REDIVIVO VALVERDE, FROOME ”RISPARMIA” WIGGINS
Il murciano autore fin qui di un Tour al di sotto delle attese conquista al termine di una lunga fuga la frazione pirenaica di Peyragudes davanti ai due uomini del team Sky, con il 27enne nativo di Nairobi che avrebbe potuto agevolmente staccare la maglia gialla e vincere la tappa ma rimane accanto al suo capitano. Giornata non brillantissima per Nibali che comunque limita i danni e ipoteca definitivamente il podio di Parigi.
Foto copertina: Valverde vince l’ultima tappa pirenaica (foto Bettini)
La due giorni pirenaica di un Tour piuttosto avaro di grandi montagne si è conclusa con la frazione di 143,5 km da Bagnères-de-Luchon a Peyragudes, caratterizzata dal duro Col de Mentè in avvio, da una fase centrale di transizione con il pedalabile Col des Ares e la brevissima Côte de Burs e da un gran finale con in rapida successione il Port de Bales, ascesa più dura di giornata con i suoi 11 km al 7,7% e pendenze in doppia cifra in prossimità della vetta, e il Peyresourde prima di 3 km in discesa e altrettanti nuovamente in salita verso il traguardo. Malgrado i continui scatti nessuno è riuscito ad avvantaggiarsi nel tratto iniziale pianeggiante e il gruppo è arrivato compatto ai piedi del Col de Mentè lungo il quale ha iniziato a piovere, anche se nel prosieguo della tappa le condizioni meteo sono migliorate, e si sono avvantaggiati una trentina di atleti tra cui Valverde (Movistar), Menchov (Katusha), Monfort (RadioShack), Vanendert (Lotto-Belisol), il 9° della generale Rolland (Europcar) e i duellanti per la maglia a pois Kessiakoff (Astana) e Voeckler (Europcar), che è transitato in vetta davanti allo svedese incrementando il proprio margine che alla vigilia era di 4 punti: in ogni caso il Team Sky con uno strepitoso Boasson Hagen a scandire il ritmo non ha lasciato spazio annullando il tentativo proprio in vista dello scollinamento e l’andatura dal norvegese ha mietuto parecchie vittime, la più illustre delle quali il 5° della generale Zubeldia (RadioShack), che in cima accusava un ritardo intorno al minuto dal gruppo maglia gialla ridotto a una trentina di unità . Nella successiva discesa si sono rimescolate le carte con Voeckler e Kessiakoff che hanno proseguito nell’azione insieme a Valverde e Rui Costa (Movistar), Péraud (Ag2r), Martinez (Euskaltel), Casar (Fdj) e addirittura Nibali (Liquigas), che ha approfittato della sua abilità con la strada bagnata per avvantaggiarsi: naturalmente il Team Sky ha inseguito a tutta il siciliano che dopo un breve conciliabolo con Valverde si è lasciato riprendere dal gruppo, che ha in seguito dato via libera al resto dei fuggitivi che hanno potuto guadagnare intorno ai 2′, e del rallentamento hanno approfittato tutti gli uomini rimasti staccati in salita per rientrare.
Alla formazione della maglia gialla la fuga stava benissimo e prima che il vantaggio del gruppetto di Valverde si dilatasse troppo si sono lanciati al loro inseguimento Azanza e Izagirre (Euskaltel), Stortoni (Lampre), Kadri (Ag2r), Hoogerland (Vacansoleil), Ten Dam (Rabobank), Plaza (Movistar), Soerensen (Saxo Bank), Vinokourov (Astana), Leipheimer (Omega-QuickStep) e Weening (Orica-GreenEdge), molti dei quali peraltro già all’attacco nella tappa di ieri, che poco dopo il Col des Ares, in cima al quale così come sulla successiva Côte de Burs Voeckler è sempre transitato per primo davanti a Kessiakoff, si sono portati sugli uomini di al comando: in testa al gruppo le maglie verdi della Liquigas hanno preso il posto di quelle nere della Sky con Nibali intenzionato a conquistare il successo parziale e anche Sagan ormai sicuro della sua maglia verde che si è messo a disposizione del messinese e il vantaggio del gruppo di testa, di cui non faceva più parte Soerensen che rimasto vittima di una caduta è stato riassorbito dal plotone ha costantemente oscillato tra i 2 e i 3′ nel tratto di trasferimento verso del Port de Bales.
