SAGAN DI PREPOTENZA, KESSIAKOFF E NIBALI AVANZANO
A differenza che nella tappa di Cordoba quando il suo successo fu propiziato da un’azione di squadra l’astro nascente slovacco fa tutto da solo e sul traguardo di Pontevedra brucia Degenkolb, Bennati e Petacchi, mentre lo svedese e il siciliano approfittano di un buco nel gruppo creatosi nel convulso finale per guadagnare rispettivamente 5” e 4” sul duo Sky Wiggins e Froome; meglio ancora fa Mollema che grazie a un abbuono a uno sprint intermedio ne guadagna 11.
Foto copertina: una volata che sembra abbracciare tutto il gruppo quella di Sagan a Pontevedra (foto AFP)
Giornata di relativa calma alla Vuelta in attesa delle tappe che nei prossimi giorni dovrebbero sconvolgere la classifica generale; la 12a tappa, 167,3 km da Ponteaeras a Pontevedra, era infatti sulla carta una delle poche in questa edizione della corsa iberica dedicate alle ruote veloci, malgrado un finale nervoso e uno strappetto tra i 1300 e i 700 metri dalla conclusione, che per certi versi ricorda quello che i corridori troveranno a Copenhagen in occasione degli imminenti Mondiali. Dopo soli 7 km dalla partenza era in programma uno sprint intermedio e Mollema (Rabobank), alla vigilia 6° in classifica generale a 47” dalla maglia rossa Wiggins (Sky), ne ha approfittato per passare per primo e guadagnare 6” di abbuono: subito dopo ha preso il via la fuga di giornata con Hansen (Htc), Pidgornyy (Vacansoleil), Mate (Cofidis) e Roldan (Andalucia), che hanno acquisito fino a 9 minuti di vantaggio; non è stato comunque difficile tenere sotto controllo la fuga per la Leopard di Bennati, la Lampre di Petacchi, la Skil-Shimano di Kittel e la Garmin di Haussler, cui è stato sufficiente mettere a tirare un uomo a testa per andare a riprendere i battistrada, con Mate e Pidgornyy ultimi ad arrendersi a 5 km dalla conclusione.
I saliscendi presenti nell’avvicinamento a Pontevedra hanno provocato scaramucce nel gruppo con Gavazzi (Lampre), Marangoni (Liquigas) e Martin Velits (Htc) e successivamente Fouchard (Cofidis) e Anzà (Vacansoleil), sul cui conto ci sarebbero voci di coinvolgimento nell’inchiesta doping che ha incastrato l’ex professionista Illiano, a tentare la sortita e Kittel e Sutton (Sky), vale a dire i due vincitori negli uniche tappe per velocisti fin qui disputate, ad arrancare in coda a un gruppo nel quale Wiggins si è sempre mantenuto vigile nelle primissime posizioni attorniato dai compagni di squadra. Nell’ultimo km Htc e Leopard, con Tony Martin e Cancellara protagonisti di un bel duello antipasto di quello della crono mondiale di Copenhagen, hanno preso la testa del gruppo e sono stati i lussemburghesi ad avere la meglio, facendo sì che Bennati potesse lanciare lo sprint in testa: a differenza di quanto accaduto a Talavera de la Reina quando era partito troppo lungo l’aretino si è trovato in posizione ideale ma nulla ha potuto di fronte alla straripante potenza di Sagan (Liquigas) che è andato a conquistare il suo secondo successo in questa Vuelta e il 13° in stagione, con il solo Degenkolb (Htc) che ha provato a contrastarlo negli ultimi metri. Bennati ha chiuso sul gradino più basso del podio davanti a un Petacchi (Lampre) in crescita, ad Haedo (Saxo Bank), a Boonen (Quickstep) e a Van Avermaet (Omega Pharma).
Nell’ultimo km ci sono state diverse fratture nel gruppo che hanno fatto sì che Kessiakoff (Astana) e Mollema guadagnassero 4” su Nibali (Liquigas), 5” sulla maggioranza degli altri uomini di classifica tra cui Wiggins e Froome (Sky), 11” su Daniel Martin (Garmin) e 19” su Scarponi (Lampre) e Menchov (Geox), apparsi nuovamente spenti dopo le difficoltà palesate negli ultimi giorni: la classifica generale dunque si accorcia ulteriormente e vede Wiggins in maglia rossa con 7” su Froome, 9” su Kessiakoff, 10” su Nibali, 19” su Fuglsang e 36” su Mollema. La 13a tappa, 158,2 km da Sarria e Ponferrada, si presenta impegnativa con cinque gran premi della montagna di cui due di prima categoria, l’Alto de Folgueiras de Aigas e il Puerto de Ancares, nella parte centrale del percorso; dalla vetta dell’ultima ascesa al traguardo ci sono però 25 km di discesa e pianura e questo, unito al desiderio di risparmiare le forze per le due tappe successive che vedranno gli arrivi in salita a La Farrapona e all’Angliru, potrebbe fare in modo che i big si controllino e che a giocarsi il successo siano uomini fuori classifica ma comunque a proprio agio quando la strada inizia a salire.
Marco Salonna