CALDES – PASSO DELLO STELVIO. UN TAPPONE SHAKESPEARIANO

maggio 26, 2012
Categoria: News

Abbiamo scomodato perfino il drammaturgo più celebre al mondo per introdurvi la tappa dei “drammi”. Oggi se ne vedranno delle belle perché, pur essendo la frazione meno dura di quella che l’ha preceduta, la somma tra le fatiche finora accumulate e quelle che si vivranno in quest’ultima giornata potrebbe farci assistere a cotte mai viste. I momenti più palpitanti si vivranno tra Mortirolo e Stelvio, ma attenzione anche a Teglio e dintorni…

Immaginate il grande William Shakespeare fermo a bordo strada ad applaudire i corridori impegnati nell’ultima grande tappa di montagna del Giro 2012. Pura utopia? Non del tutto nella valle che si vanta d’aver dato i natali al più famoso drammaturgo al mondo (Dove? Come? Quando? Lo scoprirete continuando la lettura del pezzo) che, rapito dalle gesta dei “girini”, quasi sicuramente avrebbe intinto nel loro sudore l’ispirazione di una sua opera, magari messa in scena con la spettacolare vista sui tornanti della Spondalunga, verso lo Stelvio, “pittati” sul fondale del palcoscenico. Ne sarebbe scaturita la “realtà di un pomeriggio d’inizio estate”, quella di una dura frazione che offrirà agli scalatori l’estrema occasione di volgere la classifica a proprio favore, avanti d’affrontare i per loro insormontabili 30 Km della crono meneghina dell’indomani. Pur non presentando un finale estremo come quello dell’Alpe di Pampeago, questo non sarà una frazione meno dura di quella che l’ha preceduta anche perché, a differenza di tutte le tappe di montagna finora affrontate, questa non avrà nessun approccio morbido alle salite. Lasciato il raduno di partenza – collocato nel cuore di Caldes, piccolo centro della Val di Sole – la tappa debutterà in salita, puntando subito ai 1883 metri del Passo del Tonale, sul quale si scollinerà a 33 Km dal via, dopo aver affrontato un tratto di “acclimatazione” di una ventina di chilometri, nel quale si acquisterà gradualmente quota, e quindi 15 Km di salita vera, al 6% di pendenza media. Superato un valico che è entrato nella storia d’Italia prima ancora che in quella del Giro – nel corso della storia lo valicarono, tra gli altri, il Barbarossa e le truppe napoleoniche – si planerà in Val Camonica e terminato di scendere si tornerà a pedalare verso il cielo, stavolta diretti al Passo dell’Aprica, affrontato dal suo versante più dolce e poco selettivo. Passati i suoi 15 Km al 3,3% ci si lancerà in picchiata sulla Valtellina e qui verrà il bello. Ora, infatti, si dovrà fare i conti con la terza delle cinque salite ufficiali previste quest’oggi, sulla carta apparentemente innocua, più che altro per la sua collocazione in un tracciato che la pone a 120 Km dalla cima dello Stelvio, ma che invece dovrà essere cerchiata in rosso sulle cartine. Per raggiungere Teglio, l’antico capoluogo della valle (è da questo centro, infatti, che deriva il nome di Valtellina), non si salirà dalla strada principale ma da una secondaria che ha nella sua prima parte prerogative di vero e proprio muro, con strada strettissima e pendenze elevate (media del 10,2% nei 3 Km centrali e un passaggio al 15%) che potrebbero vedere qualche grosso nome in affanno. Recuperare l’eventuale distacco non sarà assolutamente facile perché, nei chilometri successivi, s’incontreranno rarissimi tratti di strada che agevoleranno queste operazioni. Innanzitutto, una volta svalicati nel centro di Teglio – che è famosa per i pizzoccheri e che, nel suo piccolo, è anche una città d’arte (chiesa di San Pietro, Palazzo Besta e torre “de li beli miri” su tutti) – s’inizierà la discesa per la Panoramica dei Castelli, strada molto bella da percorrere per le viste sulla catena delle Alpi Orobie, ma non certo nel pieno agone di una corsa che potrebbe già vedere alcuni corridori costretti all’inseguimento. Mai ripida, questa strada che un tempo – quando il fondovalle era paludoso e malsano – costituiva l’unico asso stradale praticabile tra Sondrio e Tirano, si presenta parecchio tortuosa, snodandosi con frequenti curve tra boschi, vigneti e meleti. Dopo aver toccato la contrada di Castionetto – vi si trova una massiccia torre difensiva d’origine militare che le storie locali dicono un tempo abitata da un diavolo assai poco coraggioso, che anziché terrorizzarle fu messo in fuga dalla popolazione del posto – si lascerà temporaneamente la panoramica per passere su una variante che transita aerea sopra i tetti di Ponte in Valtellina, centro tutto strade acciottolate che convergono verso la parrocchiale, impreziosita da un affresco di Bernardino Luini, uno dei