Nei km immediatamente precedenti l’inizio della salita hanno preso un leggero margine Izagirre, Azanza, Kadri e Plaza ma lungo l’ascesa si è prodotta una selezione naturale al termine della quale è venuto fuori Valverde che si è involato in solitudine inseguito da Martinez e Rui Costa e poco più indietro da Kadri e Leipheimer mentre tutti gli altri sono stati lentamente ma inesorabilmente inghiottiti dal gruppo; ci si attendeva già in questa salita un attacco di Nibali ma il siciliano si è mantenuto a ruota di Nerz e Basso con il giovane tedesco che ha scandito un ritmo in linea con quello di Valverde, e in cima il gruppo maglia gialla composto da circa 25 corridori con tutti gli uomini di classifica, compreso un Zubeldia in ripresa rispetto al Col de Mentè, è scollinato con un distacco di 2′ dal murciano, leggermente aumentato nella successiva discesa.
Per riprendere lo spagnolo era necessario che Nibali attaccasse fin dai piedi del Peyresourde ma, una volta esauritosi il lavoro di Nerz, si è portato al comando Basso con un ritmo non sostenutissimo che ha fatto sì che Scarponi (Lampre), l’unico italiano ancora presente con i migliori accanto ai due Liquigas, Zubeldia, Evans (Bmc) e Brajkovic (Astana) perdessero contatto e che tutti gli uomini ancora inframezzati tra Valverde e il gruppo dei big venissero ripresi, ma che non era sufficiente per riprendere il leader della Movistar: era questo il chiaro segnale che lo Squalo dello Stretto non era in grande giornata e ad accorgersene per primo è stato Van den Broeck (Lotto-Belisol), il suo più diretto avversario per un posto sul podio, che dapprima ha lanciato Vanendert e successivamente si è mosso in prima persona seguito prontamente da Rolland (Europcar) e Pinot (Fdj), con Nibali che seppur a fatica è riuscito a riportarsi sotto marcato stretto da Froome e Wiggins e con a ruota anche Van Garderen (Bmc) e Horner (RadioShack) che hanno scollinato in cime al Peyresourde a poco più di 1′ da Valverde che iniziava ad accusare pesantemente la fatica.
Ingolositi dal successo di tappa a portata di mano e dalla possibilità di distanziare Nibali i due uomini del Team Sky hanno preso in mano la situazione e all’inizio dello strappo finale verso Peyragudes Froome ha prodotto una violenta accelerazione alla quale ha retto inizialmente il solo Wiggins, che però come già nel finale della tappa di La Toussuire è stato in seguito incapace di rimanere a ruota del compagno di squadra, di gran lunga il corridore più forte visto in azione in questo Tour: il britannico nato in Kenya avrebbe potuto saltare agevolmente Valverde e guadagnare talmente tanto sulla maglia gialla da mettere in discussione il successo finale ma, ligio agli ordini di scuderia, si è letteralmente fermato ad attendere il suo capitano e i due sono arrivati insieme al traguardo a 19” dallo spagnolo, che dopo due settimane deludenti aveva già dato segnali di ripresa nella tappa di ieri e che conquista un successo parziale alla Grande Boucle che gli mancava dal 2008, quando si impose in quel di Plumelec. 4° a 22” ha chiuso un Pinot brillantemente ripresosi dopo i problemi fisici che ne avevano condizionato il rendimento nei giorni scorsi, 5° e 6° a 26” Rolland e Van den Broeck, 7° a 37” un Nibali che ha comunque limitato al minimo i danni, 8° a 54” Van Garderen che ha messo in ghiaccio la sua maglia bianca, 9° a 1′02” Horner e 10° a 1′11” Daniel Martin (Garmin), con Evans 18° a 2′10” e Zubeldia 22° a 3′17”: distacchi dunque più contenuti del previsto che consegnano una classifica generale che vede Wiggins in testa con 2′05” su Froome, 2′41” su Nibali, 5′53” su Van den Broeck, 8′30” su Van Garderen e 9′57” su Evans e che difficilmente cambierà almeno per le prime tre posizioni nella maxi-crono di Chartres del penultimo giorno; prima però i corridori dovranno affrontare la 18a tappa, 222,5 km vallonati da Blagnac a Brive-la-Gaillarde che si prestano a una fuga da lontano anche se non è da scartare neppure l’ipotesi di una volata di gruppo.
Marco Salonna