TREVISO – ALPE DI PAMPEAGO. BENE, CATTIVO, BIS!

maggio 25, 2012
Categoria: News

Pampeago è salita dura e la storia del Giro ce lo ha giù ampiamente dimostrato. Ma stavolta lo sarà ancora di più perché, in un finale di tappa di una durezza inaudita, l’ascesa trentina andrà doppiata e prolungata e il tutto dopo aver affrontato in precedenza il Manghen. In mezzo ci sarà anche il Lavazè, in una tappa che sembra progettata assecondando il noto proverbio “chi più ne ha, più ne metta”. Qui si fa il Giro o si muore… e domani c’è lo Stelvio.

Una tappa inaudita!
Era già successo nel passato della corsa rosa, ma raramente, che nel corso del medesimo tappone si affrontasse due volte la medesima ascesa. La preferenza in quelle occasioni era andata per salite di prestigio non particolarmente esigenti come il Sestriere o il mitico Pordoi, proposto all’interno del classico “Sella Ronda” o in abbinamento con la spietata Marmolada. Però, mai gli organizzatori si erano spinti al punto di proporre la doppia scalata a un colle dotato di pendenze tremende stile Mortirolo e Zoncolan, almeno fino a quest’anno quando, al termine della terzultima tappa dell’edizione 2012, ci si dovrà arrampicare per due volte sull’arcigna Alpe di Pampeago. I suoi 4000 durissimi chilometri finali, inclinati quasi al 12% medio, basterebbero a creare una pesante selezione ma Castellano prima e Zomegnan poi non li hanno mai mandati soli, proponendoli lo stesso giorno del Lavazè o del Manghen e costruendo, di fatto, un percorso da campioni, come testimoniato dai successi conseguiti lassù da Pantani nel 1999 e da Simoni nel 2003. Il Manghen sarà della partita anche stavolta ma poi, tagliata la linea d’arrivo, ci si dovrà lanciare in un circuito tutto montano di 40 Km che andrà a ripescare il Lavazè, sul quale il Giro non transita dal 1998, mentre l’ascesa finale oltre che riproposta sarà allungata poiché bisognerà pure raggiungere anche l’omonimo passo sovrastante, alto poco più di 2000 metri.
Una tappa, dunque, quasi certamente destinata a scardinare il Giro, anche se non in maniera definitiva perché l’indomani ci sarà il tappone dello Stelvio, forse meno duro di questo se esaminato singolarmente ma che potrebbe riservare un altro ribaltone alla luce delle fatiche profuse tornando sulle Dolomiti, dopo la frazione vissuta 48 ore prima tra Falzes e Cortina.
Proprio in previsione delle future fatiche Mauro Vegni, nuovo responsabile dei tracciati della corsa rosa, ha tracciato in maniera lieve la marcia d’avvicinamento alle ascese del finale e così anche questa tappa debutterà con molta pianura, che caratterizzerà i primi 65 Km di gara. Si partirà dal cuore di Treviso, dalla piazza del Borgo Mazzini, “location” scelta non a caso poiché vi si affaccia il principale punto vendita della Pinarello e questa partenza vuole essere un ricordo di Andrea Pinarello, il titolare di una tra le più famose aziende al mondo di telai di biciclette, scomparso prematuramente lo scorso anno durante una gara amatoriale. I chilometri iniziali saranno dritti come un fuso puntato verso la valle del Piave, nella quale si tornerà dopo aver sfiorato il Montello, modesto ma molto conosciuto rilievo montuoso (il punto più elevato sono i 371 metri del Colesel Val dell’Acqua), sia dagli appassionati di storia perché fu teatro di aspri combattimenti durante la prima mondiale, sia dagli estimatori del ciclismo e non solo per i mondiali che furono disputati a Giavera del Montello nel 1985, vinti dall’olandese Zoetemelk. L’area è, infatti, battutissima dai cicloamatori poiché solcata da una fitta rete di stradine tranquillissime e poco trafficate, che sono chiamate “prese” e che talvolta presentano pendenze importanti. Anche l’appassionato d’arte può trovare nel Montello un’interessante meta, i resti dell’abbazia benedettina di Sant’Eustachio, fondata attorno al 1062 e situata a Nervesa della Battaglia, non distante dal sacrario nel quale riposano i resti di oltre 9000 soldati periti durante la “grande guerra”.
Tornati nella “stretta di Quero”, già attraversata nella precedente tappa ma sulla riva opposta, si pedalerà ai piedi del Monte Tomba, che pure fu teatro di battaglia poiché vi transitava il fronte del Grappa – del quale costituisce un contrafforte – dopo la disfatta di Caporetto. A 50 Km dal via si giungerà quindi a Feltre, cittadina legata al ricordo di un altro grande industriale della bicicletta, il vicentino Tullio Campagnolo che, quand’era dilettante, nell’affrontare una dura salita della zona, il Passo Croce d’Aune, incappò in una noia meccanica al cambio che lo portò a concepire l’invenzione per la quale è celebre, il mozzo a sgancio rapido, che permetteva facilmente di montare e smontare una ruota.
