HERNING (linea) – IL GIRO SALE AL SUO “CAPO NORD”
La scalata al Capo Nord non sarà impresa ardua, ma a qualcuno potrà rimanere indigesta. A mandar di traverso una giornata facilissima sotto l’aspetto altimetrico potrebbe essere il vento, presenza quasi costante nelle terre danesi. Il rischio di fratture sarà elevato e non solo nel lungo tratto marittimo di questa prima frazione. L’arrivo allo sprint rimane l’ipotesi più probabile, ma arrivarci non sarà facile.
Così a nord non si era mai arrivati, in nessuna delle grandi corse a tappe del panorama ciclistico. Finora chi aveva osato di più era stato il Tour che nel 1998, l’anno della doppietta di Pantani, si era spinto sino a Dublino. Mezzo gradino sotto, questione di qualche grado di latitudine, si era piazzata la corsa rosa quando, nel 2002, aveva individuato nell’olandese Groningen la sede di partenza della prima edizione vinta da Savoldelli. Distacco più deciso per la Vuelta che per lo start dell’edizione vinta da Valverde (2009) si era fermata ad Assen, sempre nei Paesi Bassi. Ma quest’anno, con un deciso scatto verso l’alto, il Giro sorpasserà la Grande Boucle raggiungendo un vertice che si annuncia difficilmente battibile, forse nemmeno quando i capi del Tour prenderanno in considerazione, per un ipotetico Grand Départ, la candidatura di Edimburgo. Prendiamola come una sorta di piccola rivalsa contro la supremazia del Tour, anche se non sarà la prima volta che il Giro “bagnerà il naso” alla corsa transalpina: siamo stati i primi a proporre le crono e gli arrivi in salita all’interno della corsa e avremmo avuto anche lo “ius primae noctis” sul prologo se Torriani non fosse stato costretto ad annullare, causa una manifestazione di piazza, quello che aveva predisposto come atto d’apertura dell’edizione 1967.
Il raggiungimento del “Capo Nord” del Giro d’Italia non sarà l’unica emozione che riserverà una tappa abbastanza scevra da ebbrezze, almeno sulla carta. Alla pressoché totale mancanza di salite – si affronterà solo un modestissimo GPM di 4a categoria, di una facilità tale che forse non ispirerebbe nemmeno gli organizzatori del Tour – faranno da rovescio della medaglia i quasi 40 Km che il gruppo trascorrerà sulle rive del Mare del Nord. Poco importa che quel tratto sarà percorso nella prima metà tappa poiché, se si dovesse verificare una o più fratture nel gruppo a causa di ventaglio e davanti andassero a tutta, questa tappa potrebbe per molti rivelarsi fatale e, addirittura, far naufragare le speranze di vittoria finale per qualcuno. Che col vento non si scherza lo dimostra il fresco ricordo della tappa della Grande-Motte disputata al Tour del 2009, quando gli inseguitori non riuscirono – nonostante le dritte e filanti strade della Camargue – ad annullare il vantaggio di 40” acquisito dagli attaccanti, tra i quali figurava Lance Armstrong.
L’azzurro del mare, in questa prima frazione in linea, i “girini” non lo incontreranno subito, ma dopo aver affrontato una quarantina di chilometri immersi in un verde quasi incontrastato. Rarissimi i centri abitati perché una caratteristica della Danimarca è quella di presentare la pianura punteggiata di piccoli borghi rurali ben distanti tra loro, alcuni di dimensioni considerevoli ma oramai privi d’autonomia. Nel 2007, infatti, una riforma amministrativa dei municipi danesi ha ridotto il loro numero complessivo da 271 a 98, accorpando quelli più “piccoli” come Videbæk (che comunque conta più di 12000 abitanti), la prima località dopo Herning segnalata sull’altimetria ufficiale, che con altri quattro centri è andato a formare un nuovo municipio il cui capoluogo è l’importante porto peschereccio di Ringkøbing. Le acque che, qui giunto, il gruppo lambirà per prime non saranno ancora quelle del mare aperto ma quelle di un vasto fiordo, più simile a una laguna per l’assenza delle montagne tutto attorno. Il tratto costiero inizierà dopo la località di Søndervig e si rivelerà come una sorta di processione tra le acque perché strada facendo si avranno a sinistra il mare e sul lato “a terra” altri tre grossi fiordi e diversi laghetti minori, che in danese si chiamano semplicemente “sø”. Curiosamente il mare non lo si vedrà mai, celato alla vista da diverse catene di dune ricoperte dalla vegetazione che non sempre riescono a impedire alla violenza dei venti di spazzare la strada e che talvolta, come nel caso delle “Husby Klit”, sono talmente estese da costringere la strada ad addentrarsi per diversi chilometri nell’entroterra prima di tornare in vista del litorale.
