URBINO – PORTO SANT’ELPIDIO. AL GIRO E’ GRADITO L’ABITO BIANCO

maggio 11, 2012
Categoria: News

Crono a parte, sarà la prima tappa seria del Giro 2012, una frazione segnata in rosso anche sui calendari degli appassionati. Oggi ci sarà l’annuale simposio con le strade bianche, due porzioni di polvere che sia annunciano molto impegnativi per via delle pendenze che si dovranno affrontare in quei frangenti. Chi si staccherà lassù rischierà grosso, nonostante la notevole distanza dal traguardo, perché anche dopo il traguardo riserverà ulteriori difficoltà, asfaltate ma crude…. come Montelupone.

Un tempo era l’unica moda concessa al Giro, l’abito bianco delle polverose strade delle prime epiche edizioni. Le livree più scure degli asfalti diventarono poi la norma e della “vecchia guardia” rimase solo il Gavia, proposto con il contagocce perché si pensava che certi “orpelli” non fossero più graditi. Invece non era così e lo si è scoperto in tempi recenti quando Carmine Castellano, al momento di lasciare la stanza dei bottoni del Giro a Zomegnan, ha visto esaudito da questi l’ultimo suo sogno, quello di rivedere lo sterrato al Giro – nel frattempo anche il gigante bresciano si era rifatto il look – nella fattispecie quello del Colle delle Finestre. È stato il riaccendersi di un amore sopito, tutti hanno apprezzato la decisione e, infatti, negli anni a venire sono entrare nel tracciato del Giro altre strade simili. Il Finestre ha, infatti, tirato la “volata” prima al Catria e al Plan de Corones, poi alle strade bianche del senese e dell’orvietano e, con l’eccezione dell’edizione del centenario, in tutti gli ultimi giri è stata riservata ai corridori una razione di pane e polvere. Chi temeva che il nuovo avvicendarsi ai vertici del Giro (da quest’anno la responsabilità è passata sulle spalle di Michele Acquarone) avesse spazzato via questa ventata di polvere dovrà ricredersi poiché anche quest’anno ci sarà lo sterrato, seppure in una versione riveduta e corretta. Dodici mesi fa, infatti, dopo la tappa di Orvieto alti lai arrivarono al cielo (in particolare da Di Luca, che rischiò anche la fantozziana “bersagliera”) per la scelta di un percorso che proponeva tratti bianchi anche in discesa, planate dal sapore antico che mal si sposavano con i mezzi tecnici d’oggi e che, invece, meglio erano guidabili con le bici d’antan. Così stavolta si è preferito evitare problemi del genere inserendo due ascese “bianche” solo nel verso della salita, asperità che con la sola verticale saranno ugualmente in grado di far molto male. Poco importa che il tracciato le penalizzi apparentemente, collocandole a quasi 80 Km dall’arrivo di una tappa decisamente frastagliata. Usciti dall’”Inferno delle Marche” ci sarà un lungo tratto di strada facile che, se da un lato favorirà i recuperi, dall’altro consentirà a chi si sarà trovato in testa con qualche avversario in svantaggio di imprimere un ritmo che acuisca la selezione. Le fatiche patite, poi, potrebbero presentare il conto al momento di tornare a pedalare all’insù. Le salite saranno, infatti, un ingrediente diffuso di questa sesta tappa che, tra facili e impegnative, ne proporrà ben 11, accumulando un dislivello di poco inferiore ai 2300 metri.
In una tappa ricca di difficoltà altimetriche la partenza sarà in discesa, muovendo dal colle di Urbino, un’altra perla che compone il diadema dei patrimoni UNESCO “made in Italy”, mondialmente celebre per il suo Palazzo Ducale ma che presenta altri monumenti di prestigio come il Duomo dell’Assunta, l’oratorio di San Giovanni Battista e, fuori città, la chiesa di San Bernardino degli Zoccolanti.
Planati su Fossombrone, centro dominato dai resti della Rocca Malatestiana eretta da Francesco di Giorgio Martini sulle prime pendici del Monte delle Cesane, si attraverserà il corso del Metauro portandosi poi ai piedi della prima salita; ne sarà meta Fratte Rosa, piccolo centro unito da affinità elettiva al Giro (il nome è un riferimento alla tipica colorazione dei mattoni degli edifici) e fornito di bei panorami sul Monte Catria che si possono godere dal punto dove, affrontate pendenze fino all’11%, terminerà la salita e presso il quale si trova il convento di Santa Vittoria, fondato da San Francesco d’Assisi nel 1216.
Scesi nella valle del Cesano, si entrerà nel territorio della provincia di Ancona lanciandosi in un tratto a morbidi “mangia e bevi” lungo una quindicina di chilometri che debutterà non lontano dalla piccola area archeologica di Suasa Senonum, resti di una città romana abbandonata nel VI secolo d.C. in seguito alla guerra greco – gotica.
