UNA VUELTA ANTICRISI, DECISAMENTE

gennaio 14, 2012
Categoria: News

Ci si attendeva una Vuelta meno impegnativa, sulla falsariga dei “tagli” operati da Giro e Tour, o quantomeno un percorso tarato sugli standard delle ultime edizioni. Invece gli organizzatori della corsa iberica hanno esagerato, “impastando” per il 2012 una Vuelta infarcita di colli, in particolare di arrivi in quota. Se ne dovranno affrontare ben nove e gli scalatori andranno letteralmente a nozze, favoriti anche dalla presenza di una solo crono individuale neanche tanto piatta.

Foto copertina: l’inedita arrampicata al Cuitu Negru (acnbblog2012.wordpress.com)

In fondo all’articolo la planimetria della Vuelta 2012 (www.lavuelta.com)

Tagli di qua, tagli di là. Sembrava che le grandi corse a tappe fossero entrate in una fase decisamente calante, quasi conformandosi al periodo di crisi generale che attanaglia il mondo, con il Giro e il Tour presentati all’appello della stagione 2012 con tracciati ridimensionati nelle salite rispetto agli ultimi anni. Invece, la Spagna è divenuta la classica voce fuori dal coro e, andando contro l’andazzo generale, ha addirittura rincarato la dose. La prossima edizione della Vuelta di Spagna, presentata negli scorsi giorni, proporrà qualcosa come nove arrivi in salita (contando anche Arrate ammonterebbero a dieci), uno in più rispetto al tracciato disegnato da Zomegnan per l’ultimo Giro e che per questo aveva suscitato qualche malumore. Poco importa che le tappe di montagna, esaminate una per una, non abbiamo la “caratura” di frazioni come quella che il Giro proporrà tra Falzes e Cortina o la cavalcata pirenaica di Luchon al Tour. L’unione di tutto e il fatto che i partecipanti saranno in sella sin dai primi mesi dell’anno renderanno la 67a edizione della Vuelta come una delle più dure e massacranti della storia. È proprio alla luce di quest’aspetto che Javier Guillén, “gran mossiere” della corsa spagnola, ha operato un ritocco alle distanze giornaliere, al punto che nessuna delle 21 frazioni previste supererà il tetto dei 200 Km (fatto finora verificatosi solo due volte, nel 2000 e nel 2004), anche se non sarà quella di quest’anno la più breve tra le “Vuelte” fin qui disputate.
Il taglio più netto e che per primo balza all’occhio sarà, però, geografico perché la prossima edizione si disputerà tutta nel nord della penisola iberica, tagliando il meridione della Spagna e toccando il punto più basso a Madrid. Al momento s’ignorano le motivazioni di tale scelta e sulle pagine dei forum i tifosi si sono sbizzarriti accennando chi alla crisi, chi al clima torrido delle regioni meridionali (va fatto notare che, dallo scorso anno, la Vuelta è stata anticipata di una settimana, spostando la partenza dalla fine del mese al primo week-end dopo Ferragosto). L’ipotesi più plausibile farebbe, però, riferimento alla scelta di organizzare quattro durissime tappe alle Canarie, inizialmente progettate per l’edizione 2012 ma poi rinviate di un anno a causa della partenza assoluta da Pamplona, nel nord della nazione: si è preferito, dunque, evitare troppi trasferimenti e si prospetta, a questo punto, una Vuelta 2013 esattamente opposta a questa, con tante tappe al sud, dove le salite pure non mancano (Sierra Nevada, Pandera, Calar Alto, Aitana, eccetera).
Scendiamo ora nei dettagli della gara che scatterà sabato 18 agosto dal capoluogo della Navarra con una veloce cronosquadre di 16 Km, prima delle due prove contro il tempo previste. Prima tappa in linea destinata ai velocisti (traguardo a Viana) poi il terzo giorno di gara proporrà già un finale impegnativo, con l’arrivo ad Arrate preceduto di una manciata di chilometri dall’omonimo “alto”, salita breve ma impegnativa, conosciuta grazie ai frequenti passaggi del Giro dei Paesi Baschi. Seguirà a ruota il primo arrivo in salita “pieno”, previsto nella stazione invernale di Valdezcaray, dopo quasi 16 Km d’ascesa al 