Dopo il vasto fiordo di Nissum si abbandoneranno definitivamente le coste del Mare del Nord per puntare in direzione della cittadina di Lemvig, paese natale di Jeans Christian Skou, premio Nobel per la chimica nel 1997. Anziché entrare subito in questo centro, si andrà a compiere una specie di circuito di una decina di chilometri nel corso del quale, girando attorno al piccolo lago Horn, si raggiungerà nei pressi della località di Underbjerg il “Capo Nord” del Giro. Tornati a Lemvig, verrà il momento di affrontare la prima salita ufficiale del Giro 2012, l’Østerbjerg. Acquarone e soci sono andati a cercarsela con il lanternino questa modestissima asperità, che “svetta” a soli 48 metri di quota, non arriva al chilometro di lunghezza per circa 200 metri e si presenta inclinata al 5,5%, concedendosi un esborso massimo del 7,4%. Non farà paura a nessuno e nemmeno i velocisti la temeranno, piazzata com’è a quasi 90 Km dalla conclusione. Addirittura, potrebbe anche essere uno di loro a transitare per primo sotto lo striscione del Gran Premio della Montagna, andando così a indossare la prima maglia verde.
Da qui in avanti grossissime difficoltà non dovrebbero incontrarsene più, anche se un tratto meritevole d’attenzione si affronterà in vista del centro di Struer, preceduto dal passaggio sull’istmo che spartisce le acque dolci del lago Kilen da quelle delle salmastre del golfo di Venø, 300 metri appena di strada ma si sa che, per creare una frattura, basta un amen.
Prendendo ora con decisione a puntare su Herning il tracciato della prima frazione si porterà nell’importante cittadina di Holstebro, centro che vanta un’antica tradizione commerciale e presenta un aspetto moderno, grazie anche alle numerose opere d’arte contemporanea che lo abbelliscono: la più conosciuta tra queste, la statua della “Donna sul carro”, ha firma apparentemente italiana ma l’autore, Alberto Giacometti, è in realtà uno scultore originario della Val Bregaglia, una delle vallate d’idioma italiano del Canton Grigioni. Chi, invece, fosse alla ricerca di una pagina artistica “classica” e al contempo rilevante, dovrà ora abbandonare il percorso di gara e portarsi a Vinderup, compiendo una digressione di una quarantina di chilometri che permetterà di visitare il parco naturale Hjerl Hede (con interessante museo all’aperto) e, soprattutto, la chiesa romanica di Sahl che conserva un pregevole altare d’oro.
Dopo Holstebro il tracciato abbandonerà la strada più diretta per Herning, seguendo un itinerario più defilato tra le campagne, toccando i centri di Sørvad e Vildbjerg, presso il quale da oltre 30 anni si svolge la “Vildbjerg Cup”, torneo di calcio giovanile di caratura internazionale. Sfiorato un altro degli innumerevoli laghetti danesi il gruppo entrerà in Herning tagliando, di lì a breve, la stessa linea d’arrivo della cronometro. I velocisti avranno già avuto tutto il tempo di prendere le misure del rettilineo, ma potranno ancora studiarselo a puntino perché la tappa non sarà ancora finita. Infatti, una tornata di una dozzina di pianeggianti chilometri farà calare il sipario sul primo atto del Giro 2012.
Mauro Facoltosi
FOTOGALLERY
Foto copertina: le dune delle Husby Klit nasconderanno ai “girini” la vista del Mare del Nord (panoramio)