TROPPA CRONO PER SCEGLIERE IL DELFINO

giugno 1, 2012
Categoria: Approfondimenti

A due giorni dal via del 63° Criterium del Delfinato, andiamo a scoprire le caratteristiche del tracciato della corsa di avvicinamento al Tour per eccellenza. Via da Grenoble e conclusione a Châtel, dopo otto tappe in cui spicca la lunghissima cronometro di Bourg-en-Bresse. Previste le ascese al Grand-Colombier e al Joux-Plane.

Foto copertina: Bradley Wiggins, Cadel Evans e Alexandre Vinokourov sul podio finale dell’edizione 2011 del Delfinato (foto AFP)

Nell’ottica di consentire ai corridori di preparare al meglio il Tour de France, che dal 30 giugno al 22 luglio si svilupperà lungo uno dei percorsi meno impegnativi e più insipidi che si ricordino nell’ultracentenaria storia della Grande Boucle, il tracciato del Delfinato 2012 ha certamente un suo perché. Dispiace però, ricordando alcune bellissime edizioni del recente passato, constatare come l’improvviso raptus di cronofilia di Christian Prudhomme, che solo lo scorso anno aveva proposto un Tour con appena 42 km contro il tempo individuali, si sia esteso anche ad una corsa che solitamente amica degli scalatori, ben più del fratello maggiore di luglio.
La giornata clou della corsa, che scatterà domenica da Grenoble con un classico prologo di 5 km e 300 metri, sarà infatti quella della cronometro di Bourg-en-Bresse, che spaccherà in due la gara riscrivendo da cima a fondo una classifica che fino ad allora sarà certamente ancora molto corta. I 53 km e mezzo che collegheranno Villié-Morgon al capoluogo dell’Ain, lievemente ondulati ma nulla più, genereranno senza dubbio distacchi pesantissimi, che ben difficilmente potranno essere compensati sulle montagne che verranno prima (ben poche) e dopo (di più, ma senza fare indigestione) l’ora e più di testa a testa con l’orologio.
Più che agli scalatori, infatti, le sei frazioni in linea strizzano l’occhio ai cacciatori di tappe, che avranno non meno di tre opportunità per andare in caccia di gloria. Già all’indomani del via, i 187 km da Seyssins a Saint-Vallier, benché alla portata dei velocisti, offriranno ai barrodeurs un validissimo trampolino di lancio quale la Côte de la Sizeranne, 2900 metri di ascesa al 6,6%, con scollinamento a soli 9 km dalla conclusione, ultima di sei asperità premiate con un GPM.
Terreno fertile alla bagarre sarà offerto anche dalla tappa successiva, caratterizzata da tre GPM di seconda categoria, uno di terza e uno di quarta, prima della rampa – anch’essa classificata come Gran Premio della Montagna di quarta categoria – che porterà sul traguardo di Saint-Felicien (2 km e mezzo al 4,4%).
Dopo la frazione di La Clayette – unica opportunità garantita o quasi per gli sprinter, con difficoltà non proibitive e concentrate nella prima metà del percorso – e la già menzionata cronometro di Bourg-en-Bresse, i predatori di traguardi parziali potrebbero rientrare in scena già nella 5a tappa, in cui le loro possibilità di successo saranno però legate all’atteggiamento tattico dei big. La Saint-Trivier-sur-Moignans > Rumilly proporrà infatti le prime grandi montagne del tracciato, offrendo ai favoriti la possibilità di testarsi sulle rampe del Grand-Colombier, arbitro della frazione di Bellegarde-sur-Valserine del prossimo Tour. Il tracciato ricalcherà in larga parte quello della 10a tappa della Grande Boucle, con il gigante stretto tra i più brevi e pedalabili Côte de Corlier e Col de Richemond. Purtroppo per gli eventuali coraggiosi, la collocazione delle ascese sarà assai più infelice di quella prevista per l’11 luglio, con l’amputazione di un tratto pianeggiante ad inizio tappa e l’aggiunta di un altro – di circa 25 km – sul finire. Con il traguardo distante 68 km dalla vetta del Grand-Colombier e 45 dall’ultimo GPM, il rischio di veder sfumare eventuali offensive lanciate in salita sarà dunque concreto, aprendo le porte ad una volata neppure troppo ristretta o alla riuscita di una fuga da lontano.
La migliore occasione per gli scalatori sarà offerta dalla penultima giornata di gara, che porterà la carovana a Morzine, dopo una partenza in salita per raggiungere il Col de Plainpalais e un lungo tratto nervoso che consentirà di riallacciarsi al tradizionale finale del Tour, con Colombière, Côte de Chatillon-sur-Cluses e Joux-Plane prima della picchiata conclusiva.
Una tappa, questa, che avrebbe consentito ancora al tracciato del Criterium di salvarsi in corner, a patto di trovare un finale all’altezza. Finale che sarà invece assai meno intrigante di quello della passata edizione, che proponeva il versante più duro della Croix-de-Fer prima dell’epilogo in quota a La Toussuire. Teatro dell’ultima sfida per la maglia gialla – ammesso che il discorso sia ancora aperto – sarà infatti un tracciato nervoso ma non impossibile, per di più annacquato da un chilometraggio da corsa dilettantistica (124,5 km), che avrà il suo momento topico nella scalata al Col de Corbier, 7,7 km al 7,3% di pendenza media. Non un’ascesa agevole, ma certo non abbastanza da pensare che qualcuno possa sfruttarla per ribaltare i verdetti dei primi sette giorni, né per escludere che la tappa si risolva lungo i 1500 metri dello strappo finale verso Châtel.
Favorito d’obbligo, alla luce del percorso, non può che essere Bradley Wiggins, già dodici mesi fa lanciato definitivamente in giallo dalla cronometro di Grenoble. Wiggo si è sin qui comportato ancor meglio rispetto alla passata stagione, portando a casa Parigi – Nizza e Giro di Romandia, sempre grazie a prestazioni maiuscole contro il tempo. A Evans, Schleck, Sanchez e tutti gli altri l’arduo compito di trovare l’occasione giusta per attentare alla corona del britannico.

Matteo Novarini

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