LA CLASSIFICA SI ACCORCIA ANCORA: NIBALI A 4’’ DALLA ROSSA. TAPPA AD ALBASINI.
Michael Albasini vince a Ponferrada la prima e meno selettiva tappa del trittico di montagna destinato a decidere buona parte della Vuelta, precedendo Eros Capecchi e Daniel Moreno. Un traguardo volante dopo 27 km regala a Vincenzo Nibali 6’’ di abbuono, consentendo al siciliano di portarsi ad appena 4’’ dalla maglia rossa. Domani traguardo in quota a La Farrapona, alla vigilia dell’Angliru.
Foto copertina: Michael Albasini alza le braccia dopo lo sprint vittorioso di Ponferrada (foto Roberto Bettini)
Si è risolta alla fine in un sostanziale nulla di fatto il primo atto del trittico montano che dovrebbe stabilire in larga parte la classifica finale della Vuelta 2011. A dispetto di un inizio pirotecnico, che ha visto subito muoversi in prima persona uomini di altissima classifica, entrati a far parte di un maxi-tentativo di una trentina di corridori, la breve ma nervosissima frazione di Ponferrada ha infatti regalato gloria ad una fuga di ventisei uomini, strada facendo divenuti ventotto e poi ridottisi a diciannove, tra i quali figuravano al più alcuni outsider, che non dovrebbero fare troppa paura in vista degli arrivi in quota di domani e domenica.
La principale traccia lasciata dalla bagarre delle battute iniziali è costituita dai 6’’ rosicchiati da Vincenzo Nibali al traguardo volante di Becerrea, con i quali il siciliano si è quasi totalmente rifatto degli otto sottrattigli da Valerio Agnoli a Cordoba. Nulla di straordinario, ma abbastanza – in una Vuelta dalla classifica corta come se non se ne ricordano, passata la metà di una corsa di tre settimane – per scalare due posizioni in graduatoria, issandosi dal 4° al 2° posto, ad appena 4’’ da Bradley Wiggins.
Esauriti i fuochi d’artificio iniziali, la gara si è incanalata su binari più preventivabili, benché la presenza tra i ventisei componenti dell’azione buona di uomini di medio-alta classifica quali Moreno, Roche e Sorensen abbia obbligato il plotone a mantenere sempre gli attaccanti ad una distanza di sicurezza. Neppure la successiva fuoriuscita dal gruppo del duo Euskaltel Anton – Nieve, in grado di ricucire i 2’ circa di gap da Zaugg, Lopez Garcia, Madrazo, Bakelants, Kaisen, Gasparotto, Petrov, De Maar, Seeldrayers, Le Lay, Oliveira, Palomares, Bagot, Moncoutié, Txurruka, Verdugo, Nerz, Capecchi, Blanco, De La Fuente, Sastre, Albasini e Losada e dai tre sopracitati, è servita a far muovere nuovamente i favoriti, che hanno optato per una condotta attendista anche sul temuto Puerto de Ancares.
Salita, quest’ultima, che probabilmente non merita la definizione di “Mortirolo di Spagna” indebitamente attribuitale da alcuni, ma che certamente, se posta ad una distanza meno disincentivante dal traguardo, avrebbe potuto stuzzicare offensive di un peso diverso rispetto a quelle di Pardilla e Bonnafond prima e di Kohler poi. Solamente Joaquim Rodriguez, con un timido allungo ad un paio di chilometri dalla vetta, e Juan José Cobo, autore di un forcing dallo scopo poco chiaro in vista del GPM, hanno provato a scuotere un gruppo per il resto placidamente adeguatosi al tutt’altro che forsennato ritmo proposto dagli uomini Sky.
Qualche sussulto in più lo ha riservato la successiva discesa, lungo la quale Nibali, Kessiakoff, Fuglsang e Mollema – tutti con distacchi compresi tra i nove e i trentasei secondi dal leader – hanno guadagnato una ventina di secondi sulla maglia rossa, andando a ricongiungersi con i corridori evasi sull’Ancares e con qualche ex fuggitivo, staccatosi sulla salita. Non è però servita più di una manciata di chilometri agli uomini del capoclassifica per rintuzzare il tentativo, mettendo definitivamente in cassaforte la permanenza in rosso di Wiggins per almeno altre ventiquattro ore.
I restanti 40 km e spiccioli sono così vissuti sulla poco esaltante sfida a distanza tra i diciannove uomini rimasti al comando e un plotone significativamente rinfoltitosi, che non ha comunque mai messo seriamente a repentaglio la buona riuscita del tentativo (1’33’’ il ritardo al traguardo).
A dispetto di qualche scaramuccia nelle battute conclusive, il drappello di testa si è presentato compatto all’ultimo chilometro, con Eros Capecchi apparso in posizione ideale per porre fine al digiuno di vittorie nei GT che dura ormai per i colori italiani dal successo di Paolo Tiralongo a Macugnaga all’ultimo Giro d’Italia. A strozzare però l’urlo di gioia dell’umbro ha però provveduto Michael Albasini, tra i più attivi come stopper nei chilometri precedenti, ma ancora con la forza necessaria per lanciare una lunga volata e tenere la concorrenza ad almeno una bicicletta di distanza.
Da domani, Capecchi e i suoi compagni dovranno verosimilmente abbandonare ogni ambizione personale e mettersi a completa disposizione di Vincenzo Nibali, che si giocherà in questo fine settimana una buona fetta delle sue speranze di bis in terra spagnola. La generale, con quattro uomini in 9’’ e altri due entro i 36’’, obbliga alla massima prudenza noi in sede di pronostico, e i corridori al momento di muoversi. L’impressione è infatti che a spostare gli equilibri possa bastare un’inezia: uno scatto, qualche abbuono in più rispetto ai rivali, un’azione avventata, una pur breve fase di appannamento. In quest’ottica, anche 6’’ guadagnati ad un traguardo volante dopo 27 km potrebbero tornare molto utili.
Matteo Novarini