UNA SENTENZA ORMAI AVARIATA

febbraio 7, 2012
Categoria: Approfondimenti

Si è chiuso con una sentenza di colpevolezza, dopo circa un anno e mezzo, il caso-clenbuterolo con protagonista Alberto Contador, condannato dal TAS di Losanna ad una squalifica dalle competizioni di due anni. In virtù della retroattività della pena, il madrileno tornerà alle gare nel prossimo agosto. Assegnati a tavolino ad Andy Schleck e Michele Scarponi il Tour 2010 e il Giro 2011.

Foto copertina: Alberto Contador impegnato nel Tour San Luis, pochi giorni prima della sentenza (foto Bettini)

565 giorni per giungere ad una sentenza che lascia adito a parecchi dubbi, nella sostanza e ancor più nella misura. Tanto è servito al TAS di Losanna per infliggere ad Alberto Contador una squalifica di due anni per i 50 picogrammi di clenbuterolo rinvenuti nei campioni di urina prelevati il 21 luglio 2010, secondo giorno di riposo del Tour de France che il madrileno si stava giocando sul filo dei secondi con Andy Schleck.
Dopo Alejandro Valverde, dunque, la Spagna perde anche l’altro e più illustre miracolato dell’Operacion Puerto, l’inchiesta che cinque anni e mezzo fa aveva sconvolto il ciclismo mondiale (un po’ di meno – troppo di meno secondo molti – quello iberico), a seguito di un verdetto che non fuga le perplessità su una vicenda trascinatasi in ogni caso per un tempo insensatamente lungo. I 50 picogrammi di clenbuterolo non costituiscono una ragione sufficiente per la squalifica, ma soltanto per ritenere probabile l’uso di doping. E se il principio della colpevolezza al di là di ogni ragionevole dubbio deve valere anche entro le mura di un tribunale sportivo, l’impressione è che alla fine – al di là del legittimo convincimento di ognuno circa la colpevolezza o meno di Contador – ad avere la meglio sia stata la voglia di punire un atleta da tempo circondato da parecchi sospetti.
L’ennesimo totem del ciclismo viene dunque infangato dall’onta del doping, ma lo spagnolo non è il solo ad uscire a pezzi da una vicenda che aveva ormai da tempo assunto i contorni del ridicolo. Ancor più imbarazzante risulta la posizione della sua federciclismo, clamorosamente sconfessata dopo aver di fatto graziato Contador, per la felicità di chi già da tempo vede nella federazione iberica uno dei più grossi cancri da estirpare nella lotta al doping. Non solo, ma è tutto lo sport spagnolo a veder distrutto uno dei simboli del momento magico che gli iberici sembrano vivere da alcuni anni a questa parte in svariate discipline, e sul quale aleggiano sospetti che già la misteriosa scomparsa di molti nomi dai fascicoli dell’OP, che pareva inizialmente dover coinvolgere atleti di altri settori (si parlò all’epoca di tennisti e calciatori di spicco), aveva contribuito a sollevare. Senza voler insinuare che a Madrid si annidi l’equivalente ciclistico di quello che in un recente passato fu la federazione statunitense per l’atletica leggera (per chi ignorasse il caso: oltre 100 positività insabbiate, tre delle quali riguardanti tale Carl Lewis), la tendenza della federciclismo spagnola alla protezione dei suoi atleti autorizza perlomeno a storcere il naso, e il fatto che addirittura l’ex premier Zapatero – in un momento difficile a ben altri e più seri livelli – si sia scomodato per fare pressioni sugli organi nazionali competenti affinché Contador venisse risparmiato non depone a favore.
Male ne esce l’UCI, che pareva in un primo tempo decisa a non far neppure emergere il caso, e che, una volta venuta a galla la vicenda, è riuscita anche a presentare in ritardo il proprio ricorso, causando una vergognosa dilatazione dei tempi.
Ancora peggiori, se possibile, gli effetti che la questione ha avuto e avrà sull’immagine del ciclismo presso il pubblico, che vedrà rafforzata la propria ottusa concezione della bicicletta come patria del doping, del corridore come macchina alimentata a EPO e affini. Un’immagine in realtà dovuta al fatto che – con qualche deprecabile eccezione – lo sport del pedale rientra nel ristrettissimo club delle discipline che combattono seriamente la battaglia contro il doping, laddove tante altre preferiscono chiudere più comodamente un occhio o due.
Poi, certo, viene lui, il diretto interessato. Un corridore che fino a ieri rientrava nell’esclusiva e prestigiosissima schiera di coloro che, senza potersi fregiare dello status di campionissimi, si collocavano però subito sotto. Una schiera il cui criterio di selezione, più che il palmares, è la percezione che il pubblico ha dell’atleta, il tipo di immagine e di ricordo che questi lascia al termine della carriera, l’alone del quale riesce a circondarsi. Una schiera alla quale dunque, con ogni probabilità, Contador non apparterrà più, indipendentemente da ciò che riuscirà a vincere dopo il suo ritorno alle gare.
Un ritorno peraltro piuttosto vicino, giacché i due anni di squalifica saranno retroattivi. Risultano dunque revocati i successi raccolti dal campione di Pinto negli scorsi 18 mesi, ma già dal prossimo agosto Contador potrà tornare a gareggiare, giusto in tempo per schierarsi al via della Vuelta. Un po’ come se un ladro venisse arrestato anni dopo aver compiuto una rapina e se la cavasse con la semplice restituzione della refurtiva.
I 50 bilionesimi di grammo di clenbuterolo che hanno portato ai due anni di stop per lo spagnolo (mai così severa una sentenza per una positività a tale sostanza, a dispetto del quantitativo risibile) comporteranno naturalmente una immediata riscrittura delle classifiche delle corse disputate da Contador a partire dal Tour incriminato. A sorridere – ammesso che si possa gioire di una vittoria assegnata da un tribunale – sono soprattutto Andy Schleck, che si issa in vetta alla graduatoria della Grande Boucle 2010, lasciando la seconda piazza ad un Denis Menchov che fa a sua volta spazio sul podio a Samuel Sanchez, e Michele Scarponi, che si veste idealmente di rosa a oltre 8 mesi di distanza dalla fine del Giro 2011, precedendo nel nuovo ordine d’arrivo Nibali e Gadret. Anche assumendo per certa la colpevolezza di Contador, la sua esclusione dalla classifica finale non rende comunque meno falsato l’esito di gare che lo spagnolo ha in ogni caso pesantemente condizionato con la sua sola presenza e condotta di gara. Un esempio per tutti: senza un Contador di mezzo, Nibali avrebbe tentato quell’attacco disperato nella tappa del Gardeccia in virtù del quale ha chiuso alla fine dietro a Scarponi?
Nell’impossibilità di dare una risposta a questa e a simili domande, ci teniamo la rabbia accumulata in oltre un anno di rinvii e di attesa, e soprattutto quella di aver perso tempo a versare fiumi di parole su un fantasma, un atleta che per gli albi d’oro non è esistito negli ultimi 18 mesi. Per i prossimi sei, se non altro, saremo certi di non vederlo davvero.

Matteo Novarini

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