principali allievi di Leonardo Da Vinci. Ora è arrivato il momento di svelare il mistero che aleggia dalla partenza perché, tornati sulla “strada maestra”, si toccherà Tresivio, il paese nel quale – secondo una leggenda – sarebbe nato Guglielmo Crollalanza, poeta di religione protestante che, per sfuggire all’Inquisizione, riparò nel Regno Unito dove provvide a “britannizzarsi” le generalità (Shake – Scrollare; Speare – Spear – Lancia). Hanno speso fiumi d’inchiostro gli studiosi dietro a questa storia (si è anche detto che Shakespeare era in realtà siciliano e di cognome facesse Florio), che ha dato fama a questo piccolo centro, che oggi attira i turisti grazie a uno dei principali e più grandi luoghi di culto mariani della valle, il Santuario della Santa Casa, da non molti anni riaperto al culto dopo un lungo restauro e nel quale è venerata una riproduzione della sacra dimora di Loreto. Lasciata definitivamente la panoramica nella vicina Poggiridenti (è stata anche sede di tappa alla Settimana Lombarda, quando si chiamava ancora solo “Bergamasca”) si planerà ripidamente sul sottostante fondovalle, senza andare, però, a imboccare subito la scorrevole statale dello Stelvio. Invece, fino alle porte di Chiuro si procederà su di una stradina parallela che, riavvicinandosi alle pendici della montagna, proporrà un’ulteriore salita, blanda nelle pendenze ma che sicuramente concorrerà al giornaliero accumulo di fatica e dislivello. L’ostacolo successivo sarà costituito dal tratto iniziale del versante occidentale dell’Aprica, 4 Km al 6,6% per arrivare al bivio di Stazzona, dove il gruppo era già transitando in precedenza, completando in questo modo un circuito di quasi 50 Km tracciato sulle strade dei “terzieri di mezzo” e “di sopra”, nomi di due delle cinque suddivisioni della valle attuate durante i quasi 300 anni (1512-1797) della dominazione grigiona, che fece della Valtellina una colonia dell’allora libero Stato delle Tre Leghe (l’odierno Canton Grigioni).
Tornati sulle rive dell’Adda si incontrerà l’ultimo tratto filante della tappa, nel corso del quale i “girini” transiteranno all’ombra del santuario della Madonna di Tirano, eretto in seguito ad un’apparizione avvenuta nel 1504, “spettatore” il beato Mario Omodei, e incroceranno quindi il tracciato della Ferrovia Retica, il celebre “trenino rosso” del Bernina, dal 2008 iscritto nella lista dei Patrimoni Mondiali dell’Umanità. Attraversato il centro di Tirano la strada riprenderà a salire per superare l’accumulo detritico di una grande frana precipitata in epoca preistorica dal Monte Padrio: i quasi 2000 metri d’ascesa al 7,6%, sul vecchio tracciato della statale verso Sernio, rappresenteranno lo squillo di tromba del Mortirolo, che incomincerà poco più avanti, attaccato dall’inedito versante di Tovo di Sant’Agata. Sarà, in pratica, risalito il più antico itinerario d’accesso al passo, mulattiera oggi asfaltata che nel 1859 fu calcata nientemeno che da Giuseppe Garibaldi, scortato dal giovane taglialegna tovese Antonio Armanasco (detto “Stefanol”). Mentre il generale giunse sino al valico, che fino a qualche anno prima era ritenuto uno dei più delicati punti di contatto tra la Repubblica Cisalpina e l’Impero Austriaco, stavolta i corridori interromperanno l’ascesa a quota 1718, circa 1,5 Km sotto il classico scollinamento, dopo aver affrontato un’ascesa ancora più aspra rispetto al versante classico, lunga 11,4 Km e caratterizzata da una pendenza media del 10,4%. Il picco massimo sarà del 22%, raggiunto nel tratto terminale, l’unico che era rimasto a fondo naturale e che è stato asfaltato appositamente per permettere il passaggio del Giro.
La discesa sarà imboccata verso Mazzo ma al primo bivio si lascerà questa strada, anche per evitare le tremende inclinazioni che, affrontante all’inverso in occasione della prima scalata al Mortirolo (tappa Moena – Canazei del Giro 1990), causarono due cadute a Leonardo Sierra – incidenti che non riuscirono comunque a ostacolare il suo tentativo di fuga, giunto vittoriosamente al traguardo – e provocarono non poche apprensioni in gruppo nelle ore precedenti il passaggio del Giro. L’organizzazione, in previsione di quella temuta discesa, arrivò, tra le altre cose, a predisporre un servizio di “nettoyage” del fondo stradale, attuato mediane compressori che lo spazzarono al fine di rimuovere gli aghi caduti dai pini e che, a causa dello spostamento d’aria provocato dal passaggio dei corridori, avrebbero potuto sollevarsi e accecare qualcuno. Anziché su Mazzo, si punterà dunque in maniera meno pendente su Grosio, affrontando un altro itinerario inedito per il Giro dei professionisti, ma che un anno fa era stato inaugurato ciclisticamente dal Giro Donne, che scalò il Mortirolo da Monno nel finale della tappa Rovato – Grosotto, conquistata dall’autentica mattatrice della scorsa edizione, l’olandese Marianne Vos, maglia rosa finale con distacchi da urlo e dopo essersi imposta in cinque delle dieci tappe previste.
