COME UN COLPO DI CANNONE

settembre 28, 2011
Categoria: Approfondimenti

E’ stata, ovviamente, la nazionale del campione del mondo Cavendish la migliore formazione vista domenica scorsa sul circuito danese. Un risultato pieno e con lode, dunque, anche se non paragonabile al successo di squadra che premiò Cipollini nel 2002 a Zolder.

Foto copertina: la gioia dei britannici dopo il traguardo di Rudersdal (foto Bettini)

Gran Bretagna: come l’Italia fu assoluta dominatrice dei Mondiali del 2002 svoltesi a Zolder così la selezione britannica lo è stata di questo Campionato del Mondo di Copenhagen. Tante le analogie con l’edizione che vide vittorioso Mario Cipollini, prima fra tutte il tracciato pressoché interamente pianeggiante. Almeno due sono, tuttavia, le differenze che si possono rilevare. La prima riguarda il numero degli atleti che potettero aiutare Cipollini nella conquista del titolo iridato, ben undici passistoni supportarono magnificamente l’ormai vecchio Re Leone a differenza dei sette su cui ha potuto contare Cavendish. La seconda differenza è direttamente collegata alla prima poiché il minor numero di gregari a disposizione di Cannonball ha fatto sì che la volata finale non sia stata lanciata ma individuale, dal momento che i britannici, al termine di una gara condotta ad alta velocità per 260 km e quasi senza il sostegno delle altre nazionali, non hanno ovviamente avuto le energie per lanciare adeguatamente il loro capitano. E qui è entrata in gioco l’esperienza accumulata dal campione britannico negli anni trascorsi da dominatore assoluto su pista, grazie alla quale ha affinato il colpo d’occhio e la capacità di districarsi anche negli sprint più caotici, come quello del Mondiale di quest’anno. Infatti, proprio come una palla sparata da un cannone, è uscito dalla ruota di Goss e ha conquistato la vittoria, per ora, più importante della carriera. È necessario scrivere “per ora” perché l’anno prossimo si svolgeranno, proprio a casa del britannico, le Olimpiadi, su di un tracciato altrettanto favorevole ai velocisti come quello di Copenhagen. Voto: 10 e lode

Australia: tutta la squadra, e in particolare Clarke (voto: 8 ), è stata a totale disposizione di Matthew Goss (voto: 6) il quale, però, si è lasciato sfuggire l’occasione della vita. Il vincitore della Milano-Sanremo di quest’anno, infatti, ha commesso due errori gravissimi in volata. Il primo è stato quello di non accogersi che alle sue spalle si trovava l’avversario più temibile, cioè Cavendish, il secondo quello di aver lasciato aperto un varco, sulla destra, tra sé e le transenne, spazio che ha saputo sfruttare magistralmente lo sprinter inglese. Una volta superato dal britannico, tuttavia, è stato capace di rimontarlo sin sul traguardo, segno, questo, di freschezza atletica. L’impressione è che il buon Goss fosse il più potente sul traguardo, superiore persino a Cannonball. Quindi si tratta di una maglia iridata sfumata a causa di un errore dilettantesco imperdonabile. Voto: 8

Germania: il punto di forza di questa nazionale era rappresentato dal fatto di poter contare sull’apporto di ben tre velocisti fortissimi: Greipel, Degenkolb e Kittel. Punto di forza che si è trasformato in punto di debolezza quando, a metà gara, una caduta ha messo fuori gioco Martin e Grabsch, due vagoni fondamentali dell’ipotetico treno che avrebbe dovuto formarsi nei momenti conclusivi della corsa. Così Greipel, capitano della squadra tedesca, si è trovato costretto a sprintare senza l’aiuto imprescindibile dei due atleti sopraccitati, dato che Degenkolb e Kittel sono due ottimi velocisti ma non sono evidentemente capaci di svolgere il compito di, rispettivamente, penultimo e ultimo uomo nelle volate. Una medaglia che comunque, al di là degli incidenti di percorso, difficilmente avrebbe potuto essere costituita dal metallo più prezioso. La conquista del bronzo sembra un riconoscimento adeguato per la squadra tedesca. Voto: 8

