WIGGINS NUOVO ROSSO, MONCOUTIE SEMPRE VERDE
Una lunga fuga premia il veterano della Cofidis, che vince in solitaria l’11a tappa, davanti a Intxausti e Luis Leon Sanchez. Regna la prudenza tra gli uomini di classifica, con pochi scatti significativi, perlopiù concentrati negli ultimi 3 km. Perde terreno Chris Froome, che cede la maglia rossa a Bradley Wiggins. Nibali ora 3°.
Foto copertina: David Moncoutié affronta l’ascesa verso Montana Manzaneda (foto lavuelta.com)
In assenza di uomini capaci di prendere in mano la corsa, e mentre la classifica generale resta corta, inducendo tutti o quasi ad un atteggiamento di attesa, l’undicesima tappa della Vuelta trova il suo eroe tra i veterani. Ad approfittare della prudenza dei favoriti e della nutrita fuga della prima ora, composta da Palomares, Jorgensen, Luis Leon Sanchez, Oroz, Txurruka, Petrov, Horrach, Reynes, Intxausti, Perez Arrieta, Montaguti, O’Grady, Paulinho, Albasini, Quinziato, Frank, Duarte, Bernabeu e Moncoutié, è stato infatti proprio quest’ultimo, il 36enne francese andato a cogliere la quarta vittoria di tappa nelle ultime quattro edizioni del GT spagnolo.
Il corridore della Cofidis ha lasciato intravedere la propria superiorità sin dalle prime rampe della lunga ma irregolare ascesa finale verso la stazione sciistica di Manzaneda, andando a rintuzzare prima l’attacco di Palomares e poi quello di Paulinho, con nel mezzo un primo allungo che già aveva costretto agli straordinari i compagni d’avventura. Ad una dozzina di chilometri dal termine, quindi, il transalpino ha rotto definitivamente gli indugi, lasciando sul posto con facilità una concorrenza che non è riuscita a limitare i danni per più di 2-3 km, vedendo quindi schizzare il divario verso il minuto. Un margine che Moncoutié ha quindi facilmente gestito fino al traguardo, con Intxausti e Sanchez costretti ad accontentarsi dei gradini più bassi del podio.
A garantire la buona riuscita dell’azione, oltre alla quantità e alla qualità degli uomini al comando, ha provveduto poi la condotta del gruppo, controllato senza particolari patemi da un Team Sky che, forte della leadership di Froome e del 3° posto di Wiggins alla partenza, non ha fatto nulla per inasprire più del dovuto la non proibitiva salita finale. Gli avversari, dal canto loro, hanno dato l’impressione di aver battezzato le frazioni di La Farrapona e dell’Angliru come quelle in cui giocarsi le proprie chance di successo, accontentandosi pertanto di qualche scaramuccia poco convinta nelle battute conclusive.
Solamente la Katusha di Purito Rodriguez ha osato qualcosa di più, lanciando in avanscoperta prima Vladimir Karpets e poi Daniel Moreno, ma senza riuscire a far davvero esplodere un gruppo che si è presentato agli ultimi 3 km – i più impegnativi – assai più folto del previsto. A sfaldarlo non sono bastati neppure gli allunghi operati in momenti diversi da Nieve, Sorensen e soprattutto da Van den Broeck, né le sfuriate di Daniel Martin e del duo Rabobank Kruijswijk – Mollema, che hanno tuttavia avuto perlomeno il merito di mettere in difficoltà gli uomini meno in palla: da Fuglsang, 2° in generale stamane, a Michele Scarponi, che dice sostanzialmente addio ad ogni residua speranza di risultato di prestigio, passando per la stessa maglia rossa, del resto già in precedenza messasi a disposizione di Wiggins. Quindici uomini si sono così presentati compatti sulla linea bianca, staccati di 3’08’’ dal vincitore, e di 7’’ da Joaquim Rodriguez, evaso a poco più di un chilometro dalla conclusione, ma non in grado di costruirsi un margine tale da rilanciare le ambizioni di classifica generale.
La maglia rossa resta alla fine in casa Sky, passando dalle spalle di Chris Froome a quelle sulla carta più solide di Bradley Wiggins. Ancora cortissima, tuttavia, la graduatoria, che vede l’ex capoclassifica ora 2° a 7’’, appena quattro in meno rispetto a Vincenzo Nibali, che a sua volta precede di un nulla Kessiakoff (4° a 14’’) e Fuglsang (5° a 19’’). Sotto il minuto anche Bauke Mollema, temibilissimo in virtù della brillantezza mostrata anche oggi in montagna, mentre fanno meno paura gli altri top 10, da Monfort a Brajkovic, passando per Cobo e Zubeldia. Da tenere ancora d’occhio Van den Broeck, 11° a 2’01’’, e Rodriguez, staccato di 2’56’’, ma apparso oggi in ripresa, nonché dotato della squadra forse più forte del lotto.
La griglia dei favoriti dovrebbe restare inalterata almeno per la giornata di domani, quando la Vuelta farà tappa a Pontevedra, per una frazione sulla carta dedicata ai velocisti. A guastare la festa agli sprinter, fughe a parte, potrebbe però provvedere una breve rampa collocata nell’ultimo chilometro, che potrebbe generare uno scompiglio in stile Playas de Orihuela, quando una brevissima contropendenza bastò a scombinare i piani di HTC e Leopard. Il tutto in attesa della tre giorni di salite che, tra venerdì e domenica, deciderà larga parte della corsa.
Matteo Novarini