Riguadagnata la valle dell’Adda, questa sarà fedelmente seguita nel tratto di 22 Km che separerà la fine della discesa del Mortirolo dall’attacco dello Stelvio, con un decorso in costante ma lieve ascesa che porterà inizialmente i corridori alle porte di Sondalo, stazione climatica di cura e soggiorno, frequentata per tale scopo sin dagli anni del fascismo, quando il regime vi fece costruire il più grande sanatorio d’Europa, collocato nel cuore della pineta di Sortenna. Concepito per la cura del “mal sottile”, la tubercolosi, è stato in seguito convertito in uno dei più importanti ospedali della Lombardia e nel 1973 fu anche set della penultima pellicola diretta da Vittorio De Sica, “Una breve vacanza”, nella quale recitò in un piccolo ruolo marginale l’allora ventiduenne figlio Christian, alla sua seconda esperienza cinematografica dopo l’esordio avvenuto l’anno prima nella pellicola francese “Paulina 1880”. Subito dopo il tracciato si infilerà nella Valdisotto, la porzione di valle che il 28 luglio del 1987 fu sconvolta da un’immane frana caduta dal Monte Zandila e che smosse qualcosa come 40 milioni di metri cubi di roccia. L’impatto provocò lo sbarramento del corso dell’Adda e la conseguente formazione di un piccolo bacino, il lago della Val Pola, mentre furono cancellati tre centri abitati e la chiesa di San Martino Serravalle, che era una delle più antiche della Valtellina. Si salvarono miracolosamente, invece, San Bartolomeo de Castelàz e i suoi preziosi affreschi, perché, risalendo il versante opposto a quello della caduta e sul quale si trovavano i due luoghi di culto, il fronte della frana non riuscì a raggiungere lo sperone sul quale si trovava.
Una porzione di strada poco pendente e a tratti pianeggiante introdurrà la corsa nella conca di Bormio, dalla quale si andrà all’attacco dello Stelvio, affrontato dal suo versante più facile, ma che facile – in particolare al termine di un Giro durissimo – non lo sarà per nulla. Attendono i corridori 22,4 Km di salita, 1548 metri di dislivello e una pendenza media del 6,9%, numeri sui quali spicca la quota di 2757 metri, punto più elevato della rete stradale italiana raggiungibile su asfalto. All’inizio non si seguirà la strada classica, che sarà imboccata dopo aver attraversato le terme di Bormio, conosciute sin dall’epoca degli antichi romani e visitate nel 1493 anche da Leonardo da Vinci, che le citò nel “Codice Atlantico”, la più ampia raccolta di scritti e disegni del genio toscano, oggi conservata nella Biblioteca Ambrosiana. Solo a questo punto si imboccherà la rotabile realizzata tra il 1822 e il 1825 su progetto dell’ingegner Carlo Donegani e che sul versante occidentale è caratterizzata da 36 tornanti che ne scandiscono il procedere assieme alle quattro case cantoniere, costruite anche per dare alloggio ai “rottieri”, gli operai preposti alla spalatura della neve perché un tempo il valico era aperto anche nei mesi invernali. In un contesto ambientale sempre più avvincente i “girini” raggiungeranno la secondaria valle del Braulio, che prende il nome dal torrente che la percorre con una spettacolare cascata e nella quale sono colti i tredici ingredienti, ancor oggi segreti, con i quali dal 1875 si produce, seguendo la ricetta originaria creata dal farmacista di Bormio Francesco Peloni, l’omonimo amaro, l’unico al mondo a essere commercializzato dopo un periodo di “invecchiamento” in botti di rovere della durata di due anni. Quando avranno raggiunto la quarta e ultima cantoniera, proprio laddove si congiunge la strada che proviene dalla Svizzera e che presenta ancora tratti sterrati, i corridori avranno percorso l’86% della scalata e superato – per rimanere in termini percentuali – il picco massimo di questo versante, che arriva fino al 12%. Poco prima la pendenza avrà avuto una decisa flessione, ideale per racimolare le energie residue prima dell’ultimo balzo perché nei rimanenti 3 Km la salita tornerà a mordere (8,8% la media) mentre la diminuzione della pressione atmosferica (non la rarefazione dell’aria, che “scatta” solo sopra i 4500 metri) indurrà i polmoni a compiere un maggior sforzo per incamerare l’ossigeno.
Il veleno nella coda di un Giro che si è pensato meno duro di quell’anno passato… ma è uscito lo stesso terribilmente tosto.

