HORSENS – E COPPI DIVENTO’ “BAKKE”
Dopo le ventose coste del Mare del Nord, già “assaggiate” nel corso della tappa di Middelburg nel 2010, e il “Capo Nord targato rosa” oggi il Giro andrà alla scoperta della Cima Coppi danese. Nulla di trascendentale in vista, però, perché le difficoltà di gara saranno poche e molto lasche e anche questa frazione sarà pane per i denti dei velocisti.
Non si è fatto mancare niente il Giro nei tre giorni danesi. Prima la crono, poi il vento e il mare e adesso anche la scalata a una delle vette più alte della nazione scandinava, la locale “Cima Coppi”. Ma sarebbe più giusto parlare di “bakke”, il termine indigeno che corrisponde al nostro collina, perché appena 159 saranno i metri di quota che si raggiungeranno rimontando sull’Ejer Bavnehøj, l’unica reale difficoltà della terza frazione, come la precedente destinata ai velocisti. L’ascesa è molto facile e stavolta gli sprinter non potranno appigliarsi a scusanti se dovessero fallire l’obiettivo, sia perché i tratti più esposti saranno pochissimi e limitati ai chilometri iniziali, sia perché il portale dell’arrivo dovrà essere varcato ben tre volte. L’intera frazione, un pelo più mossa rispetto a quella di Herning per quanto riguarda l’altimetria, planimetricamente si presenterà incardinata su ben tre circuiti differenti, uno iniziale di una cinquantina di chilometri, uno centrale di 93 Km e un anello cittadino conclusivo, quello che comporterà i tre passaggi finali e che offrirà, dunque, tutto il tempo di prendere le misure del rettilineo d’arrivo. Bassissimo, dunque, il rischio di incappare in ventagli, anche se le folate potrebbero comunque influire sulla volata poiché la tappa si concluderà in vista del porto di Horsens, uno dei principali della penisola dello Jutland, aperto sull’omonimo fiordo posto in comunicazione con il Kattegat, uno degli stretti che collegano il Mare del Nord con il Mar Baltico.
Lasciato il raduno di partenza, il gruppo muoverà verso sud lambendo la costa in due occasioni, giusto il tempo di una “toccata e fuga”, all’altezza di due piccole baie. Raggiunto il centro di Juelsminde, si effettuerà una sorta di “giro di boa” per tornare a Horsens seguendo un itinerario più interno e movimentato, andando a superare modestissimi dislivelli, come quello che porterà a scollinare ai 92 metri della località Klejs. In questo contesto si pedalerà con il contorno di vasti campi e d’impercettibili colline, che però celano al loro interno delle sorprese – che il percorso di questa frazione eviterà accuratamente – come il muro della Purhøjvej, strada che per 300 metri si impenna fino al 20%. Sorprese mica tanto, a dire il vero, perché di salite in Danimarca ce ne sono parecchie e talvolta aspre come quelle citata. Per rendersene conto basta semplicemente dare un occhio alla “bibbia” delle salite danesi, il sito www.climbs.dk, che ne ha prese in esame una quantità enorme: tra i numerosi c’è anche una “Tour de France bakken” che fa ben sperare perché allora anche la corsa rosa potrebbe aspirare a una consacrazione in loco, resa immortale dall’intitolazione di una collina di queste lande.
Tornati a Horsens il gruppo s’innesterà sul circuito finale, del quale sarà percorsa la fase centrale prima di lasciarsi alle spalle la città e proseguire verso nord-est, in direzione di Odder, comune che oggi è divenuto una sorta di città satellite della non lontana Århus, la seconda città per popolazione della nazione e il principale centro della Danimarca continentale, conosciuta per il suo porto e la sua università. Un tempo i giovani che la frequentavano venivano spesso a Odder, poiché negli anni ‘80 qui si trovava l’Edelweiss, la più grande discoteca della nazione, oggi trasformata in un ristorante. Rimanendo su tematiche musicali, da lì a una trentina di chilometri la sinfonia sarà destinata a cambiare, anche se le note non saranno affatto dolenti. Poco oltre metà tappa, infatti, si andrà ad affrontare l’ascesa, di una facilità disarmante (un passaggio più da traguardo volante che da GPM), che condurrà i “girini” ai piedi dell’Ejer Bavnehøj, la terza per altitudine delle elevazioni danesi (170,3 metri), sulla cui cima svetta una torre alta 13 metri costruita dopo la prima guerra mondiale per celebrare la riunificazione dello Jutland al resto della nazione. La vera e propria “Cima Coppi” è, invece, “artificiale” e si trova lì nei pressi, costituita dall’Yding Skovhøj, colle che raggiunge i 172 metri grazie al lavoro dell’uomo dell’età del bronzo, che ne “modellò” la cima trasformandola nel tumulo, tuttora esistente, che gli ha involontariamente permesso di battere il precedente record, detenuto dal Møllehøj (170,8 metri).
Superato quest’ostacolo il gruppo avrà dinnanzi ancora 86 Km di strada da percorrere prima di mettere fine alla parentesi danese del Giro 2012. Fino al primo passaggio dal traguardo, una quarantina di chilometri più avanti, il tracciato si presenterà pigramente vallonato, poi si farà decisamente più scorrevole nelle tre tornate da 14,3 Km cadauna. Il finale non sarà comunque del tutto scevro da insidie poiché, oltre al passaggio dall’area portuale, a circa 6 Km dalla meta dovrà essere superato da un minuscolo e facile strappo, seguito da un falsopiano lievemente ascendente lungo quasi un chilometro. In occasioni normali queste sono “quisquilie” e “pinzillacchere”, per usare una terminologia cinematografica cara al grande Totoò, ma nel finale di una tappa comunque dispendiosa ed esigente, per giunta sigillata da un circuito nel quale inevitabilmente si andrà ancor di più a tutta, queste difficoltà potrebbero rimanere nelle gambe e renderle legnose al momento della volata.
Mauro Facoltosi
FOTOGALLERY
Foto copertina: la bandiera danese svetta sull’alto dell’Ejer Bavnehøj
(www.denstoredanske.dk)