IL RITORNO DI CANCELLARA
Dopo un 2011 ricco di brucianti sconfitte, lo svizzero torna dominatore alla Strade Bianche, imponendosi in solitaria dopo un’azione solitaria di una dozzina di chilometri. 2° posto a 42’’ per Maxim Iglinskiy, capace di anticipare allo sprint uno strepitoso Oscar Gatto, 3° malgrado un pesante sforzo extra al quale è stato costretto da una foratura. Buone prove, tra gli italiani, per Ballan e Bennati, che si candidano a ruoli da protagonisti in ottica grandi classiche.
Foto copertina: Fabian Cancellara alza le braccia in Piazza del Campo (foto Bettini)
Lo avevamo lasciato, battuto e abbattuto, al Mondiale di Copenaghen, buon 4° nella prova su strada ma solamente 3° – strapazzato da Tony Martin e preceduto anche da Bradley Wiggins – nella gara a cronometro che aveva in precedenza dominato in quattro occasioni. Da vero fuoriclasse, però, Fabian Cancellara unisce alla fondamentale qualità di perdere poco la forse ancor più importante dote di sapersi rialzare quando la sconfitta arriva. Ecco dunque che, dopo un 2011 in cui le delusioni erano state numerose e spesso cocenti (si pensi al Fiandre perso dopo aver corso da dominatore, alla Roubaix sfumata per la fuga dell’outsider Vansummeren, alla Sanremo sottrattagli dalla sorpresa Goss, alle ripetute batoste incassate da Martin a cronometro), l’elvetico si è ripresentato ai nastri di partenza della nuova stagione in condizioni smaglianti, come già il buon Tour of Oman aveva lasciato intravedere. E come ci aveva abituati a vedere nell’anno di grazia 2010, in cui il suo strapotere era stato tanto imbarazzante da indurre ad ipotizzare cause non ortodosse, Cancellara non si è accontentato di vincere, ma lo ha fatto in solitaria, con ampio margine, e soprattutto fornendo un’impressione di superiorità e totale controllo della gara che può essere solo in parte resa dal puro riscontro cronometrico.
Vano alla fine il gran lavoro svolto dalla BMC, che, malgrado un Philippe Gilbert ancora a scartamento ridotto, che inizia a questo punto a far dubitare circa le sue chance di essere protagonista già dalla Milano – Sanremo del prossimo 17 marzo, si era incaricata di produrre la prima grande selezione, quando al traguardo mancavano una cinquantina di chilometri, e la fuga iniziale a dodici di Pinotti, Coledan, Corioni, Bozic, Pantano, Suarez, Hulsmans, Agnoli, Silkeldam, Graziato, Hermans e Bosisio era ormai quasi neutralizzata. A muoversi nel tratto di sterrato di Monte Sante Marie, il quinto e più impegnativo degli otto in programma, è stato Alessandro Ballan, al quale si sono accodati una ventina di uomini, tra i quali si registravano le assenze di uomini attesissimi quali il già citato Gilbert e Peter Sagan, oltre ad uno sfortunatissimo Stefano Garzelli, vittima di una foratura nel momento clou.
Forte era la presenza italiana nel gruppo buono, con Oss e Bennati che si sono addirittura lanciati poco dopo in un attacco di coppia con lo scopo precipuo di lasciare a riposo nella pancia del gruppo i rispettivi capitani, Nibali e Cancellara. Tra i due, il trentino era però assai meno pimpante, tanto da perdere contatto in un tratto di salita in asfalto dallo scatenato aretino, pedina fondamentale nel successo del capitano RadioShack – Nissan. Il tentativo di Bennati si è infatti esaurito solamente nel penultimo tratto sterrato, quello di Colle Pinzuto, con solamente una quindicina di chilometri rimasti e le gambe di molti in riserva di energie.
Quando tutti aspettavano nell’ottavo ed ultimo segmento di strade bianche un nuovo assalto di Ballan, la BMC si è invece giocata la carta Van Avermaet, nella cui scia sono rimasti solamente lo stesso Ballan, Iglinskiy, Cancellara e uno strepitoso Oscar Gatto, vittima di una foratura che lo aveva costretto nei chilometri precedenti a ricucire in completa solitudine uno strappo di una quarantina di secondi dai migliori. Sembrava l’azione buona, e invece Spartacus, prima del definitivo ritorno sull’asfalto, aveva in serbo un ultimo cambio di passo. Nessuno è stato in grado di reggere l’ulteriore strappo prodotto dal rossocrociato, e sono bastate poche pedalate per rendersi conto che il primo affondo del bernese sarebbe stato anche l’ultimo, perché non ci sarebbe stato bisogno di produrne altri. Gli 8’’ annunciati dal primo rilevamento cronometrico sono così ben presto divenuti 16, quindi 20, poi 30, prima che il subentrare negli inseguitori – cui si era nel mentre aggiunto Roman Kreuziger – della coscienza che non restava che giocarsi la piazza d’onore facesse dilatare il divario fino a sfondare la barriera del minuto.
Solamente nell’ultimo chilometro, quando ormai lo svizzero era intento a celebrare e a dedicare l’assolo allo zio da poco scomparso, il gap ha preso a decrescere, assestandosi alla fine a 42’’ per la coppia composta da Iglinskiy, 2°, e Gatto, 3° con tanti rimpianti per quelle energie spese a causa della foratura. 4° e 5° Ballan e Van Avermaet, i due alfieri di una BMC che ha alla fine raccolto meno di quanto seminato. Saltati nel finale Visconti e Nibali, che si propongono comunque come papabili protagonisti della prossima Tirreno e, soprattutto, della Sanremo ormai alle porte. Una Sanremo che sembra aver trovato quest’oggi, specie con il perdurare della scarsa vena di un Philippe Gilbert distante anni luce dai fasti della scorsa stagione, il suo uomo faro: Fabian Cancellara, pronto a tornare a cannibalizzare le classiche come aveva saputo fare due anni or sono.
Matteo Novarini