I VALICHI DELLA TAPPA

Passo del Tonale (1883m). Ampio valico prativo aperto tra il Monticello e la Cima di Cadì, costituisce anche il punto di separazione tra i massicci dell’Adamello e dell’Ortles-Cevedale. Sede della principale stazione di sport invernali della provincia di Trento, è valicato dalla SS 42 “del Tonale e della Mendola”, tra Vermiglio e Ponte di Legno. Vi transita il confine tra Lombardia e Trentino-Alto Adige. Nel 1933 è stata l’ultima delle quattro salite chiamata a decretare la prima classifica degli scalatori, istituita quell’anno e conquistata da Alfredo Binda, che fece suo anche il GPM del Tonale e la relativa tappa (Bolzano – Milano), oltre alla maglia rosa finale. In seguito ci si è tornati altre 24 volte, mentre non si riuscì a salire nel 1989, quando fu annullata la tappa di Santa Caterina. L’ultimo scollinamento di passaggio ha visto in testa il lussemburghese Ben Gastauer, nel corso della Feltre-Tirano disputata l’anno scorso e vinta da Diego Ulissi. Nel 1997 e nel 2010, vi si sono concluse due tappe, rispettivamente vinte dal colombiano José Jaime González Pico (noto nell’ambiente col soprannome di “Chepe”) e dall’elvetico Johann Tschopp. Il passaggio del Giro 2000 (tappa Selva di Valgardena – Bormio, vinta da Gilberto Simoni) vide in testa lo spagnolo José Enrique Gutiérrez Cataluña, ma non è contemplato nel conteggio dei GPM perché era valido solo come traguardo volante Intergiro.

