IL GRUPPO ANTICIPA IL RIPOSO, TAPPA A FEDRIGO
Dopo un’accesa battaglia ad inizio gara per entrare in fuga, il gruppo lascia via libera ai battistrada, che vengono regolati da Pierrick Fédrigo sul traguardo di Pau. Battuto agilmente in volata Vande Velde, rimasto nel finale da solo con il francese. Voeckler completa il podio, staccato di 12’’. Il plotone anticipa di fatto di un giorno il riposo in programma per domani, alla vigilia dei Pirenei.
Foto copertina: Pierrick Fédrigo brucia Christian Vande Velde nella volata a due di Pau (foto AFP)
Alla vigilia del secondo ed ultimo giorno di riposo, il Tour si concede una giornata di respiro extra; un’altra ancora, potrebbero malignamente aggiungere i testimoni della processione di ieri.
Ad onor del vero, i primi 60 km sono stati contrassegnati da un numero incalcolabile di tentativi di fuga abbozzati e prontamente neutralizzati da un gruppo che, come non sempre accaduto in questa edizione, ha faticato non poco a trovare il drappello giusto per dare il proprio nulla osta. Una volta individuatolo, tuttavia, il plotone è precipitato nuovamente nello stato letargico di ieri, con le squadre dei velocisti mostratesi del tutto disinteressate all’inseguimento, malgrado i soli Cavendish, Greipel e Sagan si siano fin qui tolti qualche soddisfazione.
A giocarsi la tappa pre-riposo pre-pirenaica e post-chiodi sono così rimasti i cinque coraggiosi/abili/fortunati promotori del tentativo approvato: Dries Devenyns, Samuel Dumoulin, Thomas Voeckler, Pierrick Fédrigo e Christian Vande Velde. A questi si è in un secondo tempo aggregato Nicki Sorensen, il cui inseguimento solitario di circa 20 km è stato coronato anche grazie ad una tirata dimostrativa della Saxo Bank in gruppo, volta a convincere il quintetto al comando ad attendere il rientro del danese.
Mentre dietro il massimo del brivido veniva offerto dal non-sprint al traguardo volante di Maubourget, al quale Sagan portava in tripla cifra il proprio margine nella classifica a punti su André Greipel, davanti il sestetto proseguiva in armonia fino ad una dozzina di chilometri dall’arrivo, quando ha avuto inizio la prevedibile girandola di scatti e contro-scatti. Obiettivo più o meno comune era quello di far fuori Dumoulin, sulla carta il più veloce, dimostratosi a conti fatti il meno in palla: a lui è infatti toccato il poco ambito posto di fanalino di coda, perdendo nel finale le ruote di tutti i compagni d’avventura.
Come spesso gli è capitato in carriera, a trovare il tempo giusto per muoversi è stato Pierrick Fédrigo, quando all’arrivo mancavano ancora 6 km e spiccioli. Il solo Vande Velde ha avuto la prontezza di accodarsi ad un cacciatore di tappe di professione come il 33enne aquitano, già tre volte vittorioso sulle strade del Tour; Voeckler, parso forse il più pimpante, è stato invece insolitamente poco reattivo nel cogliere l’attimo buono, portandosi all’inseguimento del duo franco-statunitense, in compagnia di Sorensen, a successo ormai sfuggito.
Sbarazzatosi dei rivali più credibili, Fédrigo non ha avuto bisogno di preoccuparsi della posizione in cui intraprendere la volata finale, approcciata in testa senza nemmeno provare ad indurre l’americano a portarsi al comando. Vande Velde, che tutto è fuorché uno sprinter, non ha neppure provato ad uscire dalla scia della sagoma bianca di Pierrick, al primo trionfo alla Grande Boucle in una frazione pianeggiante, dopo una intermedia (Gap 2006) e due di alta montagna con disegno da galleria degli orrori (Tarbes 2009, ancora Pau nel 2010). Il fu T-Blanc si è dovuto accontentare di completare il podio, anticipando Sorensen in una volata ricca di rimpianti.
Molto più tardi (11’50’’ dopo, per la precisione), Greipel si toglieva la magrissima soddisfazione di vincere la volata del gruppo, nel giorno in cui, perdendo complessivamente altri 5 punti da Sagan (9° al traguardo), ha detto quasi definitivamente addio all’obiettivo maglia verde, vedendo il divario salire a 102 lunghezze. Tranquilli gli uomini di classifica, che domani potranno ricaricare le batterie in vista di una due-giorni che la logica vorrebbe di attacchi serrati alla maglia gialla.
Mercoledì, con la tradizionale cavalcata da Pau a Bagnères-de-Luchon, lungo Aubisque, Tourmalet, Aspin e Peyresourde, i Pirenei offriranno terreno fertile ad azioni da lontano, ma la disposizione dei colli, con i due più impegnativi prima e quelli meno selettivi poi, non gioca a favore dei rivali di Wiggins. Il traguardo in discesa strizza l’occhio a Nibali, che non può però certo pensare di ribaltare il Tour de France solo in quel frangente. Per scardinare la difesa di Wiggo e compagni – come è stato ripetuto fino alla nausea negli ultimi giorni – serviranno dunque tanta fantasia e ancora maggiore coraggio. Un po’ di materia prima (leggasi: salite) in più, certo, avrebbe fatto comodo.
Matteo Novarini