SUONA L’ORA DELLA PARIS… NICE!

marzo 3, 2012
Categoria: Approfondimenti

Sarà davvero “nice”, piacevole, il percorso predisposto quest’anno dagli uomini ASO per la Parigi – Nizza, nonostante la pochezza altimetrica complessiva del tracciato, in netto contrasto con quello durissimo che si troveranno sotto le ruote i partecipanti alla Tirreno – Adriatico. La drastica riduzione dei chilometri da percorrere contro il tempo, che passerà anche per la riscoperta della cronoscalata al Col d’Èze, unita a un tracciato non impossibile (massimo impegno richiesto, l’arcigno arrivo in salita di Mende), renderà l’edizione 2012 della “course au soleil” una gara difficilissima da gestire, con il rischio fuga bidone sempre aperto dietro l’angolo. Una guerra di gambe e di nervi attende chi vorrà iscrivere il proprio nome nell’albo d’oro della corsa francese.

Foto copertina: salendo al Col d’Èze (foto flickr)

La crono non paga. Ma chiede un conto assai salato.
Non erano forse bastati i Tour dell’era Indurain agli uomini di ASO e lo scorso anno avevano voluto sperimentare anche sulla pelle della Parigi – Nizza il potere “distruttivo” delle cronometro. Detto e fatto, svolgimento ed esito dell’ultima edizione della “course au soleil” erano stati fortemente condizionati dalla lunga crono di Aix-en-Provence (27 Km, una distanza piuttosto elevata per il mese di marzo), che, di fatto, resero inutili tutte le frazioni che venivano prima e dopo questa tappa, complice anche la mancanza di vere ascese.
La lezione stavolta è fortunatamente servita e per rendersene conto basta dare una scorta all’elenco delle frazioni dell’edizione 2012, che conterà due tappe contro il tempo brevi e poco adatte ai passisti alla Tony Martin, il corridore tedesco che si era imposto dodici mesi fa in quel di Nizza. Il programma sarà, infatti, inaugurato domenica 4 marzo con un cronoprologo atipico e non proprio velocissimo e si concluderà con il gradito ritorno della cronoscalata al Col d’Èze, che fu tappa terminale della corsa francese per quasi 25 anni, l’ultima volta nel 1995.
Se un deciso passo indietro è stato fatto sotto quest’aspetto, non si può dire lo stesso per le salite, anche se i partecipanti si troveranno sotto le ruote un percorso decisamente migliore rispetto a quello dell’anno scorso, comunque lontano dai livelli delle edizioni disputate nel 2008 e del 2009 (furono rispettivamente affrontati gli arrivi in quota sul Ventoux e sulla Montagne de Lure) ed anche da quello della Tirreno-Adriatico di quest’anno, indiscutibilmente votata agli scalatori. Il bello del tracciato 2012 della Parigi-Nizza è che, con le sue difficoltà contenute, sarà notevolmente intrigante perché bisognerà tenere gli occhi bene aperti in ciascuna frazione, anche quelle secondarie: mancando i salitoni sarà, infatti, elevato il rischio che la corsa non si risolva nelle tappe preposte a formare la classifica ma in seguito ad una fuga ben orchestrata da una parte e sottovalutata dall’altra (evento possibile anche quando la corsa è dura, ricordate la tappa dell’Aquila del Giro del 2010?).

1a TAPPA: DAMPIERRE-EN-YVELINES – SAINT-RÉMY-LÈS-CHEVREUSE (9,4 Km)

Dopo un anno di assenza (nel 2011 si partì con una tappa in linea) tornerà la consueta crono d’apertura che, però, stavolta non sarà il classico cronoprologo piatto nel quale gli specialisti del tic-tac potranno dare appieno sfoggio alle loro potenzialità. La scelta di gareggiare sulle strade della Chevreuse, la collinosa vallata posta alle porte di Parigi e che per anni accolse gli ultimi GPM del Tour de France prima dell’approdo sui Champs-Elysées, già lascia intendere un terreno non facile e l’altimetria conferma questa impressione. Scesi dalla rampa di lancio e percorsi i primi 700 metri senza incontrare difficoltà, i corridori dovranno affrontare una salita che è tutta un programma a partire dal nome, la Côte des Dix-sept Tournants. A dire il vero, pur essendoci parecchie curve, di tornanti non se incontreranno e la pendenza non è di quelle terribili (6,2% su 1,1 Km), ma la sua presenza nelle battute iniziali certamente influirà sull’esito della corsa, tenuto anche conto che, generalmente, i passisti hanno bisogno di qualche chilometro per “carburare”. Scavalcato quest’ostacolo, il tracciato non proporrà altre difficoltà e diventerà velocissimo, ma potrebbero non bastare i rimanenti 7600 metri ai passisti, soprattutto se avranno patito non poco la precedente ascesa, che presenta picchi di pendenza fino al 15%.

