ANNO CHE VIENI, ANNO CHE VAI: LE CLASSICHE

gennaio 16, 2012
Categoria: Approfondimenti

Con la stagione 2012 ormai alle porte, gettiamo un ultimo sguardo all’anno passato, prima di proiettarci verso ciò che potrebbe riservare quello nuovo. Al centro della nostra analisi questa volta le corse di un giorno, dominate nel 2011 da Philippe Gilbert, cui è sfuggito solo il titolo mondiale, finito nelle mani di Mark Cavendish. Grande deluso Fabian Cancellara, spesso piazzato ma incapace di cogliere il grande successo, di cui andrà dunque in caccia nei prossimi mesi.

Foto copertina: Philippe Gilbert solo al comando; è stato lui il re delle classiche 2011 (foto Elmar Krings)

Sarà probabilmente avaro di riconferme il 2012 delle classiche. Larga parte dei protagonisti più attesi – di fatto tutti tranne Philippe Gilbert e Mark Cavendish – saranno infatti chiamati nella prossima stagione a riscattare un 2011 privo o quasi di soddisfazioni, che ha visto molti degli appuntamenti chiave finire nelle mani di atleti di non eccelso blasone. Se l’anno di nascita (1986) e il 2° posto al Mondiale danese obbligano infatti ad una certa prudenza nel considerare la Sanremo di Matthew Goss come un exploit estemporaneo, è infatti difficile ipotizzare per Nick Nuyens, Johan Vansummeren e Oliver Zaugg – corridori tra il buono e l’ottimo che fino alla stagione scorsa non vantavano però dei palmares particolarmente ricchi – dei bis a Fiandre, Roubaix e Lombardia, peraltro conquistati con pieno merito.
A presentarsi al via delle grandi classiche primaverili da favoriti saranno quasi certamente (leggasi: a meno di incidenti che ne compromettano le condizioni fisiche) Fabian Cancellara, ancora uomo da battere sul pavé, e Philippe Gilbert, che affronterà ben 3 classiche della ex Coppa del Mondo più la Freccia Vallone da vincitore uscente. Più che sulle difese dei titoli – se ci viene concessa l’espressione pugilistica -, e senza dimenticare i già sfiorati Giro delle Fiandre e Milano – Sanremo, già sfiorati, la stagione del fuoriclasse di Verviers sarà probabilmente incentrata soprattutto sulla conquista dell’alloro iridato, ciliegina mancata sulla comunque favolosa torta del suo 2011, sfuggita peraltro più per questioni di percorso che di gambe. Il tracciato olandese su cui si disputeranno i Campionati del Mondo appare assai più adatto alle caratteristiche del neo-alfiere BMC rispetto a quello di Copenaghen, e, qualora si presentasse all’appuntamento clou nella condizione ideale, risulterebbe piuttosto difficile pensare ad un vincitore diverso. E se è vero che i galloni di favorito quasi mai rappresentano un vantaggio, è altrettanto innegabile che nella passata stagione Gilbert ha più volte vestito gli scomodi panni dell’uomo faro senza che la cosa ne pregiudicasse il risultato.
Se il vallone potrà perlomeno godere della tranquillità e della sicurezza di chi è reduce da un’annata trionfale, Cancellara si presenterà invece sulle pietre dopo un 2011 che sarebbe eccellente per qualsiasi altro corridore (2° a Sanremo e Roubaix, 3° al Fiandre), ma deludente per chi è abituato ad alzare le braccia con la regolarità di Spartacus. Se alle tre vittorie sfumate in primavera, almeno un paio delle quali in maniera piuttosto clamorosa (in primis il Fiandre, in cui sciupò un abbondante vantaggio, in parte la Roubaix, persa per mano di un Vansummeren probabilmente sottovalutato, e che è a lungo parso destinato ad essere fagocitato dai big), si aggiunge poi la lunga serie di sconfitte patite per mano di Tony Martin nelle prove a cronometro, al Tour e soprattutto al Mondiale, ecco che il 2012 assume per lo svizzero i contorni dell’anno in cui andare a caccia di rivincita.
Da valutare, sempre in chiave classiche di primavera, quale potrà essere l’incidenza delle traumatiche modifiche apportate al tracciato del Giro delle Fiandre, che abbandonerà il tradizionale finale con Grammont e Bosberg a favore dell’accoppiata Oude Kwaremont – Paterberg. Difficile dire a priori chi possa trarre vantaggio dalla novità, anche se la sensazione è che il nuovo epilogo possa risultare meno selettivo rispetto al precedente.
Di segno opposto dovrebbero invece essere i cambiamenti nel percorso della Milano – Sanremo, ancora allo studio, che dovrebbero però portare all’inserimento di una nuova asperità, che farebbe ulteriormente calare le quotazioni dei velocisti puri, già colpite dall’aggiunta delle Manie ai classici Poggio e Cipressa. Se così fosse, gli sprinter, che non potranno più godere di un tracciato mondiale su misura, si troverebbero privati anche della classica monumento a loro più adatta (addirittura l’unica per chi non mastica pavé), vedendosi costretti ad incentrare la loro stagione sui grandi giri e – soprattutto – sui Giochi Olimpici, dove Mark Cavendish tenterà di regalare ai padroni di casa la medaglia più pregiata all’indomani della cerimonia inaugurale, su un percorso che si preannuncia decisamente amico.
Nell’impossibilità di indicare, a stagione di fatto non ancora avviata, qualche nome da sorvegliare che esuli dai soliti noti, è giusto spendere due parole sul ciclismo italiano, che ha vissuto nel 2011 una stagione da dimenticare, a dispetto del promettente inizio, con quattro azzurri tra gli otto atleti giunti a giocarsi la Milano – Sanremo (uno dei quali – Scarponi – dopo uno sfiancante inseguimento solitario, senza il quale avrebbe potuto forse raccogliere qualcosa di più di un buon piazzamento). Dopo una campagna delle pietre con il solo Ballan ad alti livelli, il tricolore è sparito dalle zone che contano delle classifiche sulle Ardenne, per non ritornarvi di fatto fino al secondo posto di Marcato alla Parigi – Tours, piegato solo da Van Avermaet. Nemmeno il conclusivo Giro di Lombardia ha riportato il sorriso al ciclismo azzurro, che su è visto escludere dal podio da Zaugg, Daniel Martin e Purito Rodriguez, malgrado una buona prova collettiva.
Se per il 2012 le carte da giocarsi per le grandi classiche saranno più o meno lo stesse, non altrettanto si può dire per il Campionato del Mondo, dove i velocisti avranno ben poco da dire (affermazione che, restringendo il discorso agli azzurri, sarebbe peraltro a posteriori vera anche per Copenaghen). Malgrado le esclusioni forzate di Basso e Rebellin – che a dispetto dell’età è stato il più pimpante dei nostri nella stagione passata su percorsi vallonati –, dovute alle brillanti iniziative di Di Rocco & co. (su cui evitiamo di pronunciarci in negativo per l’ennesima volta), è facile ipotizzare un’Italia a più punte, in mancanza di un nome capace sulla carta di tener testa a Gilbert e non solo. Difficile, ovviamente, immaginare ora una formazione; Bettini potrebbe però trovare di qualche conforto la consapevolezza che sarà molto complicato fare peggio dell’anno passato.

Matteo Novarini

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