, Cunego, Basso, Valverde e, seminascosto dietro la maglia amarillo, Danielson.

Un finale secondo copione, per una Vuelta che di fatto dal canovaccio non si è mai davvero discostata. Non solo, infatti, la tradizionale passerella di Madrid si è chiusa con uno scontato sprint di gruppo, ma anche l’ordine d’arrivo ha rispettato in tutto e per tutto quelle che erano le previsioni della vigilia: Andre Greipel ha colto il quarto successo personale, precedendo nettamente il rivale più atteso, Daniele Bennati, lanciato ottimamente da Sabatini, ma sopraffatto dalla chiara superiorità del teutonico. 3° Borut Bozic, la grande sorpresa, in tema di volate, di questa Vuelta, che lo sloveno chiude con una vittoria (a Xativa) e una quantità spaventosa di piazzamenti.

La tappa, che ha visto Alejandro Valverde sfoggiare l’ultima maglia oro della storia dell’ultimo GT della stagione (dal 2010, il capoclassifica vestirà di rosso), è di fatto cominciata solamente sul circuito finale, dove Bingen Fernandez ha sferrato il primo, velleitario attacco. Riassorbito l’uomo Cofidis, è toccato a Monier, Vazquez, Di Grégorio, Garcia Dapena, Roels e Delage, quest’ultimo capace in seguito di riprovarci anche a 3 km dal traguardo. Il gruppo non ha però avuto alcuna difficoltà a tenere cucita la corsa, arrivando agevolmente ad uno sprint a ranghi compatti che la Liquigas ha ottimamente lanciato, prima che Greipel si producesse nell’ormai consueto (almeno per questa Vuelta) one man show.

Poker per Greipel sul traguardo di Madrid (www.lavuelta.com)

Poker per Greipel sul traguardo di Madrid (www.lavuelta.com)

È stata, si diceva in apertura, una Vuelta dallo sviluppo molto, finanche troppo lineare, che non ha regalato giornate di battaglia inattese, né ha visto lotte entusiasmanti sulle grandi montagne, numerose ma mortificate da un atteggiamento piuttosto passivo di chi avrebbe dovuto fare la differenza. Se si eccettuano gli ultimi 6 km dell’ascesa di Sierra de la Pandera, infatti, non si sono mai visti corridori sparpagliati, favoriti in difficoltà e atleti capaci di fare davvero il vuoto. La sensazione generale, nell’arco delle tre settimane, in particolar modo nelle tappe più attese, e di conseguenza anche alla fine di questo ultimo Grande Giro della stagione, è quella di una certa incompletezza, di tante possibilità per provare a riscrivere almeno in parte la classifica che nessuno ha avuto la forza (ma, a nostro giudizio, soprattutto il coraggio) di provare a cogliere.

Dopo una prima settimana insipida, che neppure nella cronometro di Valencia ha detto granché circa le condizioni dei big, ci si attendeva spettacolo nella due giorni dell’Alto de Aitana e di Xorret del Catì. A fronte di queste grandi attese, sull’Alto de Aitana abbiamo dovuto attendere i -4 per vedere un attacco degno di nota, da parte di Ivan Basso, peraltro parso molto poco convinto nella sua azione. A cancellare la delusione per lo spettacolo non all’altezza delle aspettative ci ha però pensato Damiano Cunego, che con una splendida azione negli ultimi 2 km ha ritrovato la gioia di alzare le braccia, e ha tranquillizzato tutti noi in vista di Mendrisio, dove il Cunego visto nel resto del 2009 sarebbe stato fagocitato dalla corazzata spagnola.

Non è andata molto meglio a Xorret del Catì, dove Valverde ha sfilato a Evans quella maglia amarillo che non avrebbe più abbandonato, mentre la tappa dell’Alto de Velefique ha sfiorato la soglia del soporifero, con gli attacchi giunti solamente negli ultimi 2 km, peraltro i più agevoli della scalata. Ci è voluta la tappa regina della Vuelta, quella di Sierra Nevada, per convincere qualcuno (Basso) a provare un’azione un po’ più da lontano, ma al tremendo forcing della Liquigas sul Monachil non sono poi seguiti attacchi di pari livello da parte del varesino sull’ascesa finale, su cui i big (meno Evans, azzoppato da un guaio meccanico che lo ha costretto ad uno stop della folle durata di oltre un minuto, causa ritardo dell’ammiraglia) si sono limitati a qualche scaramuccia.

