CANCELLARA, UN CAMPIONE DAVVERO IN FORM(UL)A (1)
settembre 5, 2009
Categoria: News
Lo svizzero della Saxo Bank domina la cronometro di Valencia, disputata in parte sul circuito che ha ospitato il GP d’Europa di Formula 1, precedendo David Millar di 32’’ e Bert Grabsch di 36’’, e riconquistando così la maglia amarillo. Tra i big, miglior prestazione per Samuel Sanchez, 6° a 47’’, 3’’ meglio di Danielson. Deludente Evans, 10° a 1’02’’, appena 3’’ davanti a Valverde. 1’12’’ il ritardo di Vinokourov, 1′43’’ per Basso. Domani primo arrivo in salita, all’Alto de Aitana.
Niente di nuovo sotto il sole – pardon, sotto il diluvio: oggi sembrava di essere tornati in Olanda -. Fabian Cancellara ha confermato una volta di più di essere il miglior cronoman del pianeta, permettendosi anche il lusso di partire con il freno a mano tirato, per poi infliggere distacchi non abissali (ma in appena 30 km era difficile pensare se ne potessero creare) ma molto consistenti nella seconda metà di gara. Poiché la prova si è disputata in parte sul circuito che due settimane fa ha visto Rubens Barrichello vincere il GP d’Europa di Formula 1, sorge spontaneo il paragone tra lo svizzero e un bolide da F1, ma – in proporzione – il confronto non rende giustizia all’elvetico. Ad oggi, non esiste in ambito motoristico nessun pilota che possa vantare una superiorità come quella che Cancellara esibisce regolarmente a cronometro, e la cui percentuale di successi sulle prove complessive sia paragonabile a quella di Fabian. Semplicemente, nelle gare contro il tempo, in questo momento, un Cancellara in condizioni accettabili non può essere battuto.
Ci ha provato David Millar, finalmente tornato ad altissimo livello a cronometro, la specialità che lo aveva lanciato, 2° al traguardo a 32’’; è rimasto a lungo in testa Bert Grabsch, il mastodontico campione del mondo del tic-tac che è rimasto a lungo al comando, prima di essere scavalcato proprio dall’uomo Garmin. Ha tentato con enorme coraggio il colpaccio Daniele Bennati, che ha coperto i primi 11 km più forte di tutti, prima di spegnersi e di chiudere 1’12’’ dietro il diretto (o la fuoriserie, se preferite, viste le circostanze) di Berna. Ha dato la tradizionale dimostrazione di grinta Alexandre Vinokourov, cui i due anni di squalifica non hanno tolto la tenacia dei giorni migliori (2° al primo rilevamento), ma anch’egli calato verticalmente nella seconda e nella terza parte, per un distacco finale di 1’12’’. L’incertezza circa il nome del vincitore è durata però meno di 24’, il tempo necessario a Cancellara, transitato con un tempo discreto ma nulla più al primo intermedio, per spazzar via il riferimento di Millar al secondo. I restanti 10 km e spiccioli sono serviti, per quel che concerne il successo di tappa, unicamente a dilatare il margine di Fabian sul resto del gruppo.
Già ieri, accennando alla frazione odierna, si era detto che se erano pochi i dubbi circa il nome del vincitore a Valencia, ben di più erano quelli riguardanti le condizioni di chi vuole trionfare a Madrid. Ebbene, la crono odierna ha sì fornito delle valide indicazioni, ma forse non ha emesso i giudizi severi che molti (noi compresi) si attendevano. Tutti i pretendenti al successo finale sono infatti risultati alla fine raccolti in 1’ e mezzo circa, con la sola eccezione di Damiano Cunego, che forse non si può però neppure annoverare tra i grandi della generale, vista una testa già da (troppo?) tempo a Mendrisio (2’40’’ alla fine il suo distacco).