Ancora qualche chilometro di tranquillità e poi il tracciato proporrà la sua prima ascesa, la Sella di Roa. Poco conosciuta, in corsa non è mai stata scalata, costituisce una variante al tratto iniziale del famoso Passo del Brocon, valico sul quale il Giro è transitato poche volte (cinque passaggi tra il 1955 e il 1967) ma che è rimasto nella storia della corsa rosa perché, l’8 giugno del 1956, fu la penultima salita della drammatica tappa del Bondone. Sotto l’aspetto delle pendenze non è dura, ma nemmeno facilissima, con 6,9 Km al 6,6% (punte all’11%) per raggiungere l’inedito GPM, che non sarà subito seguito dalla discesa vera e propria ma da un movimentato tratto in quota di una dozzina di chilometri che si dipanerà sull’altopiano del Tesino, terra frequentata sin dall’epoca dei romani che vi fecero transitare la strada Claudia Augusta Altinate, che metteva in comunicazione il porto adriatico di Altino, vicino a Venezia, con la città tedesca di Augusta. In questo frangente il gruppo renderà omaggio a uno dei padri della Repubblica Italiana, Alcide De Gasperi, attraversando il paese natale Pieve Tesino.
La discesa condurrà sul fondovalle del Brenta, da dove si andrà all’attacco del Manghen. Rispetto al programma originario del Giro, quello presentato a Milano lo scorso autunno, la salita sarà un pelo più lunga perché non la si prenderà in quota ma fin da sotto, in modo da far percorrere per intero ai corridori il tratto iniziale. I primi 3 Km, infatti, costituiranno la salita di Telve, piatto forte della prossima edizione dei campionati italiani di ciclismo, la cui gara più attesa – quella riservata ai professionisti – vedrà il circuito di gara tracciato attorno a Borgo Valsugana, un percorso impegnativo per un tricolore da campioni veri. I “girini”, ovviamente, dovranno affrontarla tutta la scalata, la seconda per quantità di dislivello da superare (1521 metri) dopo lo Stelvio (1548 metri), ma più aspra nelle pendenze rispetto al gigante valtellinese (7,4% e 6,9% la media, 15% e 12% la massa) che vince il confronto sul piano del chilometraggio (20,5 contro 22,4) e della quota (2757 a 2047, un surclassamento, anzi un’autentica “asfaltatura” ).
Scesi in Val di Fiemme, una delle principali dell’area dolomitica, ci si porterà ai piedi della salita finale seguendo un itinerario diverso dal solito, che “scivolava” alla sinistra orografica del torrente Avisio, sfiorando l’importante centro del fondo di Tesero. Il nuovo itinerario, come se non bastassero le salite già inserite, affronterà ora i circa 3 Km al 5,8% che introdurranno nel circuito finale, nel quale si entrerà all’altezza di Cavalese, capoluogo della valle impreziosito dal Palazzo della Magnifica Comunità Generale di Fiemme, bell’edificio cinquecentesco dalla facciata affrescata. 5 km più avanti inizierà la scalata al semi-inedito Passo di Pampeago, esempio di salita “triple face” di 10,4 Km, che debutta con il suo volto più morbido, i 3,8 Km al 7,7% (non proprio morbido, a dire il vero) che termineranno poco dopo il passaggio da Stava, località di villeggiatura tragicamente celebre per la calamità che la colpì il 19 luglio del 1985 quando la rottura degli argini dei bacini di una miniera riversò sull’abitato 160.000 metri cubi di fango, causando ingenti danni e 268 vittime. Seguirà il tratto per il quale l’alpe trentina è ciclisticamente più conosciuta, quasi 4 km all’11,8%, una punta del 16% e una strada quasi del tutto priva di curve e di quei tornanti che, in condizioni come queste, consentono di rifiatare un attimo. In parallelo, paiono una manna i 2,7 Km al 9,7% che, grazie al recente completamento dell’asfaltatura, permetteranno al giro per la prima volta di raggiungere il valico verso la Val d’Ega e scendere quindi su Obereggen, uno dei tre centri base del comprensorio Ski Center Latemar, uno dei principali delle Dolomiti, e forse l’unica località turistica dell’Alto Adige a essere comunemente chiamata con il toponimo tedesco essendo il “San Floriano” che campeggia sulle cartine (del Giro e non solo) una creazione dell’epoca fascista praticamente mai utilizzata correntemente, figlia dell’italianizzazione dei nomi stranieri imposta dal regime. Terminata una discesa piuttosto stretta di 7,5 Km, anch’essa divisibile in due porzioni con la seconda decisamente più acclive della prima, subito si riprenderà a salire per tornare in Val di Fiemme attraverso i 6,3 Km all’8,6% che condurranno ai 1805 metri del Passo di Lavazè, bel balcone panoramico verso il Catinaccio e il Latemar.
Ultimo tuffo di giornata verso Cavalese e poi bisognerà tornar a stringere i denti…. Perché ora anche il Giro “stringe”.