Ci si è divertiti davvero solamente nel quarto d’ora finale della frazione di Sierra de la Pandera, quando Basso ci ha finalmente provato con convinzione, imitato da Evans e Gesink, spronati dall’apparente difficoltà di Valverde. In realtà, il murciano, assieme a Samuel Sanchez, si stava solo gestendo molto meglio dei rivali, peraltro incapaci di tenere il passo di Ezequiel Mosquera (a nostro giudizio miglior scalatore della corsa). Quando gli avversari hanno esaurito l’impeto iniziale, l’Embatido si è prodotto nella più spettacolare azione della Vuelta 2009, andando a raggiungere e staccare uno dopo l’altro Evans, Basso e Gesink, che per qualche chilometri aveva accarezzato il sogno di issarsi in vetta alla classifica.

La prova di forza offerta da Valverde ha probabilmente spento nei suoi rivali ogni velleità di sovvertire gli equilibri, e così al leader Caisse d’Epargne è stato sufficiente rispondere ad un paio di blandi tentativi di Sanchez per conquistare il primo Grande Giro in carriera, e per diventare a questo punto automaticamente, se non lo era già, il principale favorito del Mondiale di Mendrisio. Chissà che in pochi giorni Balaverde non riesca a colmare le due lacune della sua carriera, conquistando, dopo il primo GT, quel titolo mondiale che gli è sfuggito per un soffio (2°) già due volte.

Valverde festeggia la vittoria nella 64a Vuelta di Spagna (www.eitb.com)

Valverde festeggia la vittoria nella 64a Vuelta di Spagna (www.eitb.com)

Detto di Cunego, un altro temibilissimo avversario Valverde potrebbe trovarselo in casa, nella persona di Samuel Sanchez, che come al solito è partito in sordina e ha finito più forte di tutti. Proprio la strepitosa condizione messa in mostra nell’ultima settimana dall’asturiano potrebbe fruttargli quanto meno un ruolo di seconda punta, forse in coabitazione con l’altro Caisse d’Epargne, 7° alla fine in generale malgrado un grande lavoro di gregariato, Joaquin Rodriguez.

Fanno invece meno paura Cadel Evans e Ivan Basso, apparsi brillanti ma non abbastanza da far pensare che possano vestirsi d’arcobaleno tra una settimana, che per vincere avrebbero peraltro bisogno di arrivare in solitaria, partendo battuti allo sprint. Rischia invece di non essere neppure al via del Campionato del Mondo quello che per alcuni giorni è stato il vero antagonista di Valverde, Robert Gesink, cui solo una sfortuna nera ha negato il primo podio in carriera in un Grande Giro, ma che ha dato la prova definitiva di possedere qualità fuori dal comune, che nei prossimi anni lo porteranno lontanissimo.

Sono state tutto sommato poche le indicazioni fornite dai pretendenti al titolo iridato che si sono presentati alla Vuelta solamente per affinare la condizione, senza velleità di classifica (fatta eccezione per Cunego, di cui abbiamo già detto). Il più attivo è stato Philippe Gilbert, le cui belle progressioni sono però state seguite sempre da crolli verticali, che lasciano un punto interrogativo circa le sue possibilità per Mendrisio.

In conclusione di questa breve analisi, teniamo a menzionare altri due corridori: Tom Danielson, che pareva avviato al primo grande risultato in carriera in un GT, ma che un’infezione polmonare ha addirittura costretto al ritiro, e, soprattutto, Paolo Tiralongo. Lo scalatore di Avola è partito come gregario di Cunego, ha ricevuto poche attenzioni da parte del pubblico italiano, concentrato sulla vana rincorsa al podio di Ivan Basso, e alla fine, senza mai agire in prima persona, ma con una costanza straordinaria sulle tre settimane, ha colto uno splendido 8° posto finale, ad appena 3’’ da Joaquin Rodriguez, dando inoltre l’impressione di finire in crescendo. Lui a Mendrisio non ci sarà, ma la sua Vuelta merita un applauso.

Matteo Novarini

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