Al successivo passaggio di fiume, stavolta il Misa, il tracciato tornerà a farsi più accidentato e si affronterà la comunque pedalabile salita verso i borghi di Serra de’ Conti e Montecarotto, entrambi ancora cinti da mura. Scesi nella valle dell’Esino, dove si lambirà la romanica abbazia di Santa Maria delle Moie, inizierà la fase centrale di questa frazione, i quasi 60 Km nei quali si andranno a superare le quattro salite che più risaltano sull’altimetria di giornata. Le prime due, anche queste abbastanza pedalabili, snodandosi attraverso le terre di produzione del Verdicchio condurranno il gruppo nelle località di villeggiatura di Staffolo e di Cingoli. Quest’ultima è la più interessante, sia sotto l’aspetto artistico – pur non presentando monumenti di particolare pregio – sia, soprattutto, per le amplissime viste che offre e che le hanno meritato il soprannome di “Balcone delle Marche”. I “girini” avranno solo il tempo per gettare una fugace occhiata ai panorami circostanti perché, adesso, la temperatura agonistica comincerà a salire. Conclusa la discesa su San Severino Marche (centro meritevole di una sosta, almeno per una passeggiata nella centralissima Piazza del Popolo) e affrontati 8 Km di strada scorrevole sul fondovalle del Potenza, verrà il momento di fare i conti con le due salite sterrate, che s’incontreranno una di seguito all’altra. La prima si presenta come la più ardua, non solo per il fondo – comunque molto bello – ma anche per i 2,6 Km al 14,8% di media (la massima è del 20%) che condurranno alla Madonnella, crocevia di strada bianche situato ai piedi di Pitino, crocchio di case nobilitato dai resti di un castello duecentesco. Discesa breve e intesa e subito si riprenderà a salire per rimontare il Passo della Cappella, tetto della tappa dall’alto dei suoi 772 metri. Sia i dati complessivi (6,6 Km al 6,1%), sia il fatto che capo e coda saranno asfaltati (per un totale di circa 3,5 km) tenderebbero a farla apparire meno dura della precedente, ma riserverà un’amara sorpresa a chi non ne avrà studiate anzitempo le caratteristiche poiché il tratto più duro, lungo 1800 metri, presenterà una pendenza del 10,7% e sventagliate sino al 14,3%.
L’uscita da questa delicatissima fase di gara avverrà con una veloce discesa che ricondurrà nella valle del Potenza passando per Treia, centro iscritto al club dei “borghi più belli d’Italia” e conosciuto agli appassionati di folclore per la “disfida del bracciale”, manifestazione che si tiene in agosto e che rievoca l’antico gioco del pallone col bracciale, lo sport più popolare d’Italia prima dell’avvento del calcio, al quale Giacomo Leopardi, che era originario di queste terre, dedicò la canzone “A un vincitore nel pallone” (il vincitore “titolare” era uno dei VIP sportivi dell’epoca, Carlo Didimi).
Lo scenario cambierà poi radicalmente poiché, tornati sul piano, si pedalerà per una ventina buona di chilometri sul “velluto” di una strada di fondovalle perennemente tracciata in lieve discesa, con le elevazioni chiamate ora a far da quinta, da una parte le colline del maceratese, dall’altra quelle che fanno corona all’ermo colle di Recanati. Alla fine di questa “pacchia” le note torneranno, però, a suonar dolenti poiché ci si troverà a fare i conti con la salita di Montelupone. Non sarà affrontato l’arcigno muro lanciato alla Tirreno-Adriatico del 2008 e poi riproposto anche l’anno successivo (evento dal quale è scaturito il gemellaggio di questo comune con Huy), perché si salirà da una strada parallela più dolce ma comunque esibizionista nelle pendenze. Chi non avrà ancora digerito gli sterrati precedenti rischierà qui la botta di grazia, anche perché subito dopo ci sarà un’altra salita da affrontare andavo verso Montecosaro, dove si giungerà dopo aver attraversato una piccola frazione chiamata Madonna del Pianto. Ironia della sorte, da queste parti qualcuno potrebbe per davvero piangere o, quanto meno, mordersi le mani perché perdere un Giro nel quale si contava di far bene a cronometro o in montagna è un conto, ma vederselo scappare di mano in una frazione come questa fa ancora più male. Di certo chi, a questo punto, sarà nuovamente staccato difficilmente riuscirà rientrare poiché il traguardo oramai incalza e un’ultima difficoltà si para all’orizzonte. Da Montecosaro si scenderà, infatti, in riva all’Adriatico ma dopo pochi chilometri ce ne discosterà per dare l’assalto alla vecchia città madre di Sant’Elpidio a Mare. E’ la più facile tra la dozzina di asperità previste, ma alle soglie dei 200 Km e con tutto quello affrontato in precedenza, potrebbero qui scaturire dei tentativi a sorpresa, volti al successo di tappa ma non solo. Col successivo tuffo verso le acque di Porto Sant’Elpidio, in una plaga nota per le sue aziende calzaturiere, ci sarà davvero la possibilità di farle, a qualcuno, le scarpe.