Tra i promossi spicca certamente Samuel Sanchez, migliore dei big, 6° al traguardo a 47’’ dal vincitore, che con questa eccellente prova ha recuperato in buona parte (su alcuni) o del tutto (sui più) i 18’’ ingenuamente persi nella 2a tappa a causa di un buco formatosi nel finale, ed è ora 9° a 1’20’’ dalla vetta. Immediatamente dietro il capitano della Euskaltel si è piazzato Tom Danielson, leader della Garmin dopo il forfait dell’ultimo minuto di Vandevelde e quello largamente annunciato di Wiggins. Per l’americano è arrivato un ottimo 7° posto, a 50’’ da Cancellara, risultato che, a 31 anni suonati, fa pensare che per l’ex promessa del ciclismo a stelle e strisce, adesso 8° a 1’19’’, sia finalmente giunto il momento di un Grande Giro da protagonista.
Chi invece non può non correre una Vuelta in prima linea è Alejandro Valverde, che in questo mese di settembre potrebbe trasformare la sua stagione da anonima a trionfale, dovesse vestire le due maglie che sogna da una vita: quella amarillo a Madrid e, soprattutto, quella iridata a Mendrisio. Il murciano ha risposto subito presente al primo test importante, chiudendo ad appena 1’05’’ da Cancellara, 18’’ dietro il primo dei favoriti, e issandosi così al 7° posto in generale, staccato di 1′14’’.
Ci sentiamo di promuovere anche Alexandre Vinokourov, della cui prova abbiamo già detto, malgrado il Vino dell’ultima lunga crono prima dello stop, quella di Albi al Tour 2007, sia ancora un lontano ricordo (ma visto come ottenne quella prestazione, noi preferiamo la sbiadita copia di oggi). Dopo due anni di squalifica, sarebbe stato assurdo attendersi di più dal capitano della Astana, ora 14° a 1’48’’ in classifica (l’Alto de Aitana dirà se in coabitazione con Zubeldia), che ha in ogni caso pagato appena 10’’ dall’uomo di classifica che più di ogni altro doveva trarre profitto dalla tappa odierna: Cadel Evans. L’australiano, certamente partito con l’idea di mettere da parte un gruzzoletto di margine in vista delle montagne, ha invece disputato una prova alquanto incolore, tagliando con 1’02’’ di ritardo da Cancellara, e conta ora sul più vicino degli avversari, Valverde, la miseria di 2’’ in classifica generale.
La prova così così di Evans ha inoltre mitigato gli effetti delle non esaltanti prestazioni di Basso (+1’43’’), adesso a 40’’ dall’australiano in graduatoria, e di Andy (+2’02’’) e Frank (+2’22’’) Schleck, ora rispettivamente 3’10’’ e 3’15’’ dalla vetta. Per il varesino la distanza dal primo uomo di classifica è probabilmente inferiore alle attese, e, teoricamente, già domani un Basso superiore a quello del Giro potrebbe andare in caccia del primato. Per quel che concerne i due fratelli lussemburghesi, il distacco da Evans, di poco superiore ai 2’, è già più preoccupante, ma non sposta di molto la situazione che già abbiamo illustrato nei giorni scorsi: se i due sono quelli del Tour, possono staccare tutti in salita e recuperare minuti; viceversa, anche un ritardo inferiore sarebbe risultato irrimediabile.
Nel complesso, come detto, i verdetti emessi dalla prima vera cronometro di questa Vuelta sono stati tutti appellabili. Soprattutto perché da domani, fino a lunedì 14, la pianura sarà solamente il preludio ad una nuova salita. Si comincerà tra meno di 24 ore con la Alzira – Alto de Aitana, 206 km di corsa costellati di salite (8 GPM), che vivranno le fasi decisive lungo gli oltre 22 km di salita che porteranno ai 1535 metri di quota dell’arrivo. La salita non è proibitiva (per quel che poco che è dato comprendere dal sito ufficiale della corsa, lontano anni luce dalla completezza di quello del Tour de France, o anche solo di quello del Giro d’Italia, la pendenza media è del 5,6%), ma l’assenza di tratti di respiro e l’andamento della scalata, via via più difficile con il passare dei chilometri, fanno pensare che il terreno sia quello giusto per assistere alla prima, vera battaglia di questa Vuelta. Di certo, la classifica generale, al termine della tappa di domani, avrà una fisionomia molto più simile a quella finale.
Matteo Novarini.
Per me domani arriva una fuga da lontano. Il percorso è ricco di salite e uomini in cerca di punti per la classifica GPM si metteranno in evidenza nella prima fase della tappa.
Se il gruppo lascerà fare i fuggitivi potranno arrivare.