LA MONTAGNA ANDALUSA PARTORISCE UN TOPOLINO
Poteva essere la tappa regina, invece si è trasformata in una tappa come tutte le altre, dove i big hanno lasciato fare fino agli ultimi 5km, paradossalmente i più morbidi di tutta la salita finale. Risultato: da questo immobilismo generale è uscito il nome di Hesjedal che dopo il secondo posto di qualche giorno fa coglie una splendida vittoria, alle sue spalle Garcia Pena, poco staccati Gesink assieme a Mosquera, unici a provarci.
Dall’attesa alla delusione, solo qualche ora per passare dalla voglia di vedere finalmente i big all’opera alla delusione nel prendere atto che anche oggi i favoriti hanno preferito fare corsa di rimessa. Gli unici a provarci sono Mosquera (Xacobeo) e Gesink (Rabobank), il primo quando all’arrivo mancavano 5km, l’olandese quando ne mancava poco più di uno. Tutto questo, paradossalmente, nel tratto più semplice di tutta l’ascesa dell’Alto de Velefique che presentava nei primi chilmetri una pendenza superiore al 10%, negli ultimi una media del 6%, insomma una cosa così è inaccettabile e degli ultimi tempi anche routine. A partire dal paesaggio, una gara davvero scialba, sembrava di essere in mezzo al deserto, non un albero, non un paesino, ma soprattutto non uno spettatore, gli unici che si son visti a lato della strada erano le scorte, finito il loro lavoro, che aspettavano il passaggio dei corridori…per andare a casa. Sinceramente dobbiamo anche dire che, se lo spettacolo è questo, gli atleti si meritano di non avere nessuno al seguito, una tappa che poteva essere la regina di tutta la Vuelta, da tenere i telespettatori legati allo schermo per ore, trasformata in una giornata in cui sarebbe stato sufficiente accendere la televisione negli ultimi 20 minuti di gara e godersi quello che restava della fuga partita al mattino: Hesjedal (Garmin) e Garcia Pena (Xacobeo) davanti, Fernandez (Cofidis), Pimienta (Contempolis) tra loro e il gruppo, mentre Freire (Rabobank), El Fares (Cofidis), Ramirez Abeja (Andalucia), Isasi Flores (Euskaltel), Bozic (Vacansoleil), O’Grady (Saxo Bank), Duran (Fuji) e Vinokourov (Astana) erano già stati ripresi dal plotone. Il kazako, poi, appena ripreso dal gruppo ha preferito prendere la via di casa assieme al compagno Rubiera per via delle sue condizioni non ottime, mostrate ampiamente dall’espressione del viso.
I due in testa pedalavano con 3’ di vantaggio sul plotone quando la salita era già iniziata da qualche chilometro, la parte dura dell’ascesa era quasi terminata e nel gruppo principale nessuno si era ancora azzardato a muovere un dito. La domanda non era più cosa avrebbero fatto i big oggi, ma visto che era ormai chiaro che dietro non si muoveva nessuno, o che per lo meno nessuno avrebbe fatto la differenza, la domanda diventava: ce la faranno i due di testa a gestire il loro vantaggio e arrivare al traguardo? Più passava il tempo e più sembrava ovvio che i due sarebbero arrivati, fin quando una trenata del polacco Szmyd (Liquigas) e un’accelerazione di Kyriyenka, Jo.Rodriguez e Cunego hanno ridotto lo svantaggio a poco più di 1’e il gruppo da 25 a 13 unità tra i quali il compagno Basso, Valverde, Jo.Rodriguez, Moreno e Kyriyenka (Caisse), Cunego e Tiralongo (Lampre), Samuel Sanchez (Euskaltel), Danielson (Garmin), Evans (Silence) Gesink e Mosquera.Il veronese, ovviamente non supportato daiu compagni della maglia marillo, s’è visto, però, costretto a desistere: non aveva alcun senso continuare da soli col gruppo che viaggiava a 25 all’ora su un terreno che a certi livelli considerano un falsopiano.
Per i due di testa le speranze sembravano essere svanite completamente quando dal plotoncino è partito come un fulmine Mosquera, compagno di Garcia Pena che già da qualche chilometro lasciava l’onere di tirare al canadese Hesjedal. Il distacco in due chilometri è passato da 1’30” a 30” e per il portacolori della Garmin sembrava la seconda beffa in tre giorni dopo aver rimediato la piazza d’onore a Murcia dove aveva avuto l’occasione di staccare tutti, ma non aveva creduto nelle sue gambe. La beffa si avvicinava, ma con lei anche il traguardo, e la freschezza di Mosquera sembrava essersi affievolita, così il Nord-Americano ha puntato dritto verso il traguardo, controllando solo di tanto in tanto che il compagno di fuga non lo scavalcasse negli ultimi metri. Da dietro spuntava nel frattempo una maglia arancioblu, quella di Gesink che partito deciso dal gruppo di Valverde aveva lasciato la compagnia e raggiunto Mosquera in men che non si dica, un’azione che forse, fatta due chilometri prima, avrebbe fatto saltare il banco. L’olandese, testa bassa, era deciso a guadagnare ogni secondo possibile sul leader della generale che impaurito o forse stanco lasciava lavorare il suo compagno e perdeva la volatina da Cunego, quinto. Davanti Gesink aveva ridotto il gap fino a 6”, ma per Hesjedal il sogno, destinato a rimanere tale fino a 300m dal traguardo, diventava realtà e l’atleta della Garmin diventava il primo canadese a vincere sulle strade di Spagna davanti a Pena e Gesink, quarto Mosquera sempre a 6”. Ora in generale Valverde, Evans (Silence) e Gesink si trovano in appena 18”, più staccati nell’ordine: Danielson, Basso, Samuel Sanchez, Cunego e Mosquera, tutti racchiusi in 2’14”.
A giudicare dalla generale dovrebbe essere una Vuelta ancora aperta e combattuta, speriamo la tappa di domani ,con la Sierra Nevada, lo possa confermare.
Andrea Mastrangelo