ANTON PROFETA IN PATRIA
Il corridore della Euskaltel si impone a Bilbao nel giorno del ritorno della Vuelta nei Paesi Baschi grazie ad una lunga fuga. Ultimo ad arrendersi Marzio Bruseghin, secondo al traguardo. Poco convinto l’atteso attacco di Chris Froome, che non mette in discussione la leadership di Cobo, sempre al comando per 13’’. Domani le ultime salite, molto distanti però dal traguardo di Vitoria.
Foto copertina: Igor Anton grida la sua gioia al termine della 19a tappa (foto Jaime Reina)
È un tripudio arancione ad accogliere sul traguardo di Bilbao il trionfo di Igor Anton, leader basco di una squadra basca nel giorno del ritorno della Vuelta nei Paesi Baschi, 33 anni dopo l’ultima visita. Una vittoria fortemente voluta e cercata sin dal mattino, quando i padroni di casa sono riusciti ad inserire in fuga, oltre all’eroe dello Zoncolan 2011, il preziosissimo Gorka Verdugo, in compagnia di Marzio Bruseghin e Aleksandr Dyachenko. Proprio il meno blasonato dei due Euskaltel si è sobbarcato larga parte del lavoro, consentendo al quartetto di testa di approcciare il primo passaggio sull’Alto del Vivero con oltre 4’ di vantaggio nei confronti di un plotone guidato dagli uomini del Team Sky.
Proprio questi ultimi, con Thomas Lovkvist in particolare, hanno provveduto a scremare significativamente il gruppo, ridottosi ad una trentina di unità , e riportatosi, in corrispondenza del GPM, a 2’ e mezzo dai primi, tra i quali Bruseghin si segnalava per una fin eccessiva generosità .
Generosità pagata a carissimo prezzo in occasione del secondo passaggio, allorché, all’imbocco della salita, Anton ha innestato la sua progressione, dopo che già Dyachenko – talmente stremato da perdere contatto su uno zampellotto – e Verdugo – lasciatosi sfilare sulle prime rampe – erano usciti dai giochi. Pur non mollando mai del tutto, il 3° classificato del Giro 2008 ha lasciato per strada secondi chilometro dopo chilometro, non riuscendo a riavvicinarsi allo scatenato iberico neppure nel tratto pianeggiante conclusivo, sulla carta più adatto alle caratteristiche del nostro portacolori.
Oltre alla esagerata baldanza di Bruseghin, a garantire ad Anton il suo giorno di gloria hanno provveduto poi gli uomini del gruppo, riportatisi ad appena 1’ e mezzo nel tratto pianeggiante tra le due ascese, sotto l’impulso di un infaticabile Lovkivst, ma poi incapaci di trovare la collaborazione necessaria per dare seguito agli sforzi dello svedese, a dispetto della presenza di alcuni elementi spendibili superstiti. E anche durante la scalata, solamente dopo che atleti quali Rodriguez, Rohregger, Perget, Sorensen, Txurruka e Marzano avevano avuto modo di avvantaggiarsi è iniziato il forcing – ad onor del vero non propriamente irresistibile – di Bradley Wiggins, volto a lanciare l’attesa offensiva di Froome.
L’attacco del 2° della generale si è però fatto attendere più del previsto (e forse del dovuto), ed è per di più arrivato in uno dei tratti più agevoli dell’ascesa. Cobo non ha così avuto difficoltà a rintuzzare l’azione dell’unico serio avversario rimasto, costringendo il Team Sky, che avrebbe probabilmente potuto gestire meglio i due corridori ancora in altissima classifica (sempre 3° Wiggins, davanti ad un Mollema che quest’oggi non ha neppure provato a colmare i 22’’ che lo separano dal podio). Nemmeno gli 8’’ di abbuono riservati al 3° classificato hanno potuto alterare le distanze tra i primi due della generale, giacché Chris Anker Sorensen ha resistito al ritorno del gruppo nei pochi chilometri pianeggianti finali, venendo però agguantato nei metri finali dai contrattaccanti Zubeldia e Nerz, con quest’ultimo capace di bruciare sul traguardo il più esperto spagnolo per il gradino più basso del podio.
L’ultima chance a disposizione di Froome per dare l’assalto al primato di Cobo è dunque rappresentata dalla frazione di domani, che porterà i corridori da Bilbao a Vitoria, attraverso 185 km e quattro GPM, concentrati però nei primi tre quarti di gara. L’ultima e più impegnativa asperità , il Puerto de Urkiola, terminerà infatti a 47 km dal traguardo, la quasi totalità dei quali in pianura. L’unica carta a disposizione del britannico e della sua formazione potrebbe essere quella di anticipare l’ascesa e giocare d’anticipo, correndo però il rischio di compromettere un risultato su cui non molti avrebbero scommesso tre settimane fa. Più facile pensare che ad azzardare sia qualcuno dei grandi delusi della corsa, da Nibali a Rodriguez, passando per Van den Broeck. Alla capacità di sfruttare uno di questi eventuali treni potrebbero essere legate le ultime speranze britanniche di spodestare l’attuale capoclassifica.
Matteo Novarini