UNA TIRRENO… MARE E MONTI

marzo 6, 2012
Categoria: Approfondimenti

Eran da parecchio tempo che non si vedeva una Tirreno così dura. Dopo edizioni nelle quale l’aveva fatta da padrone la sbornia di colline, negli scorsi anni Zomegnan era tornato ad inserire le salite impegnative nel percorso della “Corsa dei due mari”, dapprima con i muri (Montelupone, Chieti, Colmurano) e poi passando al Sasso Tetto, che è stata l’unica vera ascesa delle ultime tre edizioni. Si era sempre trattato di un GPM di passaggio, mentre quest’anno – evento insolito per questa corsa – ci sarà un arrivo in salita non durissimo ma decisamente atipico per la stagione. Non è sarà l’unica salitona prevista poiché, il giorno precedente l’approdo ai 1450 metri dei Prati di Tivo, ci sarà da arrampicarsi anche sul Passo Lanciano. Gli scalatori gongolano, poiché avranno poco da perdere in un tracciato che proporrà appena 10 Km di cronometro individuale, anche se dovranno sperare nel supporto della squadra nella prova a squadre che aprirà l’edizione 2012.

Foto copertina: il Gran Sasso d’Italia visto dai Prati di Tivo (www.ilgransasso.com)

Mai come quest’anno la “Corsa dei due mari” strizzerà l’occhio agli scalatori. Chi temeva che il passaggio di consegne tra l’esteta montanaro Zomegnan e il team Acquarone-Vegni avesse piallato i percorsi delle corse Gazzetta, vedendo il tracciato predisposto per l’edizione 2012 della Tirreno-Adriatico ha prima emesso un sospiro di sollievo e poi spiccato un salto sulla sedia. In 46 anni non si era mai visto un percorso così duro, con due crono e, soprattutto, due salitoni che non sfigurerebbero nemmeno alla corsa rosa. Al 90% saranno loro l’ago della bilancia della corsa creata nel 1966 da Franco Mealli, con gran gioia da parte degli scalatori. Questi ultimi dovranno presentarsi al via con una squadra ben attrezzata, in modo da non compromettersi le chances di successo nella cronosquadre d’avvio e poi avranno due giornate a disposizione per le loro grandi manovre. Se non dovessero, però, riuscire a scavare grandi distacchi, la partita per la vittoria finale si farà accesissima e potrebbe risolversi nelle ultime quarantottore di gara, che prevederanno la frazione trabocchetto di Offida e la crono conclusiva di San Benedetto. Nell’attesa della partenza organizzatori e tifosi incrociano le dita, sperando che il maltempo – considerate le quote elevate delle due ascese inserite – non costringano a cambiare rotta e a ridimensionare il tracciato, come avvenuto nel 2010 quando la neve impedì di salire ai 1550 metri della Forca di Presta.

1a TAPPA: SAN VINCENZO – DONORATICO (cronometro a squadre – 16,9 Km)

Per il quarto anno consecutivo la Tirreno scatterà dalla Toscana e, come nell’ultima edizione disputata, l’atto inaugurale sarà una cronometro a squadre, sulla carta più veloce rispetto a quella vinta dodici mesi fa dalla Rabobank a Marina di Carrara. La formazione olandese “volò” a 55,588 Km/h su di un tracciato praticamente identico a questo nel chilometraggio ma un pelo più tortuoso, caratterizzato com’era da una quindicina di curve, mentre sulle strade della Costa degli Etruschi se ne incontreranno circa 10 Km. Il tratto più veloce sarà rappresentato dal lungo rettilineo, ben 4 Km, che collega San Vincenzo a Donoratico e che rappresenterà, al contempo, anche il passaggio più delicato di questa crono. Costeggiandosi il Tirreno, infatti, la marcia delle formazioni potrebbe essere condizionata dalle folate di vento, favorendone alcune e ostacolandone altre. Ulteriori difficoltà non se ne incontreranno, nemmeno quando, alle porte di Donoratico, il tracciato lascerà la costa e punterà brevemente verso il piede dei colli della Maremma Livornese. In quel frangente, infatti, il tracciato di alzerà pochissimo sul livello del mare, arrivando sino ad una quota di 52 metri senza affrontare tratti in salita.

