PASTICCIO LIQUIGAS, OMAN A VELITS
Clamoroso allo sprint intermedio quando Sagan toglie a Nibali il secondo di abbuono che gli serviva per scavalcare l’atleta dell’Omega-QuickStep che si aggiudica dunque la classifica finale, mentre Kittel conquista il suo secondo successo parziale davanti allo stesso Sagan e a Farrar.
Foto copertina: lo sprint conclusivo dell’ultima frazione del Tour of Oman (foto ASO)
Normalmente l’ultima frazione di una corsa a tappe a meno che non sia una cronometro o non presenti un percorso impegnativo è una passerella per celebrare il vincitore almeno prima dello sprint finale e così sarebbe dovuto essere anche per la Al Khawd-Matrah Corniche di 130,5 km che concludeva il Giro dell’Oman ma così non è stato per via del distacco di appena 1” che alla vigilia separava la maglia gialla Peter Velits (Omega-QuickStep) dal nostro Nibali (Liquigas) e in considerazione del fatto che l’unica difficoltà altimetrica di giornata era posta proprio in coincidenza con il primo sprint intermedio al km 53, in prossimità del quale il gruppo è arrivato compatto dopo che la Liquigas aveva chiuso sulla fuga iniziale di Schar (Bmc), Lemair (Brodgestone), Rodgers (Rts Racing Team) e dell’onnipresente Clarke (Champion System). Al messinese sarebbe bastato finire nei primi 3 e davanti allo slovacco per scavalcarlo nella generale e i biancoverdi di Amadio si sono portati in testa per impostare la volata mentre la contromossa dell’Omega-QuickStep è stata quella di togliere abbuoni con Boonen e Van Keirsbulck: non sarebbe però bastato se Sagan dopo aver esaurito il suo lavoro in funzione di Nibali si fosse spostato invece di chiudere lo sprint al 2° posto relegando il compagno di squadra al 4° e dunque fuori dai piazzamenti che assegnavano gli abbuoni.
La corsa per la classifica generale è finita qui anche perchè subito dopo è iniziata la bagarre e non c’era modo di portare il gruppo compatto anche al secondo sprint intermedio posizionato già all’interno del circuito finale di Matrah: a tentare di andarsene sono stati Ten Dam (Rabobank), che di solito da il meglio di sè quando la strada sale, e il duo della Garmin composto da Vandevelde e dal vincitore dell’ultima Roubaix Van Summeren ma nulla c’è stato da fare di fronte al ritorno del gruppo tirato dalla Sky di Cavendish e dalla Project 1T4I di Kittel. Inevitabile dunque la volata ed è stato il tedesco già vincitore della tappa di Al Wadi al Kabir davanti a Sagan, che al di là dell’incidente dello sprint intermedio ha disputato un Tour of Oman di alto livello dominando la frazione di Wadi Dayqah Dam e la classifica a punti, a Farrar (Garmin), a Galimzyanov (Katusha) e Bouhanni (Fdj) con Oss (Liquigas) 6° e un Guardini (Farnese) 9° che ha raccolto l’ennesimo piazzamento ai margini della top ten, pagando forse il fatto di avere una squadra non all’altezza delle corazzate rivali in fase di preparazione della volata: peggio è andata a Cavendish che ha chiuso 14° e non ha raccolto nulla per tutta la settimana mentre l’altro grande favorito di giornata Greipel (Lotto-Belisol) non ha neppure disputato lo sprint ma può tornare in Germania soddisfatto alla luce dei due successi di tappa conquistati.
La classifica generale è dunque andata a Peter Velits con 1” su Nibali e va reso merito allo slovacco di aver conquistato il successo malgrado l’assenza di una cronometro, suo tradizionale punto di forza, mentre il siciliano può recriminare anche per i 15” persi nella tappa di Muscat Heights ma esce dal Giro dell’Oman con il successo in cima alla Green Mountain e una rinnovata consapevolezza nei propri mezzi. Sul terzo gradino del podio è salito Gallopin (RadioShack), che ha dimostrato di essere un corridore completo e non soltanto un passista veloce ed è risultato anche il miglior giovane mentre Lodewijk (Bmc) si è aggiudicato il premio per l’atleta più combattivo e la RadioShack ha avuto la meglio nella classifica a squadre.
Marco Salonna