Passo di Aprica (1113m). Ampia sella pianeggiante, lunga quasi 3 Km, che mette in comunicazione la Valtellina con la Valcamonica tramite la Valle di Corteno. È valicato dalla SS 39 “dell’Aprica” e vi sorge l’omonima stazione di sport invernali, costituita dai tre nuclei di Madonna, Mavigna e San Pietro. Quotata 1173 sulle cartine del Giro 2012, è stata affrontata alla corsa rosa 10 volte come GPM, una come traguardo volante Intergiro (nel 1992, tappa Palazzolo sull’Oglio – Aprica vinta da Marco Saligari) e due come traguardo di tappa senza gran premio (nel 2006, quando Ivan Basso s’impose in rosa nella Trento – Aprica e al termine della Brescia – Aprica del 2010, vinta da Scarponi). Il primo a transitare in testa sotto lo striscione GPM è stato Fausto Coppi, nel corso della tappa Locarno – Brescia del Giro del 1950, vinta da Luciano Maggini. In seguito hanno conquistato questo traguardo Vittorio Adorni nel 1962 (tappa Moena – Aprica), Bruno Vicino nel 1979 (Trento – Barzio, vinta da Amilcare Sgalbazzi), lo svizzero Stefan Joho nel 1988 (la mitica tappa del Gavia, Chiesa Valmalenco – Bormio, vinta dall’olandese Erik Breukink), il venezuelano Leonardo Sierra nel 1990 (Moena – Aprica), Ivan Gotti nel 1996 (Cavalese – Aprica), Mariano Piccoli nel 2000 (Bormio – Brescia, vinta da Biagio Conte) , Emanuele Sella nel 2008 (Rovetta – Tirano) e lo spagnolo Pablo Lastras Garcia l’anno passato, nel corso della citata tappa di Tirano.

Sella di Teglio (851m). Non citata sul testo di riferimento Valichi stradali d’Italia” (Georges Rossini, Ediciclo), è costituita dalle prime pendici delle Alpi Retiche e dall’elevazione sulla quale sorge la torre “de li beli miri”. Vi sorge l’omonimo abitato. Il Giro vi è transitato per la prima e finora unica volta durante la tappa Morbegno – Aprica del Giro 1991, vinta da Franco Chioccioli; si saliva dal versante percorso quest’anno in discesa e allo scollinamento non vi era lo striscione del GPM ma quello del traguardo volante Intergiro.

Sella di Tresivio. Non citata sul testo di riferimento Valichi stradali d’Italia” (Georges Rossini, Ediciclo), coincide con l’omonimo abitato ed è costituita dalle prime pendici delle Alpi Retiche e dalla rupe del Calvario. Il Giro d’Italia vi è transitato nel 1980 (nel finale della tappa Cles – Sondrio, vinta dal francese Jean-René Bernaudeau) e nel 1991, nella citata tappa dell’Aprica vinta da Chioccioli. Il 19 maggio del 1970 fu inserita nel circuito finale della Roncola – Sondrio, settima tappa del Giro d’Italia dei dilettanti vinta da Paolo Pè.