2a TAPPA: SAN VINCENZO – INDICATORE (Arezzo) (230 Km)

L’anno scorso la tappa che si concluse nella frazione aretina fu la prima delle due riservate ai velocisti e lo sarà ancor più quest’anno, poichè il tracciato sarà meno impegnativo rispetto alla frazione conquistata da Tyler Farrar davanti a Petacchi, in particolar modo nei chilometri conclusivi. Il finale della tappa vinta dallo statunitense prevedeva alcuni secchi strappi che comunque non impedirono ad un folto gruppo (89 corridori classificati pari tempo) di presentarsi sul rettilineo d’arrivo, mentre quest’anno ci sarà un ampio circuito mollemente vallonato lungo una trentina di chilometri, che dovrà essere ripetuto due volte e che, curiosità, transiterà a breve distanza dal casolare che fu utilizzato da Leonardo Pieraccioni quale principale luogo delle riprese del fortunato film “Il ciclone”. In quanto alla marcia d’avvicinamento al circuito, questa sarà invece più impegnativa, per la presenza di Volterra, Castellina in Chianti e della Badia a Coltibuono: le prime due metteranno in palio la prima maglia di leader dei GPM.

3a TAPPA: INDICATORE (Arezzo) – TERNI (178 Km)

A Terni si concluderanno le fasi d’avvio della Tirreno-Adriatico che, come l’anno scorso, saranno votate alle alte velocità e anche oggi i protagonisti saranno i velocisti, nonostante Todi. Il passaggio dalla splendida cittadina umbra non sarà poi così “splendido”, poiché vedrà impegnati i corridori in un arcigno muro che prevede, nella prima parte, 1000 metri di strada inclinata al 12,5%, con un picco del 18%. Ma, una volta superata questa asperità, bisognerà percorrere quasi 60 Km per andare al traguardo, distanza che dovrebbe consentire alle squadre degli sprinter di svolgere tranquillamente il loro lavoro. Tolta la decisamente più facile ascesa verso Vasciano, che si affronterà subito dopo Todi, nessun altra difficoltà si interporrà alla marcia dei corridori, in un finale che ricorda – anche se le strade percorse non saranno esattamente le stesse – quello della prima tappa del Giro d’Italia del 1995, conquistata allo sprint da Mario Cipollini. Anche quel giorno si saliva sul muro tuderte, tra l’altro collocato più vicino al traguardo. I velocisti, dunque, pur dovendo essere circospetti potranno dormire sonni relativamente tranquilli. Per loro la principale insidia potrebbe essere costituita dal rettilineo d’arrivo che, come nella tappa del Giro di 17 anni fa, sarà collocato in fondo a Corso del Popolo, 300 metri di strada in lieve ascesa e pavimentata in sampietrini.

4a TAPPA: AMELIA – CHIETI (252 Km)

Da sola sarebbe bastata a nobilitare il tracciato della “Corsa dei due mari” questa frazione che, a prima vista, ricorda molto il percorso di una delle tappe fondamentali dell’edizione del 2010, quella di Colmurano. Come in quella giornata ci sarà un grande colle da affrontare non vicinissimo all’arrivo (il Sasso Tetto era collocato ai meno 55, mentre stavolta la cima del Passo Lanciano sarà posta a 48 Km da Chieti) , seguito da un finale tormentato dai su e giù e da un muro in vista del traguardo. E pensare che, invece, questa giornata sarà soltanto l’antipasto poiché la vera tappa “monstre” si affronterà l’indomani! Questo non vuol dire che la rotta per Chieti dovrà essere sottostimata perché il tracciato è stato concepito in maniera tale che, se qualcuno si staccherà salendo al Lanciano (15,3 Km al 7,6%), farà molta fatica per rientrare e, anche se dovesse farcela, rischierà di vedersi nuovamente respinto dalla tremenda “salita del gas”, muro di 1 Km al 12,2% (pendenza massima del 18%) piazzato a mille metri dalla conclusione. Lassù l’anno scorso vinse Scarponi davanti a Cunego ed Evans, futuro vincitore della Tirreno, al termine di una frazione che, come grande difficoltà di giornata, proponeva praticamente il solo muro. Stavolta sarà ancora più dura, anche per il chilometraggio di 252 Km, atipico per una corsa di una settimana, voluto dagli organizzatori anche per “abituare” i corridori ai quasi 300 Km della Milano-Sanremo.

5a TAPPA: MARTINSICURO – PRATI DI TIVO (196 Km)

