DALLA CHICANE SBUCA IL COLUMBIA DI SCORTA
Greg Henderson, inizialmente incaricato di tirare la volata al compagno di squadra Andre Greipel, vince la 3a tappa della Vuelta 2009, 189,7 km da Zutphen a Venlo, precedendo nettamente Bozic e Freire. Solo 6° Boonen, addirittura rispettivamente 11° e 13° Farrar e Bennati. Henderson sale anche al 2° posto in classifica generale, a 6’’ da Cancellara. Domani tappa nervosa, con arrivo a Liegi.
Sta prendendo un indirizzo piuttosto anarchico la Vuelta 2009, dopo che nella prima giornata di gara, nel prologo di Assen, il pronostico era stato pienamente rispettato, con un Fabian Cancellara dominatore assoluto e primo leader del terzo Grande Giro della stagione. Ieri, anche a causa di un parziale deragliamento del treno del Team Columbia, che aveva lanciato la volata ad una velocità troppo bassa, la volata di Emmen era stato quanto mai caotica, con Ciolek, vincitore piuttosto a sorpresa, che era riuscito a prevalere sugli outsider Sabatini e Hammond. Oggi, sul traguardo di Venlo, si è andati oltre. Ad alzare le braccia è stato Greg Henderson, corridore di quasi 33 anni, che, un po’ come Sabatini ieri, si era gettato nella mischia con l’idea di lanciare un più quotato compagno di squadra (Andre Greipel), salvo poi trovarsi a giocare, facendolo benissimo, le proprie carte. Alle sue spalle si è piazzato Borut Bozic, 29enne sloveno, forse la vera rivelazione della stagione a livello di sprint (per lui già tre tappe al Giro del Belgio, una al Giro di Polonia e una al Giro del Limosino), ma partito stamane non proprio con i galloni di favorito. Terzo, nonché primo dei nomi di grido, è stato Oscar Freire, che sente aria di Mondiale e inizia ad entrare in forma (anche se il percorso di Mendrisio pare decisamente fuori dalla sua portata), ma è ancora distante dal top.
Lo sviluppo della tappa, al pari di quanto accaduto ieri, è stato molto lineare e prevedibile, con gli olandesi Boom e Hoogerland e lo spagnolo Rosendo a recitare il ruolo di protagonisti, con l’iberico che è stato l’ultimo ad alzare bandiera bianca, venendo raggiunto a 12 km dal traguardo. Dopo il ricongiungimento, l’attesa dello sprint è vissuta sulla consueta battaglia dei treni, con Garmin, Quick Step e Columbia a contendersi la testa del plotone. Gli uomini di Greipel parevano averla spuntata anche oggi, e questa volta i tempi sembravano quelli giusti, ma dove non sono arrivati gli errori dell’ex High Road sono arrivati gli organizzatori, che hanno piazzato all’ultimo chilometro una chicane più da circuito di Formula 1 che da finale di corsa ciclistica.
La variante sul percorso ha scombussolato i piani dei Columbia, che hanno perso la testa del gruppo a vantaggio del trenino VacanSoleil, rimasto nella penombra fino ad allora, ma poi puntualissimo nel lanciare in testa Borut Bozic. Alle spalle degli uomini dello sloveno, le squadre si erano disgregate, e, soprattutto, Greipel, altrimenti in posizione ideale, aveva perso la ruota di Henderson, ultimo uomo desginato. Il neozelandese, con grande prontezza, di testa e di gambe, ha però rimediato prontamente all’inconveniente (nell’ottica della squadra; magari Greipel la penserà diversamente), accodandosi a Bozic, dal canto suo partito un po’ troppo lungo, per poi saltarlo secco e precederlo sulla linea di oltre una bicicletta. Le rimonte di Freire e Greipel si sono fermate rispettivamente al 3° e al 4° posto, ben distanti dal kiwi. Ancora deludenti i tre favoriti della vigilia, Boonen, Farrar e Bennati, relegati rispettivamente al 6°, all’11° e al 13° posto, risultati probabilmente dovuti in gran parte all’atipicità delle due volate sin qui disputate.
Per Greg Henderson, atleta, come detto, ormai in non più verdissima età , si tratta della prima vittoria in un Grande Giro in carriera, nonché dell’affermazione più prestigiosa della sua carriera su strada. Nel palmares del neozelandese, fino ad oggi, spiccavano infatti soprattutto i successi su pista (oro nello scratch nel 2004 e nella corsa a punti ai Giochi del Commonwealth nel 2002, più una miriade di titoli nazionali), mentre su strada non si andava al di là di due tappe al Giro della Georgia, una alla Vuelta a Murcia e una alla Vuelta a Catalunya, oltre alla Clasica de Almeria di quest’anno. È probabile che da domani Henderson torni ad essere l’ultimo uomo (o penultimo, visto che ieri il ruolo di apripista era spettato a Sieberg) di Greipel, ma la prontezza e la potenza con cui ha colto un’occasione che forse mai gli ricapiterà in carriera sono assolutamente da rimarcare.
I 20’’ di abbuono che il kiwi ha intascato gli hanno peraltro consentito di issarsi dal 27° al 2° posto in classifica, a 6’’ da Cancellara, scalzando Gerald Ciolek, oggi disperso nei meandri del gruppo e 19° al traguardo. La seconda delusione consecutiva è costata a Farrar, Boonen e Bennati anche la possibilità di vestire la maglia amarillo, a sorpresa rimasta sulle spalle di Cancellara dopo due volate come quelle di ieri e oggi, che mettevano in palio complessivamente 40’’ di abbuono. A questo punto, i tre (più Ciolek, cui oggi sarebbe bastato un 3° posto per portarsi in vetta alla generale) corrono seriamente il rischio di veder sfumare definitivamente la leadership. Domani, infatti, i biliardi olandesi (a dire il vero, oggi si percorrevano anche 27 km in territorio tedesco) lasceranno spazio alle cotes delle Ardenne, che animeranno la Venlo – Liegi (225,5 km), e, prima del riposo, potrebbero già fornire qualche piccolo segnale circa le condizioni di forma dei favoriti. Difficile pensare che qualche big possa muoversi sul Saint-Nicolas, salita probabilmente troppo breve per costruire distacchi che possano durare fino al traguardo di Liegi, distante 13 km, ma sufficiente a tagliar fuori i velocisti con minor tenuta in salita. Chissà che l’aria delle Ardenne – la buttiamo lì – non faccia venire alla mente di Damiano Cunego qualche sensazione già vissuta, spronandolo magari a provarci nel finale, o a gettarsi in quello che sarà verosimilmente uno sprint a ranghi ridotti. Damiano sa di dover lanciare un segnale in ottica iridata; quella di domani potrebbe essere la giornata giusta.
Matteo Novarini