Passo dello Stelvio (2758m). Valicato dalla SS 38, tra Bormio e Trafoi, costituisce il punto più elevato della rete stradale italiana. Quotato 2757 sulle cartine del Giro 2012, precede nella speciale classifica per quota il franco-piemontese Colle dell’Agnello (2748m) e il lombardo Passo di Gavia (2621m), mentre estendendo la lista anche ai valichi ciclabili su sterrato scende all’ottavo posto (record i 3000 metri del Colle Sommeiller Est, situato in Piemonte, nei pressi di Bardonecchia). Lo Stelvio è stato regolarmente affrontato otto volte al Giro, mentre in quattro occasioni (1967, 1984, 1988 e 1991) è stato respinto dalla neve. Storica la prima scalata, nella tappa Bolzano – Bormio che consentì a Fausto Coppi, primo in vetta e al traguardo, di imporsi nel suo quinto e ultimo Giro d’Italia. Gli altri eroi dello Stelvio sono stati Aurelio Del Rio nel 1956 (Sondrio – Merano, vinta da Cleto Maule), il lussemburghese Charly Gaul nella Trento – Bormio del 1961 (da lui vinta), Graziano Battistini che nel 1965 si impose proprio sul passo (traguardo d’emergenza perché la neve non permise di completare la Campodolcino – Solda), lo spagnolo José Manuel Fuente nel 1972 (tappa Livigno – Passo dello Stelvio), il suo connazionale Francisco Galdós nella storica tappa conclusiva del Giro del 1976 (Alleghe – Passo dello Stelvio, con il duello tra lo spagnolo e la maglia rosa Fausto Bertoglio), il francese Jean-René Bernaudeau nella citata Cles – Sondrio del 1980, Franco Vona nella non meno storica Merano – Aprica del 1994 (la tappa che lanciò Marco Pantani nell’olimpo dei grandi) e, infine, il colombiano Josè Rujano durante la Egna – Livigno del 2005, vinta dal connazionale Iván Ramiro Parra Pinto. Nel 2010 vi si è conclusa, prima volta nella storia, anche una tappa del Giro Donne, conquistata dalla statunitense Mara Abbott, che si è anche imposta nella classifica finale.

Mauro Facoltosi

RINGRAZIAMENTI
Segnaliamo che le citazioni cinematografiche (nel testo e nella fotogallery) sono frutto della collaborazione con il sito www.davinotti.com, che ringraziamo per la disponibilità.

FOTOGALLERY
Foto copertina: i tornanti della Spondalunga, sul versante lombardo dello Stelvio (www.skiforum.it)

Caldes, castello (panoramio)

Caldes, castello (panoramio)

Passo del Tonale, ossario (flickr)

Passo del Tonale, ossario (flickr)

Teglio, torre de li beli miri (ca.bestpicturesof.com)

Teglio, torre <<de li beli miri>> (ca.bestpicturesof.com)

Castionetto, torre medioevale (panoramio)

Castionetto, torre medioevale (panoramio)

Ponte in Valtellina, chiesa parrocchiale di San Maurizio (panoramio)

Ponte in Valtellina, chiesa parrocchiale di San Maurizio (panoramio)

Tresivio, Santuario della Santa Casa (panoramio)

Tresivio, Santuario della Santa Casa (panoramio)

Madonna di Tirano, il santuario e il trenino rosso del Bernina

Madonna di Tirano, il santuario e il trenino rosso del Bernina

Passo del Mortirolo, lavori in corso sul tratto sterrato del  versante di Tovo in previsione dellasfaltatura (www.vaol.it)

Passo del Mortirolo, lavori in corso sul tratto sterrato del versante di Tovo in previsione dell'asfaltatura (www.vaol.it)

Fotogramma di Una breve vacanza, sequenze girate nellex sanatorio di Sondalo (www.davinotti.com)

Fotogramma di <<Una breve vacanza>>, sequenze girate nell'ex sanatorio di Sondalo (www.davinotti.com)

Lo stesso luogo, oggi è diventato laccesso allospedale (www.davinotti.com)

Lo stesso luogo, oggi è diventato l'accesso all'ospedale (www.davinotti.com)

Il corpo della frana della Valdisotto fotograto poche ore dopo il fatto: sulla sinistra si vede la chiesa di San Bartolomeo de Castelàz (www.rotary.bormio.it)

Il corpo della frana della Valdisotto fotograto poche ore dopo il fatto: sulla sinistra si vede la chiesa di San Bartolomeo de Castelàz (www.rotary.bormio.it)

Cascata del Braulio (panoramio)

Cascata del Braulio (panoramio)

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