Non si era mai vista una tappa così dura alla Tirreno, corsa più conosciuta per tormentati epiloghi collinari, per la scoperta di muri nascosti nelle pieghe appenniniche (Morolo, Ferentino, Ortezzano, Colmurano, Todi, Chieti), ma poco avvezza ad inserire nel percorso i “salitoni”. Quando c’erano questi venivano generalmente piazzati lontano dall’arrivo (stile Lanciano verso Chieti), centellinando invece gli arrivi in salita, proposti “una tantum”. Infatti, in 45 anni di Tirreno-Adriatico ne sono stati proposti appena otto, due a Monte Livata (1975 e 1976), tra a San Giacomo (1977, 1978 e 2007), due al Monte Cimino (1995 e 1996) e uno a Rocca di Cambio (2002). In tutti di casa si è sempre finora trattato di ascese pedalabli (unica eccezione il tratto finale del Cimino), mentre quella che si troveranno ad affrontare i corridori salendo ai Prati di Tivo è un’ascesa degna del Giro d’Italia (che, tra l’altro, vi ha fatto scalo nel 1975), impegnativa anche se non estrema. L’edizione 2012 della “corsa dei due mari” si giocherà verosimilmente negli ultimi 10 Km che, al 7% di pendenza media, porteranno sino a 1450 metri e proprio la quota potrebbe rappresentare un’altra grossa insidia. Se dovesse fare brutto la selezione sarà accentuata, sempre che il maltempo non costringa gli organizzatore a tagliare il finale, anticipando l’arrivo a Pietracamela. La tappa ne uscirebbe così notevolmente ridimensionata, spostando il baricentro agonistico anche verso l’ascesa immediatamente precedente del Piano Roseto, che però non ha assolutamente l’”appeal” dei Prati di Tivo e potrebbe risultare scarsamente selettiva. Dovesse la classifica rimanere aperta dopo l’arrivo ai Prati – c’è da tenere in considerazione che, così presto, potrebbero non esserci corridori in grado di scavare distacchi elevati – si prospetta un finale palpitante e la corsa si deciderà tra le due tappe rimanenti.

6a TAPPA: OFFIDA – OFFIDA (181 Km)

I Prati di Tivo sono una spada di Damocle che pende sugli esiti di questa tappa, il cui svolgimento dipenderà da quanto successo ventiquattrore prima. Se la classifica avrà preso una fisionomia netta e incontrovertibile, la tappa di Offida diventerà il primo atto della noiosa attesa della proclamazione ufficiale del vincitore della Tirreno, prevista l’indomani a San Benedetto. È un vero peccato che ciò accada perché questa frazione ha un enorme potenziale che, invece, deflagrerebbe appieno se la partita sarà ancora apertissima. In tappe come queste, colline dietro colline senza un metro di pianura, può succedere di tutto ed il contrario di tutto, finanche a ribaltare i verdetti stabiliti il giorno precedente. È quel che successe, per fare un esempio, nella Teramo – Frontone del 1998, frazione meno impegnativa di questa ma nella quale si riuscì a cambiare il volto alla classifica, complice una condotta di gara sostenuta sin dai primi chilometri. Il clou di questa penultima tappa sarà rappresentato dal secondo dei due circuiti che la costituiranno, lo stesso che è stato affrontato ai campionati mondiali di ciclismo juniores del 2010 e poi agli europei juniores e U23 disputati l’anno scorso. Ciascuna tornata – bisognerà percorrerne sei – misurerà 16,2 Km e avrà il momento chiave nell’ascesa del Ponte delle Pietre (2,4 Km al 7,3%, massima del 10%), il cui culmine sarà collocato a circa 4 Km dall’arrivo. Non è impossibile ma “repetita iuvant”, le cose ripetuta aiutano, e le sei scalate unite alle altre difficoltà affrontare potrebbero lasciare il segno. Solo in quel circuito e solo conteggiando le sei ascese al Ponte delle Pietre si dovranno superare poco più di 1000 metri di dislivello.

7a TAPPA: SAN BENEDETTO DEL TRONTO (cronometro individuale – 9,3 Km)

È l’atto conclusivo, la tappa che l’anno scorso ha ripreso la fisionomia della gara contro il tempo dopo decenni di conclusioni allo sprint. Come per la frazione di Offida, gli esiti di questa frazione dipenderanno da quanto successo nelle giornate precedenti. Mal che vada sarà una passerella per tutti i partecipanti che hanno retto dalle sponde del Tirreno a quelle dell’Adriatico e la lotta sarà limitata alle posizioni di rincalzo. La speranza di molti è, invece, quella di una tappa viva e combattuta, in grado di sovvertire tutto all’ultimo colpo di pedale, anche se – a sentir qualche tifoso – è riduttivo che una corsa di prestigio come la Tirreno si risolva per qualche manciata di secondi e in una cronometro così corta. I chilometri da percorrere saranno poco meno di 10, sullo stesso tracciato che l’anno scorso ha visto primeggiare Fabian Cancellara e che si snoderà prevalentemente sul lungomare che unisce San Benedetto a Porto d’Ascoli. Totalmente pianeggiante, presenterà appena 9 curve e, come tutte le tappe che si svolgono in riva al mare, il rischio del vento.

Mauro Facoltosi

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