PANDERA, UNA SIERRA CON VISTA SU MENDRISIO
Nella 14a tappa della Vuelta, 157 km da Granada a Sierra de la Pandera, in grande spolvero i protagonisti attesi del Campionato del Mondo del prossimo 27 settembre: Cunego coglie la seconda vittoria di tappa grazie ad una lunga fuga, Valverde rafforza il primato, Sanchez guadagna terreno su tutti gli uomini di classifica. Basso, Gesink ed Evans attaccano, ma Valverde, dopo essersi inizialmente staccato, recupera e li stacca. In classifica il murciano è ora seguito da Gesink e Sanchez.
Quando il corridore più forte e regolare corre anche meglio di tutti gli altri, l’esito di una corsa è praticamente già scritto. Dopo due giornate passate ad inseguire chiunque scattasse, a chiudere ogni buco fiondandosi da una ruota all’altra, Alejandro Valverde, in occasione dell’ultimo arrivo in salita di questa Vuelta, quello breve ma secco di Sierra de la Pandera, ha cambiato tattica, evitando di rispondere agli allunghi degli avversari, lasciandosi sfilare e salendo del proprio passo. Il risultato di questa condotta di gara è stato forse anche superiore alle attese: dopo la sfuriata iniziale, Basso, Evans e Gesink hanno iniziato a sentire la fatica, si sono incartati sulle rampe al 14% dei chilometri finali della salita, proprio mentre Valverde, dietro di loro, iniziava a sprigionare tutti i cavalli del suo motore. Il leader della Caisse d’Epargne e della classifica generale è così andato a raccogliere per strada chi aveva intrapreso con troppa baldanza l’ascesa, staccandolo, e compiendo così un ulteriore e forse decisivo passo in avanti verso la conquista del primo Grande Giro della carriera.
Non possiamo però non introdurre sin d’ora il secondo grande tema di giornata, ossia la seconda vittoria di tappa di Damiano Cunego in questa Vuelta. Il veronese, che ieri era deliberatamente uscito di classifica, proprio per provare a vincere oggi, è infatti riuscito ad entrare nella fuga buona, in compagnia di Knees, Fuglsang, Palomares, Rabanal, Perez, Tankink, Florencio e De Weer. Un’azione sostanzialmente perfetta per Damiano, vista l’assenza di corridori pericolosi in classifica, che potessero costringere il gruppo a contenere il distacco, e di uomini che potessero sulla carta tenere il suo passo sull’ascesa finale.
La corsa – o meglio le corse, quella per la vittoria di tappa e quella per la maglia oro – si sono accese entrambe sull’Alto de los Villares, ai piedi del quale i fuggitivi conservavano ancora sei dei nove minuti accumulati come vantaggio massimo. Mentre in gruppo Euskaltel e Liquigas iniziavano ad alzare il ritmo, e a selezionare il gruppo dei migliori, i fuggitivi iniziavano, molto in anticipo sulle previsioni, a scattarsi in faccia, producendo un’andatura irregolare che consentiva al gruppo di portarsi a 4’30’’ dopo 4 km di scalata. La raffica di attacchi, peraltro infruttuosi, avrebbe messo seriamente a repentaglio il buon esito del tentativo, se Cunego non avesse rotto gli indugi a 2 km dalla cima del penultimo GPM, staccando nettamente gli ex compagni d’avventura in poche centinaia di metri.
Dopo lo scatto, il ritmo di Damiano è stato impressionante per un corridore in fuga dal mattino, tanto che il veronese è riuscito a non perdere praticamente nulla fino ai 5 km finali, e anche sulle ultime rampe ha saputo mantenere oltre 3’ sui primi big, della cui battaglia tra poco diremo. Dopo quello sull’Alto de Aitana, è arrivato dunque per Cunego un altro successo, forse meno emozionante e ottenuto contro avversari decisamente meno competitivi, ma che farà ugualmente piacere a Franco Ballerini, che può a questo punto consegnare senza timori i gradi di capitano al corridore della Lampre, giunto al top proprio a due settimane dall’inizio del Mondiale. Certo, vedendo il Damiano della Vuelta, è lecito domandarsi come un corridore del genere possa fallire clamorosamente un Tour e un Giro in cui è partito per fare classifica, salvo poi vincere due tappe (e, se ieri non avesse deciso di staccarsi, forse oggi non festeggerebbe una vittoria di tappa, ma un piazzamento nei 5) in una Vuelta pensata come preparazione al Mondiale. In questo momento, ci pare comunque opportuno posticipare questo discorso, che pure dovrà essere affrontato dal corridore e dalla sua squadra, a fine stagione, dopo Mendrisio.
Ma per un’Italia che sorride per Cunego, c’è una Spagna che non se la passa certamente peggio. Un altro azzurro, Ivan Basso, ha infatti finalmente attaccato con convinzione Valverde, a 5 km e spiccioli dal traguardo, dopo che Sylvester Szmyd aveva proposto un forcing che aveva ridotto il drappello dei big ad una decina di unità . Il varesino ha accelerato una, due, tre volte, finché il capoclassifica è sembrato crollare. L’Embatido ha iniziato a perdere metri, mentre davanti si formava un drappello composto da Basso, Gesink, Evans e Mosquera; poco dopo anche Samuel Sanchez ha raggiunto e superato il murciano, che, nel momento in cui anche Juanjo Cobo lo ha ripreso, è parso sul punto di andare alla deriva. Tanto più che davanti, mentre Mosquera se ne andava tutto solo, Gesink, 2° in generale, distanziava Basso e Evans, dando l’impressione di potersi vestire d’oro per la prima volta in carriera.
Esattamente come tre anni fa, Valverde aveva però scelto di giocare d’astuzia. E se allora la rimonta dello spagnolo era stata insufficiente, e Vinokourov e Kasheckin gli aveva comunque rifilato 30’’, questa volta il piano del corridore della Caisse d’Epargne è riuscito alla perfezione. Quando mancavano 3 km circa al traguardo, Valverde ha improvvisamente rilanciato, staccando istantaneamente Cobo, e portandosi in poche centinaia di metri nella scia di Evans e Basso, nel frattempo distanziati da uno scatenato Sanchez. Il murciano è quindi ripartito, andando a raggiungere Gesink all’ultimo chilometro, e facendo ancora in tempo a staccarlo di 4’’ con una lunghissima volata per il 5° posto. Così, solamente Sanchez e Mosquera sono riusciti a ridurre il distacco dal capoclassifica, rispettivamente di 22 (8 dei quali di abbuono) e 12 secondi.
Grazie a questo spettacolare recupero, Valverde ha addirittura rafforzato la sua leadership in classifica generale, e può ora gestire 31’’ su Gesink e 1’10’’ su Sanchez, gli unici avversari che in questo momento sembrano poterlo ancora spaventare. In particolare, malgrado un ritardo più che doppio, l’asturiano sembra in questo momento essere la più valida alternativa a Valverde, avendo dalla sua la cronometro di Toledo del penultimo giorno e un paio di discese a ridosso dell’arrivo. Tra gli altri, gli unici con distacchi ancora teoricamente recuperabili sono Basso (+1’28’’), Evans (+1’51’’) e Mosquera (+1’54’’). Anche in questo caso, il più pericoloso pare essere il peggio piazzato, che in questa tre giorni di montagne ha guadagnato su tutti, malgrado di qui a Madrid la strada non presenti più molte occasioni per un camoscio come lui. Quel che è certo è che, se qualcuno intende ancora provare a mettere in discussione la supremazia di Valverde, più che con le gambe, dovrà farlo con la fantasia.
Matteo Novarini