VERONA: UNO PIU’ UNO FA MILLE
Sarà un autentico spettacolo la prima tappa italiana del Giro partito dalla Danimarca. L’addizione tra gli splendori di Verona e la cronometro collettiva, la più spettacolare delle prove contro il tempo, farà nascere una delle prove più gratificanti per l’occhio dell’appassionato, che salterà dal gioco dei cambi ai monumenti di una città che si è meritata a pieno titolo l’iscrizione nella lista dei patrimoni dell’umanità.
La matematica non è un’opinione, ma il pomeriggio del 9 maggio 2011 l’addizione tra le bellezze di Verona e una delle prove più spettacolari del ciclismo darà vita non a una semplice somma, ma a uno spettacolo da “mille luci”, da non perdere. Le prove contro il tempo sono, per la loro particolare natura, gare piuttosto noiose, col procedere dei corridori singolarmente e il lento snocciolare di tempi e distacchi, ma se la tenzone è collettiva tutto cambia. La “danza” dei cambi in testa alle formazioni è un vero e proprio spettacolo e, coadiuvata dalle bellezze della città di Giulietta e Romeo, è in grado di vincere la noia, anche se molte squadre quasi affrontano controvoglia questo tipo di prova. Se da una parte c’è l’interesse degli sponsor, coinvolti in una sorta di prolungato spot-passerella, dall’altra c’è una sorta di ostracismo, condiviso anche da diversi tifosi, verso una gara ritenuta anacronistica all’interno di una corsa individuale. Lamentele giustissime, poiché è capitato in passato che la vittoria finale di diversi campioni sia stata pregiudicata da una cronosquadre disastrosa. Gli organizzatori del Giro hanno capito bene la lezione e, dopo un depennamento quasi ventennale, hanno reintrodotto questa prova in un formato meno invasivo – lontano dai chilometraggi “strong” di un tempo e che è stato poi copiato anche dal Tour e dalla Vuelta – che l’ha quasi ridotta al rango di una passerella delle formazioni che si daranno battaglia sulle strade della corsa rosa. È anche per questo motivo che il Giro l’ha rilanciata come tappa d’apertura o, come avverrà quest’anno, come prima frazione italiana, proponendo il classico metodo di rilevamento dei tempi di gara, presi sul quinto corridore di ciascuna formazione. Niente distacchi “calmierati” dunque, ovvero l’astruso sistema escogitato al Tour di qualche anno fa e che prevedeva di assegnare distacchi prefissati in base al piazzamento (ma non ai corridori staccatisi dalle singole formazioni) e che, di fatto, vanificava la distanza percorsa poiché non ci sarebbe stata nessuna differenza tra una cronosquadre di 70 Km e una lunga appena 1000 metri.
Scendendo nel dettaglio della prova veronese, è vero che questa sarà una spettacolare passerella ma non si dovrà comunque considerarla come tale. Seppur pochi, in quei 32 Km incappare in una giornata storta, complice un tracciato pianeggiante e poco sinuoso che favorirà le formazioni dotate di almeno due – tre passisti, potrebbe comportare un passivo elevato, ben superiore al minuto di ritardo. In vista di questa tappa e alla luce di questo rischio, potrebbe essere utile a molte squadre rileggere l’ordine d’arrivo della cronosquadre di Venezia del Giro del Centenario, vinta dal Team Columbia – High Road a 56,335 Km/h (sulla distanza di 20,5 Km), che vide otto delle ventidue formazioni in gara terminare la tappa con oltre un minuto di ritardo e diverse altre squadre sfiorare questo distacco.
Come a Venezia, anche a Verona ci sarà da tenere in conto l’insidia del vento, poiché il tracciato si manterrà spesso in vista del corso dell’Adige e, come si sa, i tratti rivieraschi sono sovente soggetti alle folate a causa della presenza di ampi spazi aperti privi di ostacoli.
La rampa di lancio della prima tappa italiana del Giro 2012 sarà collocata nel cuore di Verona, in Piazza Bra, all’ombra dell’Arena, al cui interno si sono concluse quattro storiche cronometro della corsa rosa, frazioni denotate da un netto predominio dei corridori scandinavi (vittoria del danese Ritter nel 1967, del norvegese Knudsen nel 1981 e dello svedese Larsson nel 2010) sul quale svetta, però, l’affermazione di Francesco Moser nel 1984, successo che gli permise di togliere la maglia rosa a Fignon e di imporsi nel suo primo e unico Giro d’Italia.
