SANCHEZ CROLLA, CASTILLA Y LEON A MORENO

aprile 15, 2012
Categoria: News

Il capoclassifica e vincitore della 2a tappa cede sulla salita del Puerto de Navacerrada, perdendo le ruote dei rivali e la leadership conquistata ieri. Il successo finale va allo spagnolo Javier Moreno, che beffa per 1’’ il francese Guillaume Levarlet grazie agli abbuoni per il 2° posto di giornata. L’ultima frazione va al panamense Yelko Gomez. Completa il podio della generale Pablo Urtasun.

Foto copertina: un drappello sfida il maltempo sulle strade della 3a tappa della Vuelta a Castilla y Leon (foto vueltacastillayleon.com)

L’autorevole affermazione di ieri lo aveva imposto come principale candidato al successo finale, complice uno spunto veloce che avrebbe dovuto sulla carta metterlo al riparo dalle insidie degli abbuoni; e invece Luis Leon Sanchez, appena ventiquattro ore dopo aver vestito la maglia di leader della classifica generale, ha pagato le fatiche di Avila lungo le rampe del Puerto de Navacerrada, ultimo dei tre GPM di 1a categoria chiamati ad emettere il verdetto sulla tre-giorni spagnola.
Che la giornata non fosse destinata ad essere riposante, Luis Leon deve averlo intuito prima ancora di prendere il via, giacché il maltempo, che già aveva caratterizzato la tappa di ieri, non accennava a concedere tregua alla carovana, con acqua e temperature ben poco primaverili ad accompagnare i corridori per tutta la tappa. A complicare le cose ha quindi provveduto il piglio decisamente battagliero che le formazioni degli avversari hanno da subito manifestato, con Simon, Aramendia, Jeandesboz, Taaramae, Oyola, Rabie, Lill, Camano, Alacron, Etxeberria e Bizkarra capaci di evadere dal gruppo dopo una decina di chilometri, imitati sul Puerto de Navafria – primo colle in programma – da Karpets, Plaza, Busche, Bennett, Palomares, Coppel, Di Gregorio, Infantino, Baez, Colorado e Pedraza. I due gruppi si sono ben presto fusi, andando a costituire, pur orfani di Simon, Etxeberria e Alarcon, staccatisi sulle prime rampe, una maxi-fuga di diciannove uomini, capace di raggiungere un vantaggio massimo di circa 4’ sul successivo GPM del Puerto de la Morcuera.
A sancire la fine dei sogni di gloria di Sanchez è stato di fatto lo sbriciolamento sull’ultimo colle della sua Rabobank, fiaccata dal lungo inseguimento e dal forcing della Movistar, capace di distanziare il leader con David Arroyo e Javier Moreno, ai quali si sono accodati i soli Urtasun, Machado, Toribio, De la Cruz, Gomez, Levarlet, Feillu, Moncoutié e Parra. Raggiunto quel che restava del drappello di testa, gli attaccanti hanno dato vita ad un’interminabile prova ad inseguimento con il gruppo inseguitore comprendente Sanchez, il cui distacco ha avuto un andamento ad elastico fino alle battute conclusive, quando il 28enne di Mula è stato costretto ad alzare bandiera bianca.
La questione vittoria finale si è così ristretta ai battistrada, tra i quali il meglio piazzato risultava essere Guillaume Levarlet, francese della Saur-Sojasun, forte anche della presenza del compagno Brice Feillu. Dall’ammiraglia è però giunto un ordine di scuderia che, anche sforzandosi per un milione di anni, mai si arriverebbe probabilmente a comprendere: la compagine francese ha infatti scelto di puntare, per lo sprint, sul più rapido Feillu, andando in caccia del successo di tappa, esponendo così Levarlet al possibile sorpasso di Moreno, Urtasun e De la Cruz, ancora teoricamente in grado di sopravanzarlo grazie agli abbuoni. Sorpasso che è puntualmente arrivato per mano di Moreno, capace addirittura di fare meglio dello stesso Feillu – alla fine solamente 3° -, inchinandosi solamente al panamense Yelko Gomez, al primo successo da professionista.
I 6’’ di abbuono conquistati dall’iberico hanno così fatto materializzare il sorpasso a destra ai danni del transalpino, piegato per appena 1’’ e costretto ad una piazza d’onore quanto mai amara. Pablo Urtasun si deve accontentare del 3° posto, staccato di 3’’, mentre David de la Cruz e Thiago Machado completano una top 5 mai neppure sniffata dai portacolori italiani.
Va così in archivio un’edizione della Vuelta a Castilla y Leon in formato ridotto rispetto agli anni passati, con appena tre frazioni in luogo delle tradizionali cinque, che ha però saputo compensare questo ridimensionamento (e un lotto partenti di livello inferiore a molte passate edizioni) con la suspense che ha regnato sino alle ultime pedalate e la condotta sempre estremamente spavalda da parte dei protagonisti. Spavalda e – almeno nel caso della Saur-Sojasun – anche vagamente suicida.

Matteo Novarini

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