Italia: “… e qui incominciano le dolenti note…” così scriverebbe Dante se si trovasse nella condizione di dover commentare la gara degli azzurri. Al di là della citazione, comunque, bisogna ammettere che non tutta la spedizione italiana si è comportata in modo deplorevole. Luca Paolini (voto: 8 ), tanto criticato nei vari forum di ciclismo perché accusato di essere stato chiamato in nazionale non per meriti propri ma per l’amicizia che lo lega con il commissario tecnico, tanto per fare un nome, si è comportato splendidamente. Così come hanno corso bene Gavazzi e Visconti (voto al duo: 7), veri e propri agitatori della gara iridata. Il reparto addetto alla più che prevedibile volata finale, invece, è da strigliare nella maniera più assoluta poiché sono stati assolutamente inconsistenti. Così ci siamo ritrovati con il 14º posto di Bennati come miglior piazzamento e l’ennesima magra figura da archiviare in questa annata davvero poco generosa per il ciclismo nostrano. Non credo che si possa rimproverare niente dal punto di vista tecnico al nostro cittì, semmai poteva risparmiarsi le dichiarazioni del dopo corsa. Piuttosto, sono convinto che questo misero risultato fotografi fedelmente lo stato comatoso in cui versa il ciclismo italiano, specie per quanto riguarda la partecipazione alle Classiche, da qualche anno a questa parte. Voto: 4,5

Spagna: grazie all’inserimento di Lastras nella fuga del mattino hanno potuto adottare l’ormai solita tecnica attendista. Così sono arrivati alla volata finale, sprint che ha visto, udite e udite, Freire sbagliare clamorosamente posizione. Si trovava infatti già in seconda posizione quando al traguardo mancavano ancora 800 m. Forse la smania di conquistare il quarto titolo mondiale ha giocato un brutto scherzo allo spagnolo che ha concluso la prova con un anonimo nono posto. Voto: 5

Francia, Olanda: non potendo contare sulla presenza di un forte velocista hanno tentato in tutti i modi di movimentare la corsa. Scatti e controscatti di queste due nazionali hanno contribuito a rendere il percorso un po’ meno noioso. Di questo ne siamo grati. Voto: 7

Belgio: come Francia e Olanda anche questa nazionale ha provato in tutti i modi a rendere dura la corsa per favorire un eventuale attacco del capitano Gilbert che purtroppo ha deluso le aspettative della vigilia. In realtà quel tracciato non ha offerto la possibilità di fare la differenza sperata e così il vallone, nonostante abbia partecipato con convinzione alla volata, si è dovuto accontentare di un posto lontano in classifica. Voto: 5

Norvegia: la caduta di Hushovd non si può solo imputare alla sfortuna ma, piuttosto, ad un errore di distrazione da parte del norvegese il quale, proprio per il fatto di non poter contare sull’aiuto di molti compagni, avrebbe dovuto raddoppiare l’attenzione in corsa, non lasciando mai le prime venti posizioni del gruppo. Invece così non è avvenuto. La palla è così passata al compagno più quotato, Boasson Hagen che però, pur essendo evidentemente in condizione, non è andato al di là di un ottavo posto finale. Voto: 5,5

Svizzera: questa nazionale si identifica totalmente con Cancellara, vero faro della squadra elvetica da ormai parecchio tempo. Le vertiginose velocità raggiunte nel finale, però, hanno impedito anche a un finisseur di razza di poter tentare l’allungo. Tuttavia, non si perde d’animo e si butta nella volata con rabbia e potenza cogliendo un ottimo quarto posto. Si può consolare con il bronzo nella prova a cronometro. Voto: 8

Stati Uniti: aiutano solo in minima parte la Gran Bretagna a tenere cucita la corsa, ma poi Farrar rimbalza indietro sulla rampa al 5-6% che porta all’arrivo. Peccato. Voto: 5

Slovacchia: dopo i numerosi successi raccolti nel finale di stagione, era lecito pensare che il leader indiscusso della squadra, Sagan, fosse considerato uno dei favoriti per il Campionato del Mondo. Forse si è preteso un po’ troppo da questo giovanissimo ragazzo che, seppur talentuoso, deve ancora acquisire il fondo necessario per far sua una Grande Classica. Il tempo non gli manca. Voto: S. V.

Francesco Gandolfi

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