I primi 600 metri saranno i meno scorrevoli del tracciato (strada stretta, fondo in sampietrini) e si concluderanno col passaggio sull’Adige mediante il più spettacolare dei ponti veronesi, lo Scaligero, parte integrante delle fortificazioni del vicino Castelvecchio, una delle tante perle di questa città che dal 2000 è iscritta nell’elenco dei Patrimoni dell’Umanità, pregiatissima lista che l’UNESCO ha cominciato a stilare nel 1972 e compirà 40 anni proprio nel 2012, occasione nella quale il Giro toccherà altre perle della nostra nazione che hanno ricevuto quest’onore.
Lasciato il porfido, i successi 8 Km si trascorreranno costantemente in riva all’Adige, dapprima costeggiando il Borgo Trento, vasto e moderno quartiere sorto nel XIX secolo all’interno della prima delle due anse che il fiume compie nell’attraversare Verona e nel quale fu costruito l’arsenale Franz Josef I, voluto dal famoso feldmaresciallo Radetzky e integrato nel sistema difensivo noto come Quadrilatero.
Usciti dalla città e giunti nella frazione di Parona il percorso della crono farà l’ingresso nella pianura terrazzata che costituisce la base della celebre Valpolicella, territorio che include anche le tre valli dei torrenti che scendono dai monti Lessini e che è notoriamente famoso per la viticoltura. I vigneti della zona, conosciuti in particolare per l’Amarone, furono coltivati sin dall’epoca degli antichi romani, che sfruttavano questa terra anche per l’estrazione del marmo rosso di Verona, il cui coloro ancora oggi ammanta i principali monumenti cittadini.
Lasciata sulla destra la strada per Pedemonte (da vedere Villa Boccoli, progettata dal Palladio), in località Nassar, trascorsi 9,4 Km dalla partenza, saranno presi i primi tempi di gara e poi ci si discosterà dal corso dell’Adige, che tornerà a far compagnia ai “girini” tra una dozzina di chilometri. In questo interludio si andrà a superare il tratto più impegnativo sotto l’aspetto altimetrico, uno strappetto di circa 800 metri (media del 5% circa) che culmina nel centro di Corrubbio, piccola frazione di San Pietro in Cariano presso la quale si trova il complesso romanico di San Martino, che conserva affreschi del XIV secolo attribuiti al cosiddetto “Maestro Cicogna”. Scesi ad imboccare l’ex statale del Brennero, in un tratto declassato a provinciale, e lambito il centro di Pescantina si farà ritorno alla località Nassar, dove nuovamente i cronometristi registreranno tempi e distacchi. A questo punto mancheranno 11,4 Km all’arrivo, tratto conclusivo che debutterà sullo stesso lungadige percorso all’andata, diviso in due corsie di marcia. Stavolta il passaggio di sponda avverrà sul Ponte Catena, il cui nome ricorda il periodo dei dazi, quando una catena sbarrava il corso del fiume, costituendo una dogana per le barche che entravano in città da nord. Questo passaggio introdurrà le formazioni nel quartiere di San Zeno, gravitante attorno alla celebre basilica omonima, nel quale si prenderà a costeggiare per poco più di 2 Km la cinta muraria di Verona, uno dei più importanti complessi fortificati esistenti (ben cinque cinte furono innalzate in epoche differenti, dai tempi dell’Impero Romano sino al periodo della dominazione austriaca), che sarà abbandonato all’altezza di Porta Nuova. Qui, già superato il moderno arco dell’ultimo chilometro, si andrà ad imboccare il rettilineo sul quale si chiusero i mondiali del 1999 e del 2004. Transitati sul traguardo che, in entrambe le occasioni, ha visto sfrecciare per primo lo spagnolo Freire, di lì a breve si tornerà in Piazza Bra per andare a tagliare anche il traguardo rosa, il primo a tinte tricolori del Giro scattato dalla Danimarca.
VARIAZIONI PERCORSO
Leggermente modificato il percorso della cronosquadre, a partire dal via che avverrà nel piazzale antistante la basilica di San Zeno (mentre è confermata Piazza Bra come sede d’arrivo). Inoltre è stata introdotta la facilissima salita di Castelrotto poco prima di metà tappa, praticamente la prosecuzione dello strappo di Corrubio. Rasentato San Pietro in Cariano le formazioni faranno poi ritorno alla località Nassar, dove ci si riallaccerà al tracciato originario, tagliando il passaggio nella periferia di Pescantina. Il percorso così modificato è più lungo di 1 Km rispetto a quello annunciato lo scorso autunno.
Mauro Facoltosi
FOTOGALLERY
Foto copertina: Piazza Bra e l’arena di Verona (www.bed-breakfast-italy.com)