2a TAPPA: MANTES-LA-JOLIE – ORLÉANS (185,5 Km)

La prima frazione in linea sarà la più facile tra le otto previste, l’unica che non presenterà nessuna difficoltà per i velocisti, che si troveranno di fronte un tracciato prevalentemente pianeggiante, in particolare negli ultimi 100 Km. Le fasi iniziali, invece, saranno a tratti morbidamente vallonate e si concluderanno con il passaggio sull’unico GPM di giornata, la facilissima Côte des Granges-le-Roi, classificato di 3a categoria solo perché alla Parigi-Nizza non è stata introdotta la quarta, come avviene tradizionalmente al Tour e, dall’anno scorso, anche al Giro. Se proprio si vuole trovare un’insidia per i velocisti, è possibile individuarla a cavallo dello striscione dell’ultimo chilometro, perché in quel tratto la strada procederà in lieve ascesa e ciò potrebbe risultare indigesto per quegli sprinter che mal digeriscono anche i cavalcavia. A movimentare questa e tutte le altre frazioni in linea interverranno gli abbuoni previsti sia all’arrivo (10, 6 e 4 secondi), sia ai traguardi volanti (3, 2 e un secondo).

3a TAPPA: VIERZON – LE LAC DE VASSIVIÈRE (194 Km)

Terza tappa e terzo scenario differente. Dopo la crono e la tappa per i velocisti toccherà a un approdo che piacerà molto ai “finisseur”, i virtuosi delle sparate nei chilometri finali quando questi sono collocati in cima ad ascese brevi e talvolta rognose. È il caso dell’approdo sulle rive del lago di Vassivière, bacino artificiale conosciuto nel mondo del ciclismo per aver accolto tre storiche frazioni a cronometro del Tour de France (in particolare quella disputata nel 1990 e che vide Greg Lemond levare la maglia gialla a Chiappucci a ventiquattrore dall’epilogo parigino). Per arrivarci i corridori dovranno portare a termine un cammino di quasi 200 Km che debutterà in pianura e poi si farà man mano più vallonato con l’approssimarsi del traguardo. Pur non essendoci grandissime pendenze, il finale si prospetta piuttosto “caliente” perché proprio ai piedi dell’ultima ascesa si dovrà affrontare il traguardo volante con seguito di abbuoni. Se dovesse esserci grande bagarre, gli ultimi 5,2 Km al 3,9% (picchi del 13%) potrebbero anche riservare qualche sgradita sorpresa.

4a TAPPA: BRIVE-LA-GAILLARDE –RODEZ (178 Km)

Oggi ce ne sarà per tutti i gusti. È difficile catalogare frazioni come quella che terminerà a Rodez, tappe “aperte” nel senso che ci sta sia la sparata di un “finisseur”, sia l’approdo di una fuga, ma anche la conclusione allo sprint, con davanti i velocisti più resistenti mixati a qualche corridore non proprio avvezzo ai finali a 70 all’ora. Complici asfalti sempre più scorrevoli e mezzi sempre più moderni, oramai gli sprinter hanno imparato a districarsi in tappe dai finali decisamente impegnativi, un po’ anche per il vezzo degli organizzatori di limitare il numero delle tappe totalmente lisce e di piazzare salitelle in vista dei traguardi. Nel caso di Rodez la salitella misurerà appena 400 metri, anche se poi – superato il secco GPM della Côte de Bourran (media del 7,9%) – la strada continuerà a puntare con dolcezza verso l’alto nei rimanenti 2 Km. Da tenere presente che il gruppo potrebbe comunque arrivare già “stanco” ai piedi di questo finale poiché prima si saranno affrontati quattro GPM, tra i quali spiccano due di 2a categoria.

5a TAPPA: ONET-LE-CHÂTEAU – MENDE (178,5 Km)

A rapportarla alle altre verrebbe da dire Mende sarà la tappa “regina” di questa edizione, ma se si estende il confronto alla Tirreno – Adriatico – e come termine di paragone basta prendere anche solo la tappa di Chieti, certamente meno impegnativa di quella successiva dei Prati di Tivo – allora dobbiamo drasticamente ridimensionarla a un ruolo di “damigella”. Di certo, comunque, la quinta fatica della Parigi-Nizza 2012 sarà egualmente molto impegnativa ed esigente e non dovrà per questo essere sottovalutata, soprattutto perché inserita in un’edizione della “course au soleil” che si annuncia molto problematica da gestire. E poi la storia degli arrivi sull’arcigna “Montée Laurent Jalabert”, 3000 metri di strada che si impenna al 10,1% medio con un picco del 15%, parla chiaro: nonostante la brevità dello sforzo, lassù si sono imposti sempre campioni con la C maiuscola, dal titolare della salita, vincitore della tappa del Tour che vi si concluse nel 1995, ad Alberto Contador, che lassù si è imposto due volte alla Parigi-Nizza e che è arrivato a un soffio dal successo nell’edizione 2010 della Grande Boucle, quella che ha vinto e poi perduto a causa della positività al clenbuterolo. Come nei precedenti arrivi della corsa francese tutto si deciderà sull’ultima salita, anche se un peso rilevante potrebbero averlo i precedenti 5 GPM, tra i quali sono da annoverarsi altri due classificati di prima categoria. Il secondo di questi, la Côte de l’Estrade (6,1 Km all’8,1%, da superarsi a una trentina di chilometri dall’arrivo), se affrontato di gran carriera potrebbe riservare qualche sorpresa.