I VALICHI DELLA TAPPA

Sella di Santa Lucia (319m). Si trova nei pressi dell’omonima frazione di Seren del Grappa, esattamente nel punto dove la SP 148 (il versante settentrionale del Grappa) confluisce nella SS 50 “del Grappa e del Passo Rolle”.

Valico di Arten (319m). Coincide con l’omonimo abitato, frazione del comune di Fonzaso.

Passo di Pierazzo (908m). Valicato dalla strada provinciale che sale dalla SS 50 “del Grappa e del Passo Rolle” a Castello Tesino, tra questo comune e la località Roa. Sulle cartine del Giro è segnalato come Sella di Roa. Mai affrontato al Giro, in passato questa salita è stata inserita nel tracciato breve dell’ex gran fondo Campagnolo, che oggi si chiama Sportful.

Sella Castello Tesino (861m). Coincide con l’omonimo abitato, situato nell’insellatura che separa il Colle di Sant’Ippolito dal Monte Picosta.

La Forcella (910m). Valicata dalla provinciale che sale all’altopiano del Tesino dalla Valsugana, si trova tra i centri di Pradellano e Pieve Tesino. Per questo motivo è talvolta chiamata “Forcella di Pradellano” e talaltra “Forcella di Pieve Tesino”.

Passo di Manghen (2047 metri). Vi transita la SP 31, aperta nel 1958 e per lungo tempo rimasta sterrata, tra Telve e Molina di Fiemme. Il Giro l’ha affrontato per la prima volta nel 1976, quando la strada era ancora “bianca”, durante la tappa Vigo di Fassa – Terme di Comano vinta da Luciano Conati mentre sul Manghen fu lo spagnolo Prieto. Dopo l’asfaltatura il Giro è tornato altre tre volte sul Manghen, cima conquistata da Mariano Piccoli nel 1996, Marco Pantani nel 1999 e da Emanuele Sella nel 2008.

Passo di Pampeago (1990 metri). Valicato dalla strada provinciale, della quale è stata recentemente completata l’asfaltatura, che mette in comunicazione l’Alpe di Pampeago con Obereggen.

Passo delle Pale (1993 metri). Aperto tra la Pala di Santa e il Latemar, è valicato dalla strada provinciale che mette in comunicazione l’Alpe di Pampeago con Obereggen. Il toponimo tedesco è Reiterjoch, ma è spesso chiamato “Passo di Pampeago”, confondendolo con quello omonimo che si trova lungo la medesima strada. Sulle cartine del Giro 2012 è quotato 2006.

Passo di San Floriano (1561 metri). Chiamato anche Obereggen Pass, coincide con l’omonima località Nel Giro del 1998, a San Floriano era previsto un traguardo GPM nel corso della tappa Selva di Valgardena – Alpe di Pampeago (vinta dal russo Tonkov) al quale era passato in testa il colombiano “Chepe” González Pico.

Passo di Lavazè (1805 metri). È valicato dalla SS 620 “del Passo di Lavazè”, che mette in comunicazione Cavalese con Ponte Nova. Tre soli passaggi del Giro su questo colle, scoperto la prima volta nella Bolzano – Moena del 1966 (vinta da Gianni Motta) e “battezzato” da Graziano Battistini. In seguito gli albi d’oro del Giro registrano i passaggi in testa di Claudio Michelotto nel finale della tappa Rocca Pietore – Cavalese del 1969, vinta dallo stesso corridore, e del colombiano “Chepe” González Pico nel già citato precedente del 1998.

Mauro Facoltosi

FOTOGALLERY

Foto copertina: la strada per il Passo di Pampeago (www.tr3ntino.it)

Treviso, Piazza dei Signori (www.3viso3.it)

Treviso, Piazza dei Signori (www.3viso3.it)

Nervesa della Battaglia, resti dellabbazia di SantEustachio (flickr)

Nervesa della Battaglia, resti dell'abbazia di Sant'Eustachio (flickr)

Sacrario del Montello (www.magicoveneto.it)

Sacrario del Montello (www.magicoveneto.it)

Il monte Tomba e, in secondo piano, la stretta di Quero (www.magicoveneto.it)

Il monte Tomba e, in secondo piano, la stretta di Quero (www.magicoveneto.it)

Passo Croce dAune, monumento a Tullio Campagnolo (panoramio)

Passo Croce d'Aune, monumento a Tullio Campagnolo (panoramio)

Pieve Tesino, Piazza Maggiore (www.girovagandointrentino.it)

Pieve Tesino, Piazza Maggiore (www.girovagandointrentino.it)

Passo Manghen (panoramio)

Passo Manghen (panoramio)

Cavalese, alazzo della Magnifica Comunità Generale di Fiemme (www.paesionline.it)

Cavalese, Palazzo della Magnifica Comunità Generale di Fiemme (www.paesionline.it)

LAlpe di Pampeago vista dal Passo Feudo (panoramio)

L'Alpe di Pampeago vista dal Passo Feudo (panoramio)

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