UNA VOLATA TUTTA DA GUARDINI
Nell’ultima occasione riservata agli sprinter in quel di Vedelago il 22enne veronese da finalmente prova del suo talento bruciando con un’accelerazione fulminante negli ultimi 150 metri il campione del mondo Cavendish e Ferrari mentre gli uomini di classifica ricaricano le batterie prima dei tre giorni decisivi del Giro
Foto copertina: anche Guardini sembra guardare la strada della sua prima volata vincente al Giro (foto Bettini)
Che la 18a tappa del Giro, 149 km da San Vito di Cadore a Vedelago inframezzata tra la durissima frazione di Cortina e quelle ancor più tremende che si concluderanno all’Alpe di Pampeago e sullo Stelvio, fosse l’ultima riservata agli sprinter superstiti era chiaro già prima del via ma l’andamento della corsa ha riservato comunque diverse sorprese in particolare per la volontà di Cavendish (Sky) oltre che di ottenere il suo quarto successo parziale dopo quelli di Herning, Fano e Cervere anche di incrementare il suo margine nella classifica a punti sulla maglia rosa Rodriguez (Katusha) che ha la possibilità di scavalcarlo nei prossimi giorni: contrariamente a quanto avviene dunque in queste occasioni quando la fuga iniziale viene ripresa solo in prossimità del traguardo il Team Sky ha fatto di tutto per riprendere i battistrada Clement (Rabobank), Boaro (Saxo Bank), Pagani (Csf) e De Negri (Farnese) prima del traguardo volante posto a metà percorso e a un certo punto il gruppo si è spezzato in due tronconi con uomini importanti come Pozzovivo (Csf) e Nieve (Euskaltel) che hanno inseguito per diversi km con le rispettive squadre prima di riuscire a rientrare; inoltre piuttosto inspiegabilmente Spezialetti (Lampre) ha disputato a sua volta lo sprint intermedio in quel di Cesiomaggiore situato in cima all’unica salitella presente sul percorso e Cavendish per superarlo e conquistare gli 8 punti previsti ha dovuto spendere diverse energie che gli sarebbero state utili nel finale.
Immediatamente dopo sono ricominciati gli scatti dapprima ad opera di Pinotti (Bmc), Casar (Fdj), Kaisen e Hansen (Lotto-Belisol) Sella (Androni) e Bodnar (Liquigas) subito ripresi e poi di Delage (Fdj), Keizer (Vacansoleil) e nuovamente Kaisen e Clement che sono riusciti inizialmente a guadagnare 1′ sul gruppo tirato dall’Omega-QuickStep di Chicchi oltre che da un Team Sky che seppur decimato dai ritiri di Kennaugh e Hunt nei giorni scorsi ha avuto la forza di chiudere a 5 km dal traguardo con Delage che ha compiuto un ulteriore tratto in avanscoperta in compagnia del vincitore della tappa di Sestri Levante Bak (Lotto-Belisol) prima di arrendersi al ritorno del gruppo.
Gli ultimi km erano completamente piatti su di un lungo rettilineo e il Team Sky con Thomas in funzione di ultimo uomo per Cavendish non ha avuto difficoltà a posizionare il campione del mondo in testa nel momento di lanciare lo sprint in quella che sembrava una vittoria annunciata per il britannico ma Guardini (Farnese), che per la prima volta in questo Giro è riuscito ad approcciare lo sprint nelle primissime posizioni, si è lanciato per primo con un’accelerazione dirompente a 150 metri dal traguardo e malgrado Cavendish abbia a sua volta immediatamente iniziato la sua progressione nulla ha potuto di fronte alla rimonta del veronese che si è imposto con buon margine sul britannico con Ferrari (Androni) 3° davanti ad Hunter (Garmin), Lucas Haedo (Saxo Bank), Nizzolo (RadioShack), Kristoff (Katusha) e Chicchi (Omega-QuickStep). Arriva finalmente dunque una dimostrazione di grande talento anche in una corsa dura come il Giro che nei giorni scorsi lo ha visto più volte faticare per rimanere nel tempo massimo da parte di Guardini cui per completare il salto di qualità oltre all’esperienza e a qualcosa di più in salita manca solo una squadra in grado di portarlo davanti in volate più caotiche rispetto a quella di Vedelago.
La classifica generale rimane immutata con Rodriguez che guida con 30” su Hesjedal, 1′22” su Basso, 1′36” su Scarponi, 2′56” su Uran, 3′04” su Intxausti e 3′19” su Pozzovivo alla vigilia di quella che è probabilmente la vera tappa regina del Giro, più ancora di quella successiva con il Mortirolo e l’arrivo sullo Stelvio. I primi 95 dei 198 km della Treviso-Alpe di Pampeago, dove si è arrivati per l’ultima volta nel 2008 con il successo di Sella, serviranno come riscaldamento ma nella seconda metà del percorso i corridori dovranno scalare un gigante come il Passo Manghen, 20,5 km al 7,4% e 1700 metri di dislivello quindi il Passo di Pampeago, vale a dire la stessa ascesa che porterà al traguardo prolungata di altri 2,8 km, il Passo di Lavazè, meno duro dei precedenti ma comunque impegnativo specie nella sua fase iniziale, e infine gli ultimi 7,7 km al 9,7% con punte oltre al 15 negli ultimi 4, che dopo quanto affrontato in precedenza e in considerazione del fatto che sono pochissimi i tratti di recupero tra un’ascesa e l’altra porteranno molti allo sfinimento e che più degli scalatori vedranno emergere quegli atleti dotati di grande fondo.
Marco Salonna