6a TAPPA: SUZE-LA-ROUSSE – SISTERON (178,5 Km)

È un’altra tappa “aperta” questa di Sisteron anche se, stavolta, avranno più chances di andare in porto la fuga da lontano o il lavoro di ricongiungimento delle squadre dei velocisti, mentre i “finisseur” non avranno quasi sicuramente molte frecce al loro arco, essendo l’ultimo trampolino utilizzabile (la Côte des Marquises, 1,3 Km al 6,8%) piazzato a ben 12 Km dalla meta. Per i fuggitivi e il gruppo, invece, le possibilità di portare a compimento il loro lavoro saranno pari: i primi avranno dalla loro parte un percorso decisamente frastagliato nei primi 120 Km (a sera si saranno complessivamente affrontati 5 GPM, tra i quali il Pas du Ventoux, di 2a categoria), mentre giocherà a favore dei secondi lo “sgonfiarsi” del tracciato nei chilometri conclusivi, caratterizzati anche dalla possibilità di prendere le misure del rettilineo d’arrivo poiché la tappa finirà con un circuito di 19 Km, lo stesso che fu affrontato anche nella tappa di Sisteron della Parigi – Nizza del 2008. Quella frazione era simile a questa, anche se più impegnativa nella parte iniziale, e si concluse con l’approdo di un tentativo di fuga e il successo dello spagnolo Carlos Barredo, mentre il gruppo, regolato allo sprint da Thor Hushovd, giunse a Sisteron quasi due minuti più tardi.

7a TAPPA: SISTERON – NIZZA (219,5 Km)

In questa particolare posizione, alla vigilia della tappa conclusiva, nelle ultime edizioni era stata proposta una frazione “trabocchetto”, un concentrato di saliscendi che culminavano con una salita moderatamente impegnativa nelle battute conclusive, non dura ma foriera di ribaltoni a sorpresa, come quello che nel 2009 disarcionò inaspettatamente Alberto Contador, issatosi al vertice della classifica ventiquattrore prima sulla Montagne de Lure e poi naufragato lungo la rotta per Fayence. La decisione di anticipare il traguardo di Nizza al penultimo giorno di gara ha portato a un ridimensionamento di questa frazione sotto l’aspetto altimetrico. Il tratto più “arricciato” sarà più breve e sarà affrontato molto presto, tra i 70 e i 100 Km dalla partenza, poi la salita principale – il Col de Vence, valico classificato di 1a categoria più per la quota raggiunta (963 m) che per i suoi 9,7 Km al 6,6% – i corridori la troveranno a ben 54 Km dall’arrivo. La veloce discesa successiva e l’assoluta mancanza di ulteriori difficoltà nel finale vanificheranno la presenza di quest’ascesa e potrebbero anche consentire al gruppo di rientrare sui fuggitivi di giornata, consegnando anche il prestigioso traguardo della Promenade des Anglais ai velocisti. A loro favore potrebbe giocare il disegno complessivo della corsa che, a questo punto, potrebbe essere ancora aperta, costringendo le formazioni dei corridori più attesi a stoppare e contenere le fughe più pericolose, svolgendo parte del lavoro che generalmente ricade sulle spalle dei “treni”. Questa sarà, infine, la tappa più lunga di questa edizione, l’unica che sfonderà il tetto dei 100 Km.

8a TAPPA: NIZZA – COL D’ÈZE (9,6 Km)

Siamo arrivati al gran finale della Parigi – Nizza che, dopo 17 anni, tornerà a proporre come atto conclusivo la cronoscalata al colle simbolo della corsa francese. Non si salirà dal versante più diretto, ma attraverso una strada secondaria che vincerà i 465 metri di dislivello tra Nizza e l’Èze in 9,6 Km, affrontando una pendenza media all’apparenza non particolarmente rilevante, del 4,8%. Quest’ultimo dato può trarre in inganno perché questa sarà comunque una cronoscalata difficilissima, forse anche più di altre prove similari notevolmente più acclivi. Alla pochezza delle inclinazioni, infatti, farà da contraltare la loro variabilità, con frequenti passaggi dal moderatamente impegnativo al pedalabile e al falsopiano, che costringeranno a repentini cambi di ritmo. L’abbrivo costituirà il momento più impegnativo, poiché nei primi 2000 metri la pendenza media si attesterà poco sotto l’8%, poi la salita si addolcirà sensibilmente (4,2% per circa 3 Km) procedendo verso il Col des Quatre Chemins, valico secondario dove saranno presi i tempi intermedi. Lì la salita riprenderà deciso piglio per mille metri (media al 7%) poi tornerà a “afflosciarsi” nei successivi 2 Km (5,7%), mentre i conclusivi 1600 metri saranno tracciati in dolce falsopiano (1,2%).

Mauro Facoltosi

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