IMMENSO RABOTTINI, RODRIGUEZ SIGNORE IN ROSA

maggio 20, 2012
Categoria: News

Impresa dell’abruzzese della Farnese, che a Pian dei Resinelli si impone al termine di una lunghissima fuga solitaria. Con lui al traguardo Joaquim Rodriguez, capace di distanziare nel finale gli altri uomini di classifica. Ancora tanto marcamento tra i favoriti, ad eccezione di un coraggiosissimo Cunego, che è però crollato sull’ultima salita. In pesante ritardo Domenico Pozzovivo.

Foto copertina: Matteo Rabottini anticipa Joaquim Rodriguez a Pian dei Resinelli (foto Bettini)

È di Matteo Rabottini il più bel gesto atletico dei primi quindici giorni di Giro d’Italia. Evaso dopo una quindicina di chilometri in compagnia di Guillaume Bonnafond, l’abruzzese ha deciso di fare a meno della compagnia del transalpino già sull’ascesa di Valcava, quando all’arrivo mancavano una novantina di chilometri, per poi affrontare in solitaria le salite di Berbenno, Forcella di Bura, Culmine San Pietro e Pian dei Resinelli. Il tutto partendo da un margine di soli 6’ nei confronti del gruppo dei migliori, selezionatosi quasi naturalmente sulle impervie rampe dell’ex totem del Lombardia, e apparentemente più incline alla battaglia rispetto alla tranquilla processione di ieri.
Apparenza in realtà smentita dal seguito, malgrado una fantasiosa ma intelligente iniziativa Lampre avesse gettato le basi per ben altri scenari. All’inizio della tecnica discesa di Valcava, infatti, la formazione di Beppe Saronni ha spedito in avanscoperta, nella scia di Gustav Larsson, il capitano in seconda Damiano Cunego, che ha approfittato della fin eccessiva prudenza con cui gli uomini Liquigas hanno affrontato la picchiata per costruire in breve un margine di quasi 3’, ricongiungendosi nel mentre con il compagno Diego Ulissi, facente parte di un drappello di contrattaccanti composto anche da Pinotti, Bruseghin, Amador, Carrara, Txurruka, Pirazzi, Losada e Sella.
Mentre, in testa, Rabottini conservava a lungo quasi intatti i 5’ di margine sugli immediati inseguitori, il gruppo prolungava la siesta per il successivo tratto di fondovalle, scivolando a quasi 10’ dal leader. Solo allora Liquigas e Garmin hanno trovato l’accordo necessario a condurre un inseguimento degno di tale nome, andando progressivamente a limare il distacco dal veronese, che salendo verso Culmine San Pietro – e ancor di più nella successiva discesa – provava a forzare i tempi e a sbarazzarsi di qualche compagno d’avventura di scarso aiuto, trascinandosi dietro i soli Losada, Txurruka, Amador e Pirazzi.
Il vincitore del Giro 2004 ha imboccato l’ascesa finale con 2’20’’ di distacco da Rabottini, i cui sogni di gloria avevano rischiato di spegnersi pochi chilometri prima, in un tornante a sinistra che aveva visto la sagoma gialla del pescarese finire in terra, fortunatamente senza conseguenze. Il gruppo, scrematosi nell’ultima e più tecnica discesa di giornata sotto i colpi della Astana, intenzionata a mettere in difficoltà un Ivan Basso difesosi invece con non eccessivo affanno, pagava poco più di 3’ e mezzo, promettendo di risucchiare tutti gli attaccanti in caso di azioni decise.
A dispetto delle premesse, però, i big hanno preferito accodarsi per larga parte della scalata alla locomotiva Sylwester Szmyd, il cui ritmo sostenuto ma regolare ha mietuto ben poche vittime. Solamente Domenico Pozzovivo, a sorpresa, ha alzato bandiera bianca prima della girandola di scatti avviata da Michele Scarponi, che con la sua progressione è andato a raggiungere e superare un Cunego in netta difficoltà sull’ultima erta, staccato anche da scalatori più che buoni come Pirazzi, Losada e Txurruka, che un pretendente alla maglia rosa dovrebbe però distanziare senza particolari patemi. Nella scia del marchigiano sono rimasti Rodriguez, Basso e Henao, ma è stato lo spagnolo a piazzare il primo ed unico allungo davvero incisivo, ad un paio di chilometri dal traguardo.
Ricordando ancora una volta a tutti di possedere il miglior cambio di passo del lotto, e facendo sorgere qualche dubbio sulla scelta degli avversari di portarselo regolarmente al traino fino alle battute finali senza provare a fiaccarlo prima, Purito si è sbarazzato in poche pedalate dei rivali, passando di slancio i fuggitivi rimasti, fino ad agguantare Rabottini ai 400 metri finali. Attingendo a riserve di energia del tutto impensabili, Rambo è però riuscito a tenere la scia di JRo, che sul rettilineo finale non ha probabilmente fatto tutto quanto in suo potere per respingere il tentativo di controsorpasso dell’italiano, complice l’assenza di abbuoni che rendeva indolore la rinuncia alla prima piazza.
Mentre l’eroe di giornata riceveva i primi meritatissimi abbracci, Purito, cronometro alla mano, misurava i danni prodotti dalla sua stilettata: 25’’ rifilati allo stupefacente Henao, a Scarponi e a Basso, 29’’ a Kreuziger e Gadret, 39’’ a un Hesjedal che si dimostra comunque cliente decisamente ostico, 54’’ a Tiralongo, rientrato nel ruolo di spalla di Kreuziger, addirittura 2’05’’ ad un Pozzovivo che tornerà verosimilmente a vestire i panni di mina vagante.
Rodriguez e Hesjedal continuano dunque a palleggiarsi il primato, con l’iberico che torna ora in vetta con 30’’ sul canadese. Basso sale in terza posizione, staccato di 1’22’’, mentre Tiralongo, Kreuziger, Scarponi, Intxausti e Henao restano ancora sotto i 2’. Sparito di classifica – letteralmente – Frank Schleck, che dopo una trentina di chilometri ha concluso con il ritiro un Giro disputato di malcelata malavoglia. L’impressione è che la minaccia spagnola si stia facendo sempre più concreta, specie se si pensa che, teoricamente, le condizioni climatiche fredde e piovose di oggi avrebbero dovuto penalizzare il neo-leader. Basso, Scarponi e tutti gli altri dovranno approcciare con piglio diverso la terza settimana, che rischia però di cominciare per loro già in salita, e non soltanto letteralmente: martedì, dopo il riposo di domani, il Giro farà infatti tappa a Falzes, dove si giungerà al termine di uno strappo di 2500 metri che si concluderà a meno di 2 km dal traguardo. Un finale sulla carta fatto su misura per Purito, che potrebbe non disdegnare l’idea di rimpinguare il suo vantaggio prima della resa dei conti dolomitica.

Matteo Novarini

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