4,6% e una media dell’8,5% negli ultimi 4 Km. Dopo la tappa-kermesse di Logroño (facile circuito di una quarantina di chilometri da ripetere quattro volte) il gruppo si avvicinerà alla catena pirenaica, dove la cittadina di Jaca ospiterà un finale in ascesa più favorevole ai “finisseur” che agli scalatori. Volata certa l’indomani ad Alcañiz, dove la tappa si concluderà sul circuito motoristico Motorland Aragón, ventiquattrore prima di affrontare il tappone pirenaico andorrano. Due le ascese previste, ma le attenzioni di tutti saranno focalizzate sull’impegnativa a salita finale alla Collada de la Gallina, succulenta novità dell’edizione 2012.
Dopo la tappa di Barcellona, molto simile nelle caratteristiche a quella vinta dal norvegese Thor Hushovd al Tour del 2009 (e, dunque, tarata sulle misure degli sprinter), il gruppo osserverà la prima giornata di riposo compiendo il lungo trasferimento aereo dalle sponde del Mediterraneo e quelle ventose dell’Oceano Atlantico. Lasciata la Catalogna si ripartirà, infatti, dalla Galizia dove si disputeranno ben quattro frazioni, quasi certamente infastidite dai forti venti che spazzano quelle lande e che daranno sicuramente filo da torcere alle squadre dei velocisti impegnati nella preparazione delle volate di Sanxenxo e Ferrol. In mezzo a queste due frazioni se ne disputeranno altrettante più succulente, l’unica cronometro individuale (40 Km tra Cambados e Pontevedra, con una salita a metà strada) e la tappa con arrivo al Mirador de Ézaro, muro di 2000 metri netti al 12,7% di pendenza media.
La citata tappa di Ferrol costituirà anche una sorta d’anticamera dei tre giorni di passione che si vivranno tra la comunità della Castilla y León e il principato delle Asturie, tradizionale palestra per grimpeur di razza. Si comincerà con l’impegnativa scalata all’Ancares, passo affrontato per la prima volta nella scorsa edizione, nella tappa di Ponferrada: stavolta avrà un ruolo da primattore poiché i suoi 17 km al 6,8% (ultimi 6 Km al 9,8%) costituiranno il quarto arrivo in salita. Il giorno dopo toccherà ad un classico, l’approdo ai Laghi di Covadonga (14,2 Km al 7,4%) che saranno traguardo di tappa per la 18a volta in 29 anni. Un finale consolidato, dunque, ma che quasi sfigurerà al confronto con quanto proporrà, l’indomani, l’inedito approdo sul Cuitu Negru, che molti hanno già paragonato al Plan de Corones. In effetti, dei punti di contatto con l’arrampicata dolomitica ci sono (è la prosecuzione di un noto passo – in questo caso il Pajares – e presenta pendenze molto elevate nel finale sterrato, anche se si vocifera che sugli ultimi 2000 metri sarà stesso un manto d’asfalto), ma il monte asturiano è assai più esigente sia per la maggior lunghezza del tratto sterrato (quasi 7 Km), sia per la lunghezza complessiva dell’ascesa, che misura quasi 20 Km e presenta una pendenza media complessiva del 6,8%.
A questo punto interverrà a spezzare le fatiche la seconda, sacrosanta giornata di riposo, oltremodo necessaria perché quando ci si rimetterà in sella sarà per affrontare un’altra tappa di montagna. Fortunatamente la lunghissima ascesa verso il traguardo di Fuente Dé non è per nulla impegnativa, abbastanza simile a quella di Macugnaga affrontata al Giro del 2011.
Due giornate tranquille e riservate ai velocisti rimasti in gara (finali a Valladolid e La Lastrilla) serviranno per ritemprarsi fisicamente e mentalmente in vista del gran finale, rappresentato dal ritorno sulla Bola del Mundo, la cima più alta di questa Vuelta (arrivo a 2252 metri, pendenze fino al 19% sul finale cementato), la stessa che consacrò la vittoria di Vincenzo Nibali nel 2010. Come due anni fa, questa sarà la penultima frazione della corsa spagnola, che poche ore più tardi consumerà il suo ultimo atto tra Cercedilla e Madrid, classica passerella a uso e consumo dei velocisti.

Mauro Facoltosi

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