CAVENDISH, SIMPLY THE BEST
Grande dimostrazione di forza del campione del mondo che rimane agevolmente con i migliori sulla salita di Gabicce Monte a differenza di molti dei rivali e supportato da una Sky finalmente all’altezza della situazione si impone nettamente in quel di Fano davanti a Goss e a un redivivo Bennati mentre Navardauskas conserva la maglia rosa e gli uomini di classifica scaldano i motori in vista delle prossime tappe
Foto copertina: Cavendish torreggia anche a Fano (foto Bettini)
La quinta tappa del Giro d’Italia, 209 km da Modena a Fano piatti come un biliardo se si eccettua il tratto dai -40 ai -15 dal traguardo caratterizzato dal gran premio della montagna di 4a categoria di Gabicce Monte e altri due strappetti successivi, ha chiuso la prima fase di una corsa rosa che ha fin qui strizzato l’occhio ai cronomen e ai velocisti che avranno invece ben poco spazio nelle prossime giornate. Per i primi 170 km la gara ha avuto un andamento tipico delle frazioni per sprinter con una fuga da lontano di pochi uomini, nella fattispecie De Marchi (Androni), De Negri (Farnese), Kaisen e Bulgac (Lotto-Belisol) e la Garmin della maglia rosa Navardauskas e di Farrar che ha condotto l’inseguimento con Rasmussen e Bauer riducendo a meno di 2′ ai piedi di Gabicce Monte il vantaggio dei battistrada che aveva toccato i 6′.
In apparenza la salita di circa 2,5 km al 6% di pendenza media non era in grado di provocare sconquassi e invece dapprima l’Orica-GreenEdge di Goss e successivamente la Liquigas che aveva l’intento di tenere nelle prime posizioni Ivan Basso si sono portate al comando e, malgrado non ci siano stati attacchi e l’andatura non fosse sostenutissima, si è rivelata comunque troppo alta per sprinter quotati come Farrar, Bos (Rabobank), Guardini (Farnese), Ferrari (Androni), Haedo (Saxo Bank) e un Hushovd (Bmc) neppure lontano parente di quello che all’ultimo Tour de France riuscì a vincere la tappa di Pau che prevedeva la scalata dell’Aubisque che hanno perso contatto e non sono più riusciti a rientrare mentre Cavendish (Sky) che pure avevamo visto stentare in salita al Giro di Romandia ha retto il ritmo senza problemi: nulla da fare anche per Phinney (Bmc) incappato nella terza caduta in cinque giorni mentre va segnalato il bel numero di Boaro (Saxo Bank) che dopo essere finito a terra insieme all’ex maglia rosa si è riportato sotto così come quello di De Marchi che ha staccato i compagni di fuga rimanendo al comando fino a circa 15 km dalla conclusione.
Nel finale si è avuto un breve tentativo di Bak (Lotto-Belisol), già autore di azioni analoghe nelle due tappe in linea danesi, ma la GreenEdge e la Sky che fino a quel momento si era mantenuta sempre a ruota hanno preso il comando e, complice l’assenza nel primo gruppo di molti velocisti e delle rispettive formazioni, la formazione britannica è riuscita a differenza di quanto accaduto a Herning e Horsens a portare Cavendish già in prima posizione ai 200 metri dal traguardo e a quel punto è stato un gioco da ragazzi per il campione del mondo mettere la sua bici davanti a quelle degli avversari con il solo Goss che ha tentato in qualche modo di contrastarlo chiudendo al secondo posto, mentre sul gradino più basso del podio si è piazzato un Bennati (RadioShack) che non si era visto nei giorni scorsi ma che si è trovato a suo agio in uno sprint lineare e non caotico, seguito da Hunter (Garmin), Modolo (Csf), Kristoff (Katusha) e Favilli (Farnese): per Cavendish si tratta del nono successo in carriera al Giro d’Italia e del sesto stagionale.
Grazie ai 20” di abbuono e ad altri 5 guadagnati grazie a un buco che si è creato negli ultimi metri tra i primi 17, tra i quali comunque nessun uomo di classifica, e gli altri il britannico è risalito nella generale al 5° posto a 14” da Navardauskas che conserva il primato con 5” su Hunter, 11” su Hesjedal e 13 su Goss: ad eccezione dell’ex biker canadese tutti questi atleti sono destinati a sparire dalle prime posizioni già dopo la sesta tappa, 210 km molto impegnativi da Urbino a Porto Sant’Elpidio con l’insidioso Passo della Cappella, 4,4 km di cui 3 in sterrato con pendenza media dell’8%, a metà percorso e a seguire una serie di strappi durissimi, su tutti quello di Montegranaro che ha rampe fino al 18% posto a 33 km dal traguardo: solo gli ultimi 11 km sono pianeggianti ed è prevedibile che accanto a cacciatori di tappe come Ballan, Pozzato e Gasparotto possano muoversi in prima persona anche gli uomini di classifica.
Marco Salonna