I VALICHI DELLA TAPPA

Passo della Cappella (772 m). Non segnalato sul testo di riferimento “Valichi stradali d’Italia” (Georges Rossini, Ediciclo), è valicato da una strada asfaltata che mette in comunicazione la località di Colcerasa (Cingoli) con Treia. Sull’atlante stradale del T.C.I. è segnalata solo la strada che sale da Treia. Il versante che affronteranno i “girini” sale da sud e confluisce sul versante di Colcerasa circa 1,5 Km prima del valico.

Sella di Treia. Coincide con l’omonimo abitato. Non segnalata sul testo di riferimento “Valichi stradali d’Italia” che, invece, segnala il Passo di Treia (corrispondente con l’omonima frazione, sulla statale di fondovalle).

Mauro Facoltosi

VARIAZIONI PERCORSO
Modificato in due punti il tracciato della sesta frazione.
Innanzitutto non si affronterà la prima delle due salite sterrate, quella di Pitino (che però potete ammirare nella foto di copertina), tolta dal percorso per questioni di sicurezza. Il Passo della Cappella rimarrà, tra l’altro divenendo più impegnativo perchè la variazione comporterà prendere l’ascesa più in basso, affrontando un tratto originariamente non previsto e che presenta pendenze impegnative.
Infine, per “rimpolpare” il percorso in seguito al taglio del Pitino gli organizzatori hanno ridisegnato i chilometri finali, più tormentati rispetto all’idea originaria e resi duri dalla presenza di un muro inedito, quello di Montegranaro (1,2 Km al 13,8% medio, con punta del 18%), sul quale si scollinerà a circa 35 Km dall’arrivo

FOTOGALLERY

Foto copertina: la salita della Madonnella di Pitino (google maps)

Urbino, San Bernardino degli Zoccolanti (panoramio)

Urbino, San Bernardino degli Zoccolanti (panoramio)

L’anfiteatro di Suasa Senonum (panoramio)

L’anfiteatro di Suasa Senonum (panoramio)

Abbazia di Santa Maria delle Moie (panoramio)

Abbazia di Santa Maria delle Moie (panoramio)

Cingoli, il Balcone delle Marche (www.magoranch.com)

Cingoli, il Balcone delle Marche (www.magoranch.com)

San Severino Marche, Piazza del Popolo (www.moreve.it)

San Severino Marche, Piazza del Popolo (www.moreve.it)

Pitino (www.qsl.net)

Pitino (www.qsl.net)

Montelupone (www.paesionline.it)

Montelupone (www.paesionline.it)

La spiaggia di Porto SantElpidio (panoramio)

La spiaggia di Porto Sant'Elpidio (panoramio)

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